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“Harry Potter era un ragazzo insolito sotto molti punti di vista. Prima di tutto, odiava le vacanze estive più di qualunque altro periodo dell’anno. Poi voleva davvero fare i compiti, ma era costretto a studiare di nascosto, nel cuore della notte. E per giunta era un mago.
Era quasi mezzanotte, e Harry era steso sul letto a pancia in giù, le coperte tirate sulla testa come una tenda, una torcia in mano e un grosso libro rilegato in pelle (Storia della magia, di Adalbert Incant) aperto e appoggiato al cuscino. Fece scorrere la punta della penna d’aquila sulla pagina, aggrottando le sopracciglia, alla ricerca di qualcosa che potesse aiutarlo a scrivere il tema: Perché i roghi di streghe nel Quattordicesimo Secolo furono completamente inutili.”
Non bado molto agli incipit dei libri; ma questo l’ho trovato meraviglioso. Come tutto il primo capitolo, letto portandomi appresso l’entusiasmo suscitatomi dalla lettura del precedente libro della saga.
Purtroppo devo ravvisare (forse unico difetto che esporrò in questa recensione) che dal secondo capitolo in poi c’è stata una sequenza poco interessante: Harry fugge dalla casa degli zii dopo aver eseguito, seppur involontariamente, un incantesimo, credendosi anche latitante nel mondo dei maghi; e passa un po' di tempo né a casa degli zii né a Hogwarts, tempo utile per la trama solo per evidenziare la presenza di un criminale mago fuggito dalla prigione di Azkaban, che sembra che stia cercando proprio lui. Poche invenzioni dell’ambientazione (il Nottetempo, che però non mi ha così tanto colpito) e alcuni capitoli un po' tirati via. L’arrivo a Hogwarts non migliora: c’è un guizzo di interesse per le prime nuove lezioni, in particolare per quella di Hagrid ove si presenta Fierobecco, ma poi ritornano capitoli ancora tirati via.
La svolta si ha quando i gemelli Weasley regalano ad Harry la Mappa del Malandrino ed Harry potrà, finalmente, andare a Hogsmeade, nonostante non avesse il permesso dei padrini. Qui l’azione si ravviva e la trama diventa interessante. Avendo letto il libro ad alta voce per i miei figli, avverto che l’individuazione di questi capitoli un po' tirati via l’ho constatato anche in ciò, la lettura era meno fluida.
Poco male, comunque, in quanto, almeno questo libro, è molto concentrato sui capitoli finali, dedicati agli eventi di una sola notte (ed è stato una tortura leggere questi ultimi solo poco alla volta per i miei figli). E devo fare i complimenti all’autrice: nel corso del libro ha sollevato numerosi fronti di azione (oltre al prigioniero di Azkaban del titolo che, ad un certo punto, ti eri anche scordato, c’erano i dissennatori e le lezioni che Harry ha intrapreso per difendersi da essi, il nuovo professore di difesa contro le arti oscure, le profezie della Cooman, i litigi fra Ron e Hermione a causa dei loro animali, la firebolt, il quidditch, la sorte di Fierobecco, etc. etc.), fronti apparentemente sconnessi fra loro, che trovano inaspettate convergenze sul finale.
Faccio una parentesi per indicare che ho straordinariamente apprezzato, in questo libro, il personaggio di Hermione, secchiona, razionale e ligia alle regole, ma dotata di un animo femminile ed empatico apprezzabilissimo, e, sul finale, il personaggio di Silente (quasi assente nel resto del libro), che ha dimostrato una saggezza estrema nel saper leggere gli eventi (è una cosa che si evince solo fra le righe).
Arrivo al finale, straordinariamente avvincente, e devo confessare che …
PICCOLO
S
P
O
I
L
E
R
… quando Harry ha pronunciato per l’ultima volta “Expecto Patronum!” (e chi ha letto il libro sa cosa intendo per “ultima volta”), l’emozione è stata talmente forte che ho trattenuto veramente a stento le lacrime: stavo leggendo il libro a mio figlio, ma da quel momento avevo difficoltà a declamare ad alta voce e mio figlio se ne è accorto.
Ho finito il libro in un subbuglio di emozioni che mi sono trascinato per giorni (in parte perché mischiate anche alle emozioni suscitatemi dall’altro libro, di tutt’altro genere, che avevo finito di leggere appena il giorno prima di questo!), cosa che mi capita raramente e che, per una volta, mi impediva di scrivere una recensione subitaneamente …
è un libro molto bello
Ho trovato faticoso e dall'intento troppo smaccatamente chiarificatore il lungo dialogo e lo scontro fra Sirius Black, Remus Lupin e Peter Minus. Lo svelamento del reale rapporto con James Potter e il repentino cambio di opinione e fiducia di Harry, Hermione e Ron nei loro confronti avrebbero potuto essere preparati meglio. Per quanto intuibile dall'orario scolastico impossibile di Hermione e portato a compimento con grande finezza, è forse un po' precipitoso e facile anche il ricorso all'espediente del giratempo. Ma si tratta di due piccole forzature che si perdonano senza esitare nell'equilibrio altrimenti impeccabile della trama e nell'eccitazione della complessa azione finale.
Certo è che anche questa terza avventura di Harry Potter è piena di invenzioni geniali: la mappa del malandrino è la mia preferita. Mi ha molto soddisfatta soprattutto l'evoluzione che subisce l'atmosfera del romanzo. Harry e i suoi amici stanno crescendo in fretta, e così si sviluppa e si complica il mondo attorno a loro. La storia diventa più cupa e spaventosa, gli incantesimi sono meno infantili, il lieto fine non è del tutto consolatorio e si impongono relazioni, sentimenti e questioni adulte da vivere. Vengono introdotti temi che presagisco diverranno sempre più importanti nei capitoli successivi, come quello della lealtà e del tradimento (l'abiezione irrimediabile di Peter Minus, ma più sottilmente ho percepito anche il comportamento scostante dei ragazzi che stanno entrando nel periodo contraddittorio ed egocentrico dell'adolescenza, se penso alle cattiverie che Ron rivolge ad Hermione, o al fatto che Harry e Ron si dimentichino della promessa di aiutare il caro Hagrid nei guai con il processo a Fierobecco). Affascinante è l'introduzione all'ambivalenza della nostra identità e alla compresenza di bene e male nell'animo di ognuno (il bravo professor Lupin che si trasforma in feroce lupo mannaro, il finora solo lodato padre di Harry che si scopre essere stato un bullo da studente, il sempre più enigmatico professor Piton); audace il riferimento al senso della giustizia e alla crudeltà dell'autorità (l'ignobile condanna di Fierobecco e la tortura esercitata dei Dissennatori).
Hermione si conferma un personaggio femminile fondamentale, in grado di risolvere le situazioni più delicate grazie all'applicazione dello studio e all'impegno infaticabile, laddove lo stesso protagonista appare assai ingenuo. Mi era piaciuta sin dalle prime battute in Harry Potter e la pietra filosofale per la sua intelligenza brillante e la sua forte responsabilità, e adesso mi sta conquistando ogni pagina di più con il suo temperamento combattivo e indipendente.
...ContinuaBello! Devo ammettere che fino a 3/4 della lettura non ne ero entusiasta come per il secondo della saga, ma le ultime 90 pagine...wow!!! Avvincenti, emozionanti, sorprendenti! La Rowling dissemina qua e là indizi, butta lì quasi per caso un riferimento, una allusione e nel finale... ecco che tutti (o quasi..) i pezzi del puzzle tornano al loro posto! Fantasia, lealtà, amicizia, famiglia anche in questo terzo volume la fanno da padrone, con l'aggiunta di nuovi personaggi davvero di spessore (mi è piaciuto molto il prof. Lupin!). Una scrittura e una trama che si fanno sempre più mature, decisamente per un pubblico più vasto e adulto, uno stile scorrevole e colpi di scena che tengono alta l'attenzione fino alla fine. Brava la Rowling!
...Continua