il problema lo conosce anche l'autore, e lo scrive pure: alla fine di "incontri ravvicinati del terzo tipo" tutta la fotta che ti è salita fino a quel momento scende nel vedere gli alieni nella versione più stereotipata possibile.
e quindi: dopo aver passato pagine e pagine a descrivere il chaga e i suoi misteri, quando finalmente "si apre la soglia" e si cerca di capire davvero cosa ci sta facendo visita dallo spazio il romanzo chiude elegantemente il sipario.
chiude elegantemente perchè gaby, l'eroina del libro, è arrivata a quella pace interiore che pagina dopo pagina cercava e che sia la sua ambizione sia l'affetto per i suoi amici potevano davvero portarle, chiude elegantemente perchè forse sembra emergere una "soluzione africana a problemi africani", le diecimila tribù, che potrebbe dare all'africa un nuovo futuro, e chiude elegantemente perchè alla fine chi meritava di salvarsi si è salvato e chi meritava di sparire è sparito ma tutto questo avviene nella maniera meno scontata.
però il sipario si chiude proprio quando vorresti sapere qualcosa ancora, vorresti un altro dispaccio da lassù che ti dica se alla fine ci siamo incontrati con qualcuno o qualcosa, e ti andrebbero bene pure gli alieni stereotipati di spielberg.: però fino a quel momento è stato un gran viaggio, in cui fantascienza, politica, amore e mal d'africa si sono fusi perfettamente.
Leggere questo libro è stata una vera impresa. La trama aveva tutte le carte in regola per essere avvincente, il classico libro da leggere in un fiato.
Purtroppo, con il proseguire delle pagine, tutta la curiosità iniziale è andata via via scemando.
Motivazione? La trama fantascientifica imperniata su quest'oggetto/ambiente misterioso e alieno è stata contornata dalla vita scapestrata e sciatta di questa giornalista irlandese, dai suoi amori e emozioni che rendono la lettura veramente deprimente. Sembra che il libro possa essere suddiviso in due: la parte in cui si viene a conoscenza del Chaga, con le sue implicazioni scientifiche/morali e soprattutto etiche in contrapposizione con la vita in stile harmony decadente della protagonista.
Nel complesso non me la sento di valutarlo positivamente, anche se meritevole di nota è la capacità descrittiva dell'autore, ricca di dettagli e citazioni, ma che molto spesso (forse per creare suspense) rompe il flusso narrativo complicando la lettura.
"Tutte le storie sono storie d’amore" scriveva un concittadino di Ian Mcdonald all'inizio di un suo gran bel romanzo. Ma non tutte le storie d'amore sono necessariamente delle storie interessanti.
Prendiamo ad esempio quella che accompagna il lettore ne I confini dell'evoluzione: io ne avrei fatto volentieri a meno. E' l'unico aspetto del romanzo che non mi ha convinto (soprattutto nei suoi momenti di svolta, chi l'ha letto capirà...), che da solo indebolisce tutta la vicenda.
Perché la storia del Chaga è apprezzabile, così come molto ben sviluppato è il contorno africano, le osservazioni sulle missioni di pace, la costruzione dei comprimari (molto più memorabili dei protagonisti).
Probabilmente il voler incentrare la vicenda su un personaggio ha costretto McDonald a renderlo troppo interessante, e in conclusione si arriva a non poterne quasi più di 'sta super-giornalista a cui va tutto bene, che nonostante tutto fa sempre la scelta giusta, che si ritrova (quasi) sempre al posto giusto al momento giusto, che anche se l'autore ci prova non riesce proprio ad apparire stronza...
Ma come dicevo la protagonista è solo un dettaglio che serve a riunificare in uno sviluppo coerente (e romanzesco) un'idea, una serie di istantanee davvero molto interessanti, che probabilmente devono molto a Clarke ma che Ian McDonald riesce a far sue grazie ad una capacità visionaria davvero notevole, ad una netta presa di posizione etico/politica (vabbé...), a una capacità di creare con pochi tratti personaggi indimenticabili.
In definitiva anche se I confini dell'evoluzione è inferiore agli altri romanzi dell'autore comparsi in italiano (ma anche a Desolation Road o ad Ares Express, e tanto per cambiare mi chiedo perché non tradurre questi, di romanzi...), rimane un romanzo piacevole ed interessante.
Ultima nota sulla traduzione:
A parte l'_incidente_ di pag. 108 (una breve porzione di testo è rimasta in lingua originale), l'impressione è che la traduzione, per quanto sostanzialmente corretta, sia eccessivamente piatta, e in alcuni punti poco chiara.
Di McDonald ho letto un paio di romanzi in originale, e il testo di questo romanzo mi pare abbastanza lontano come _ricchezza_ dagli altri letti. Chiaramente potrebbe essere una scelta dell'autore. Ma per uno che è stato esaltato/tacciato di eccessiva letterarietà (sia in positivo - da Pergameno, sia in negativo - dallo staff di Urania, per quanto riguarda la possibilità di una pubblicazione sul mensile) la prosa di questo romanzo pare anche troppo piatta / regolare / scontata.
(2003)
...Continua