Non avendo letto Manituana tante cose mi sono sfuggite...devo rimediare
sti wu minchia devono avere una associazione libresca a delinquere
Un viaggio. Sulle tracce di Manituana ... di Joseph Brant e di Molly, dei Mohawk, delle sei nazioni.
Un viaggio in Canada. Un Canada per molti aspetti diverso da quello della mia immaginazione, perchè nella mia immaginazione la multietinicità del Canada era solo quella fra bianchi anglofoni e bianchi francofoni, i pellerossa - i nativi - li ho sempre pensati solo più a Sud e immigrati asiatici non me li aspettavo. Ma diverso anche perchè WuMing racconta le città e io ho sempre pensato piuttosto alle foreste.
In ogni caso fa venir voglia di viaggiare :-)
Una "nota a margine" di Manituana che fa venire voglia di partire subito.
Credo quello che sto per dire sia ampiamente risaputo: le cose -le cose legittime, diciamo- che più amo oltre ai cani sono viaggiare e leggere. Ho passato la mia vita ad evitare di vedere film con cani, perché al 99 % fanno una brutta fine; leggere invece non ho dovuto evitarlo perché solitamente non mi piace leggere né di cani né di viaggi.
I motivi non mi sono affatto chiari; sono persino giunta a temere che nel caso della letteratura di viaggio si possa trattare di una vergognosa forma di invidia -non lo escluderei.
Comunque, anche in questo caso oltre all'autore -che è assolutamente più di una garanzia- ho avuto l'entusiasmo di mia figlia ad incentivare la mia lettura. E ne valeva la pena.
"Guardo i volti delle persone, il loro abbigliamento informale, e penso allo sguardo dei bolognesi del centro, quelli di mezza età, che sono usi squadrarti dalla testa ai piedi, e dalla qualità di scarpe e abbigliamento decidono se sei persona da temere, da rispettare , da snobbare o da considerare tuo pari Penso a quanto di quelle idiosincrasie vive nella mia carne e nella mia mente. Penso alla piccolezza, all'angustia di un'appartenenza secolare,. Penso alla decrepitezza, alle famiglie senatorie della mia città, a vescovi e cardinali, ai paramenti, alle sezioni di partito, ai fascisti delle periferie e del centro. Ho sempre cercato di fuggire.
Infatti, eccomi qui."
Ripeto, non ho forse l'esperienza per valutare un libro di viaggio in quanto tale, ma credo di essere in grado di valutare un libro, e questo non ha nemmeno bisogno di essere capito perché ti scuote l'anima con la semplicità della sua forza espressiva.
Non mi è mai capitato di innamorarmi di un luogo -un luogo che tra l'altro non aveva mai esercitato su di me alcun fascino, non che io ne avessi avuto percezione almeno- leggendone, se non quella generica fascinazione per l'India che qualsiasi libro indiano ti trasmette perché sei TU ricettivo a riceverla.
Qui, al contrario, avverti una tale immediatezza con la scrittura che da subito ti sembra il libro parli di te. E questo raccontare le città con amore, questo trasmettere le proprie emozioni e simpatie in diretta, questo "entrare" nel luogo anche attraverso i suoi sapori, odori, rumori -l'attenzione ai locali, ed alla musica soprattutto- , questa costante ricerca di essere viaggiatore attento e modesto, partecipe e non invasivo, a vivere nel viaggio e per il viaggio - questo modo di vivere il viaggio e di scriverne insomma - mi hanno profondamente colpita e coinvolta. Al di là della storia di quei luoghi che è davvero affascinante, complessa, misteriosa ed attraente -di quel fascino altero che siamo abituati a trovare nei ritratti dei vecchi capi indiani.
Ed ancora una volta và spesa una parola per la scrittura di Wu Ming: ragazzi, non c'è paragone. Io ne sono ad ogni libro più consapevolmente innamorata