Non aristocratici, ma famiglia di pescatori. Gli anni d’ambientazione sono quelli. Il Gattopardo copre un periodo tra il 1861 e il 1910, e I Malavoglia pure son vissuti a metà di quegli anni, se si tengono buoni il riferimento della morte di un personaggio a Lissa nel 1866 e il fatto che la prima edizione uscì nel 1881. Due facce di una stessa terra, la Sicilia. Vite e impegni ben diversi, che si respirano anche nella lingua e nello stile degli autori. Giuseppe Tomasi di Lampedusa, molto descrittivo in modo quasi barocco. Giovanni Verga, invece, al passo con la cadenza dialettale per dare respiro a un romanzo molto parlato, e scevro di ornamenti; dove anche le frasi fatte non sono metafore ma l’affidarsi alla saggezza di una tradizione molto antica.
Ho apprezzato molti più la lettura de «I Malavoglia» di Giovanni Verga, che non «Il Gattopardo» di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Ma sono contenta di aver letto entrambi, a poca distanza l’uno dall’altro, proprio per la possibilità del confronto.
LA TRAMA
C’è un bel po’ di mare, c’è un Signore d’Onore, il vecchio e orgoglioso Padron 'Ntoni, capofamiglia, patriarca, via!, che cerca di tenere insieme i pezzi della sua famiglia, povera ma dignitosa, e pure in catafasci come la “Provvidenza” che di galleggiare dopo tante sferzate non c’ha più molta voglia. Poi c’è uno dei suoi rampolli che, pure, di far fatica c’ha poca voglia anche lui, che vedendo quelle fatte dai suoi vecchi, parlo di fatiche, che hanno portato a poco e a niente, a lui viene da ribellarsi, da partire, da fare i soldi in maniera più facile, come fanno tutti gli altri, fosse vero. In mezzo a questo, mettiamoci pure un po’ di gonnelle da marito, gatte morte in cerca di star bene, vergini e poco sante, e donne dal cuore più grande della vergogna. Il paesino e la gente, tutta che si conosce e si parla tra sé e dietro degli altri, faranno non solo da sfondo ma da amo e fiocina di guai e tentazioni, trasformandosi in giudici supremi.
OLTRELATRAMA
Mi sono commossa almeno due volte leggendo I Malavoglia. Mi sono commossa tanto. Durante la forte tempesta, e alla fine, l’ultima pagina.
ALTRE NOTE
manuelamazzi.com/oltrelatrama
Non è che ci sia molto da dire...
Questo libro, comprato -e letto per la prima volta- 25 anni fa, è uno dei miei romanzi preferiti.
C'è storia, c'è letteratura, c'è Sicilia.
Come classico della letteratura italiana non poteva mancare tra le mie letture.
Feci un tentativo anni fa, quando ancora ero liceale, spinta anche dalla curiosità suscitata dalle lezioni sul Verismo, ma lo stile desueto dell'epoca, unito a modi di dire e vocaboli siciliani senza neanche una nota di rifermento per sapere effettivamente cosa significassero, mi han fatto desistere dopo i primi tre (..?) capitoli.
Ora, anche un pochino più "allenata" a romanzi così datati, ce l'ho fatta. E devo dire che l'ho adorato, dall'inizio alla fine!
Complice anche il fatto di aver maturato un certo gusto per le fiction drammatiche, con personaggi piegati da struggenti avversità, che ne "I Malavoglia" abbondano che è una bellezza! Inoltre, seppur non in modo molto specifico e interiore, quasi fosse solo un abbozzo guida per l'emotività del lettore, i personaggi hanno un certo spessore emotivo, che ti porta inevitabilmente ad empatizzare con loro. Capisci lo struggimento di padron 'Ntoni - lo senti tuo - nel vedersi sfuggire dalle mani, come fosse sabbia fine, il frutto materiale delle sue fatiche e l' eredità familiare, che gli arriva tra capo e collo come un macigno. Poi tutto questo svanisce di colpo, quasi non avesse mai avuto importanza, quando la sventura s'insinua anche negli stessi membri della famiglia, e allora sopraggiunge tutto un altro spettro di sentimenti negativi, dalla vergogna alla rabbia più nera. Vede il nipote più grande perdersi completamente per strada, senza che lui riesca a farci qualcosa... Sente lo smarrimenti della nipote Mena, che si ritrova con un peso sulle spalle, dopo la morte dei genitori, troppo gravoso da sopportare. Si sente profondamente in colpa, come fosse interamente lui l'artefice del disfacimento del nucleo familiare, scritto nel destino da quel famoso affare coi lupini... E tutto ciò è solo un esempio che traspare da un unico carattere tra i protagonisti delle vicende del romanzo; il più interessante, a mio modesto parere...
Come cambiano i gusti con il tempo!
Questo libro che negli anni della scuola avevo sempre letto, scusate il gioco di parole, di... malavoglia perché lo trovavo pesante e incomprensibile, stavolta mi è piaciuto tantissimo.
L'ho trovato poetico e ricco di sentimenti; nei brani che riportano le chiacchiere di paese mi ha strappato qualche sorriso; nelle sue parti più drammatiche mi ha commossa, facendomi sentire parte del dolore e della sofferenza di quella famiglia toccata dalla sfortuna.
Una vera riscoperta.
...Continua