In Goodbye Columbus, vero esordio del leggendario Roth, abbiamo la declinazione in racconti sintetici e pregnanti della questione ebraica in tutte le sue sfaccettature.
Si comincia con la relazione post-adolescenziale di due esponenti della borghesia ebrea, uno umile e proletario proveniente da Newark, l’altra di famiglia arricchita residente a Short Hills, che nel corso di un estate consumano un amore effimero che si affievolirà una volta cominciato il college, con la distanza non solo fisica, ma soprattutto di ceto e di vedute. [Chissà se qualcosa del potente racconto di Roth ha ispirato gli sceneggiatori dei film cult anni Settanta di John Travolta (“La febbre del Sabato sera” o meglio ancora “Staying Alive”), dove il bellimbusto un po’ tamarro, proveniente da una famiglia modesta, in cui ogni membro sembra vivere straniato dagli altri, adesca la ragazza upper class vanesia e viziata.]
Ad ogni modo, nel proseguo dei racconti di questa raccolta, torna preponderante il tema del perbenismo e dell’ipocrisia della comunità ebraica nella quale un bambino, costretto ad uniformarsi alla visione del rabbino, arriva ad un gesto estremo pur di far ascoltare la propria voce o dove un giovane fanatico non può vestirsi con gli abiti che desidera per non sconvolgere gli abitanti del quartiere meno estremisti o, ancora, dove un militare sfrutta le prescrizioni religiose per evitare esercitazioni e trasferimenti.
La critica neppur troppo velata alla società ebraica, rea di rappresentare valori di facciata, fintamente unita e solidale che viene qui sinteticamente tratteggiata sarà il prodromo per temi di opere ancor più dense e approfondite come “Pastorale Americana” o “La macchia umana”, romanzi nei quali le dicotomie religioso-razziali saranno ampiamente analizzate per descrivere i drammi umani più connessi alle proprie radici.
...Continua... Parte come un Roth energico e frizzante, ma poi si spegne. Il romanzo mi sembra sospeso, il finale troppo "aperto". E' freddo. Poi i racconti, tutti piuttosto sottotono tranne uno, ironico.
un romanzo breve e 4 racconti, alcuni molto spassosi ("la conversione degli ebrei" e "difensore della fede"); in comune mi è sembrato abbiano la sofferenza dell'essere diversi: per censo, età, responsabilità, religiosità, anticonformismo.
Actually we did not have the feelings we said we had until we spoke them - at least I didn't; to phrase them was to invent them and own them.