Un romanzo di Philip K. Dick che mi è sempre piaciuto molto nonostante abbia letto anche commenti non lusinghieri in rete. In particolare non è piaciuto allo scrittore di fantascienza italiana Mauro Antonio Miglieruolo il quale ha portato come esempio 2brani che, tolti dal contesto, sono sicuramente discutibili. Però nell'insieme "Guaritore galattico" funziona ed è molto divertente. L'idea delle 2 cattedrali sepolte nel mare, una delle quali modello speculare e oscuro dell'altra, l'ho trovata un'invenzione geniale. A Dick non mancava certo la fantasia
...ContinuaGià suo padre, prima di lui, era stato un guaritore di vasi.
Nella produzione di Dick Guaritore galattico spicca per l’originalità dello stile e l’impatto dell’incipit e dell’explicit. È una storia di ricerca e lo sforzo compiuto dal protagonista porta a piccole rivelazioni, per quanto già importanti a saperle leggere.
A un guaritore di vasi, una pedina fra tante in una società apparentemente ugualitaria in realtà dominata da un totalitarismo apatico e demotivato che ha trasmesso la sua noia ai sudditi (impegnati in un curioso Gioco basato sulle stranezze delle traduzioni automatiche, con trent’anni di anticipo sugli effetti comici dei nostri traduttori online), viene concessa un’opportunità, forzando un po’: una vocazione, inizio di un cammino che dovrebbe portare a un compimento, una liberazione, una consapevolezza.
Forse un po’ troppo. La realtà della ricerca si rivela prosaica, e specialmente nella figura dell’essere ‘superiore’ che guida Joe, il Glimmung, che si scopre limitato e pasticcione, che si manifesta in modi talora ridicoli, altre volte teologicamente elevati, come i due cerchi di acqua e di fuoco che ruotano reciprocamente e che, almeno al lettore italiano, non possono non richiamare la visione di Dio in Dante.
E se la missione forse fallisce – il giudizio di merito dipende dalle aspettative che i vari ‘chiamati’ vi avevano riposto; e se anche la proposta finale di Glimmung può essere rifiutata perché non convince il modo in cui viene attuata, l’arricchimento di Joe c’è – non bisogna farsi ingannare dall’explicit, che non riporto, molto più aperto al futuro di quanto la formula lapidaria potrebbe far concludere.
Due sono le scoperte fondamentali: l’uomo è molto migliore di quanto pensa di essere, ma deve avere il coraggio di investirsi in un’ambizione più grande dei soli mangiare e passare il tempo [1]; l’uomo può sempre scegliere la caritas [2][3], prima di tutto verso se stesso, per poi aprirsi agli altri, e superare la disgregazione [4] a cui una società moribonda ha portato.
È da questo che Joe deve partire, cose piccole e quotidiane [5], perché un cammino teologico di gnosi è molto più complesso e, se affrontato senza gli strumenti adeguati, peggio: con un’ansia da prestazione, può portare l’uomo a confondere realtà e illusione e sogno, insomma, a perdersi – il The way has almost run out con cui Dick, passato attraverso la sua esperienza visionaria, commentava retrospettivamente Guaritore galattico.
[1] «Ma provarci e poi fallire…» disse Joe.
«È davvero così terribile?» gli chiese Glimmung.
***
[2] «Il Cristianesimo nacque,» disse il robot «perché è questo che fece Cristo: si preoccupò per gli altri. È questa la miglior traduzione del greco agape e del latino caritas. Cristo è a mani vuote, non può salvare nessuno, neppure sé stesso. Eppure, grazie al suo interesse, alla sua considerazione per gli altri, trascende…»
***
[3] «Comunque capisco cosa intendi. Riguardo il preoccuparsi. L’importare, meglio ancora. Sentivo che mi importava. E mi importava. La caritas.»
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[4] Il contatto con gli altri, pensò: grazie al Gioco apriamo un varco nel nostro isolamento, ne spezziamo la trama. Sbirciamo fuori, ma cosa vediamo, in realtà? Il nostro riflesso in uno specchio.
***
[5] «Sai quale penso che sia il tuo problema?» disse il gasteropode. «Penso che dovresti creare un nuovo vaso, anziché limitarti a rattoppare quelli vecchi.
Sii creativo. Vai contro il fato. Provaci.»
«Qual è il tuo vero aspetto?» chiese Joe.
«Qual è il tuo vero aspetto?» ribatté Glimmung.
***
E si ritrovarono a dover far fronte alla necessità di scegliere non già fra il bene e il male, bensì il male minore, e così erano caduti, e ora ognuno di essi era un uomo.
***
Inquietante, pensò Joe. Un quasiaracnide chitinoso e un grosso bivalve dotato di pseudopodi che discutono del Faust di Goethe. Un libro che non ho mai letto – e pensare che è stato scritto sul mio pianeta, che è opera di un essere umano.
uhm.... non è tra i migliori, ma nemmeno male: Dick è sempre Dick!
E come ho fatto finora a star senza aver letto questa storia di un "restauratore" sfigato e senza lavoro che ha l'occasione di compiere una importante missione su un altro pianeta, impossibile e illegale?
La storia è lineare e veloce, se pur piena di trovate, anche se qualcosa mi stride, forse una non ben riuscita mistione di ironia, quasi demenziale, con le solite riflessioni dickiane troppo profonde .
Questa volta i riferimenti non sono alla filosofia greca o alle sacre scritture, ma esplicito quello al "Faust "di Goethe (questa parte mi ha ricordato molto la analoga parte di "Mondo sommerso" di Ballard, anche se con substrato ideologico diverso).
Inaspettato il finale (ma a posteriori non poteva essere diversamente) che sceglie l'individualismo, il libero arbitrio, forse l'espiazione.
Le stelle probabilmente sarebbero 3-3.5, ma una gliela regalo per sentita appartenenza alla categoria.
Una bella allucinazione in classico stile Dick: gli stati uniti trasformati in una dittatura sovietica sovrappopolata e con tassi di disoccupazione sovvenzionata elevatissima, alieni, missioni allucinatorie, viaggi extrasistema, storie di falliti che tali effettivamente non sono e che però in qualche modo riescono a riscattarsi (forse!), telepatia ecc. ecc.
Il Dick che ci si aspetta sempre di leggere e che non tradisce mai.
Romanzo breve discreto, si legge in un paio di giorni.
Molte buone idee: a partire dal futuro dittatoriale dove vive il protagonista, passando per il Gioco (una sorta di Babelfish al contrario), il Libro delle Calende, che sottintende alla lotta tra la predestinazione ed il libero arbitrio, l'alieno Glimmung, che rappresenta il pensiero individuale contro l'assimilazione collettiva.
Qualche frase ad effetto, un crescendo di psichedelia dickiana (soprattutto nella seconda metà del romanzo) ma svolgimento appena sufficiente, che si perde nel finale.
Carino, ma Valis è decisamente su un altro livello.