Piccolo “manuale” sul Grunge. Un compendio, abbastanza esaustivo, sulla musica della generazione X, quella che usava i camicioni a quadri, le scarpe da boscaiolo, caratterialmente scontrosi e depressi (filmografia minima consigliata: Clerks e Singles). Per chi ama o ha amato il genere però, la critica di Cillìa appare, a volte, troppo tranciante. È vero che molto del “mito” si fonda su una figura fondamentale del periodo, Kurt Cobain, e che la sua stessa dipartita ha generato la “naturale” estinzione del fenomeno musicale. È vero che la casa discografica di punta e colei che ha fornito le coordinate del genere è stata la Sub Pop, (le altre sono arrivate o “al traino” o per sfruttare la corrente). Ma da qui a dire che, successivamente, ottimi band di quella scena, Pearl Jam, su tutti, Soundgarden per poco tempo e i successivi Foo Fighters, non siano stati all’altezza, beh, mi sembra esagerato. I primi andrebbero riconsiderati per la coerenza del progetto e gli ultimi per un successo “nonostante tutto” (i Soundgarden meritano, forse, un discorso a se stante).
Sicuramente lo spirito critico è apprezzabile, ed è anche condivisibile nelle scelte fatte (eliminare alcuni gruppi che poco o nulla hanno lasciato nella storia del rock), nel circoscrivere l’area, non solo musicalmente, ma anche geograficamente. Però un paio di appunti andrebbero fatti. Va bene non considerare i Pixies e i Sonic Youth tra le band “madrine spirituali” (forse la particolarità dei primi e la grandezza dei secondi non permettono semplici “etichettature”), ma omettere i Dinosaur Jr. mi è sembrata una grossissima “amnesia”. Forse la guida risente dell’anno di edizione (1998) troppo a ridosso dell’evento per poterne mettere a fuoco i contorni, mentre è tremendamente affascinante nel descrivere quella particolare “stagione” dell’industria musicale (gli anni ’90, appunto) in cui il cd stracciava il vinile.
Il Grunge è l’ultimo fenomeno musicale in cui l’uso (e rilascio) del 45 giri sia stato il mezzo trainante del genere. Di lì a qualche hanno, il vinile sarebbe passato in secondo piano, rimanendo sotto la cenere, alimentando segretamente il “substrato” degli appassionati (qui i Pearl Jam hanno dato una lezione, rilasciando Vitalogy prima su vinile e poi su cd), per poi conquistarsi un suo (comunque affascinante) territorio, e pensare che ora il cd è il “gadget” messo accanto al vinile. Buona guida, magari da rivisitare ora, vent’anni dopo.
per carità, che ci sia l'autore del caso che sia molto infatuato per una band ci sta pure, ma questo non deve intaccare l'elaborazione del materiale di discussione stravolgendone certi punti o altrimenti diventa anche "diseducativo" (nel senso proprio di male informazione data) . Un volumetto troppo impegnato a lodare la figura di Kurt per dare il giusto plauso alla miriade di band che han relamente fondato il movimento e che vengono spesso minimizzati sia come enunciati che come votazioni (basti pensare agli Alice In Chains), mancano inoltre molte band della scena a favore di altre che meriterebbero spazio più leggero ( i TAD han praticamente lo stesso spazio dei Melvins, a dirne una ) , e dire che della sezione 45° ne avremmo proprio fatto a meno.
...Continuaun'ottima guida tra i gruppi che hanno rivoluzionato la musica negli anni 90
per gli amanti del grunge e della scena di seattle una guida molto ben fatta con le schede di tutti i gruppi che hanno cambiato il rock negli anni '90