ma solo perchè ho saputo che questo è stato il suo primo libro! Anche io scribacchio (per quanto accanto a questo mostro sacro mi senta come una bimba del nido), e sono consapevole del fatto che si maturi man mano che si scrive, anche se lo stile se è nella tua dotazione di base, quello lo hai già e con Philip risulta chiaro dalle prime righe. Il primo racconto mi ha coinvolta tantissimo , ho vissuto e tifato per quella bella coppia che sfidava le convenzioni sociali e le differenze di classe, degli altri racconti ho un ricordo quasi fastidioso di quello del sergente dell'esercito che deve lottare con la recluta che richiede un trattamento speciale, mentre sono rimasta letteralmente ipnotizzata dalla controversa figura di Eli: ho davvero sofferto per lui... gli altri racconti non li ricordo nemmeno un po' e questo, a due giorni dall'avere ultimato la lettura, si commenta già da sè. Beh, Philip può piacere o no, come per ogni forma di arte la comunicazione può essere in armonia con le nostre corde o farle stridere, io lo apprezzo molto ma mi lascio sempre un che di irrisolto... In soldoni? Leggetelo e ci risentiamo!
...ContinuaÈ un volume che raccoglie alcuni lavori giovanili, tra cui il primo è il racconto lungo che dà il titolo al libro. Sebbene la penna di Roth sia in "Goodbye, Columbus" molto delicata e incisiva, è la storia post-adolescenziale in sé a essere priva di interesse, per lo meno dal punto di vista di un lettore adulto. Interessante la caratterizzazione dei personaggi di contorno e vivido il tratto del pennello di Roth quando descrive le differenza tra due famiglie ebree di ceto sociale differente. Ma non ho trovato altro di rimarchevole: l'unico modo per vincere la noia di questo racconto lungo è pensare a come un altro ebreo famoso (Woody Allen) avrebbe caricato di sfumature grottesche e ridicole i membri più ortodossi e perbenisti di questo racconto... Qui non c'è sarcasmo, non c'è arguzia, non c'è cinismo, ma c'è solo una fotografia realistica di quella società.
Gli altri racconti brevi sono invece molto più godibili e rivelano tutto il genio e l'acume intellettuale di Roth. Particolarmente iconici "La conversione degli ebrei" ed "Epstein".
Non dovreste picchiarmi per Dio, mamma. Non si dovrebbe mai picchiare nessuno per Dio...
Pubblicato per la prima volta nel 1959, Goodbye, Columbus è la storia di Neil Klugman e della bella e determinata Brenda Patimkin. Lui vive in un quartiere povero di Newark, lei nel lussuoso sobborgo di Short Hills, e si incontrano durante una vacanza estiva, tuffandosi in una relazione che ha a che fare tanto con l'amore quanto con la differenza sociale e il sospetto. Il romanzo breve è accompagnato anche da cinque racconti.
Questo libro segna l’esordio di Philip Roth, appena ventiseienne. Un esordio maturo, consapevole. Nel romanzo breve, Goodbye, Columbus attraverso una storia sentimentale tra due ventenni si riflette su una serie di stereotipi e ipocrisie che stanno alla base del sostrato sociale. Si indaga sulle differenze di classe, sulle possibilità e le accessibilità dettate dal denaro, ma anche dalle differenze di fede e culturali. Nei racconti a corredo al romanzo si analizza e si affonda la critica (che permeerà ampiamente tutta la sua produzione, tanto che verrà etichettato come antisemita pur essendo ebreo) sulla cultura yiddish imbevuta di ipocrisia e che gioca sulla linea della finzione facendo credere l’unità quanto in sé racchiude un mondo di divisioni.
...ContinuaScrivere di Roth in questi giorni vuol dire perdersi in una foresta di parole e emozioni; bisogna cercare di ridursi all'essenziale, all'energia minima, al senso di assenza che è in continua formazione. Intanto, dico subito che questi racconti sono tutti bellissimi; due in particolare sono straordinari: quello che dà il titolo alla raccolta e l'ultimo, intitolato Eli, il fanatico. Già nel 1960 dopo aver pubblicato i racconti su riviste prestigiose e averli raccolti in volume, l'esordio letterario viene riconosciuto come altamente rilevante con il conferimento nel National Book Award, elogiato da Saul Bellow, incipit per una carriera arricchita di innumerevoli premi. Roth scende sotto la soglia della percezione, per parlarci di amore e passione, del brivido dei corpi che si incontrano, dell'attrito tra le differenze personali e sociali, di come spesso la tristezza sia dolce e la nostalgia imprevedibile, quando davvero si provano sentimenti autentici. E soprattutto quando si è molto giovani: vivi, vivi, vivi, non ti distrarre mai, non rinunciare a nulla, sembra suggerire l'autore. Ecco come ci parla della fine di una relazione: Feci tutto ciò che avevo fatto prima, ma ora ogni attività era come circondata da un recinto, esisteva isolatamente, e la mia vita consisteva nel saltare da un recinto all'altro. Non c'era un filo conduttore, perché Brenda era stata proprio questo”. Poi Roth racconta l'ebraismo, il dissidio tra ragione e fede, tra tradizione e modernità, ambientando le storie tra adolescenti, a scuola, nell'esercito, nello sport, nel matrimonio; critica le tensioni individuali e collettive, interroga le angosce comuni. Riesce a essere comico in modo irresistibile, senza privarci di uno sguardo umanista e tragico, anche nell'ironia e nel sarcasmo verso la morale conforme. Racconta di un ragazzo che perde la testa e sale sul tetto di una sinagoga osservando come in un cielo capovolto il rabbino, i compagni e i vigili del fuoco; descrive come un avvocato laico perda la ragione nel contatto con l'ortodossia e il sacro, narra l'infedeltà di un inguaribile romantico che spinge il desiderio fino ai limiti fisici e spirituali. Roth è artista nello scavare al di sotto delle cose e porre poi su di esse uno sguardo pieno di pathos e pietas insieme. E sempre sorride e si immedesima, senza giudizio, senza falsa ingenuità, con lo scarto di esistere e lavorare, nella felicità e nella vergogna, lottando riga dopo riga, frase per frase, immagine per immagine. Ritrae un mondo dove la ricerca del piacere è estenuante e i personaggi, indagati dentro e fuori, sono confusi per la perenne incertezza sul futuro. Trattando temi archetipici, Roth descrive un'umanità differente, magari non migliore, ma certamente aperta alla trasformazione e al suo rovesciamento.
...Continua