cucinare con buonumore! e saggezza
Il tempo per scegliere le materie prime, il tempo per cucinare, il tempo per gustare, mangiare e chiaccherare. Questo libro è un elogio al tempo che dovremmo imparare a riprenderci.
Volete un esempio? La Buona Regola per la colazione del mattino.
"Al mattino, olio e/o burro che sia, caffè o tè con latte o senza, tazze di cioccolato fumante, spremute di agrumi, biscotti marie farciti di mieli scelti con attenzione, pronti per essere rapidamente inzuppati, yogurt della migliore qualità. Tutto quel che necessita, tutto quel che vi aggrada"
E' la mia colazione ideale: con le amiche, ancora in ciabatte e pigiama, senza guardare l'orologio, a chiaccherare e a raccontarci i sogni della notte.
un libro fatto di tanta passione, di terra, radici , niente mode, niente filosofia della cucina, niente di lezioso. Mi è parso di essere seduta in una bellissima cucina di un casale toscano, con il pavimento in cotto, il camino enorme, un grande tavolo al centro, le pentole appese alle pareti e osservare, scrutare l'operare saggio di chi la cucina la frequenta da generazioni la ama con le viscere e non disegna nulla.
...ContinuaLa mia linea guida è sempre stata: se hai una buona materia prima, tu, in cucina, puoi solo rovinarla; meno fai meglio è. Per questo mi è piaciuto il titolo “… per non far peccato in cucina”.
Quando vado al ristorante vorrei mangiare “almeno” come mangio a casa mia, altrimenti che ci vado a fa’… È che succede così raramente, pochi usano prodotti buoni come riesco io di averne, pochi sono attenti a non rovinare ciò che Dio e l’uomo hanno prodotto negli orti e nelle stalle con tanta amorevole cura e sapienza; ma quelle rare volte che capita è vera soddisfazione, è scoperta, è festa.
Io il Picchi l’ho conosciuto qualche anno fa, per caso. Ero a Firenze per un convegno e alcuni amici indigeni hanno organizzato la cena al Teatro del Sale. Si entra dopo essersi tesserati (è un circolo culturale), attraversando una bottega dove l’accoglienza è offerta da prelibatezze e golosità varie; si prende posto un po’ dove capita, si cerca di capire come funziona la cosa. Lo spazio è piacevole ma non comodissomo, caloroso, un magazzino ristrutturato forse; un palcoscenico in fondo, peccato per qualche colonna che è di disturbo; posti a sedere ricavati un po’ ovunque. Sul lato destro una gran vetrata, vetrina di una stupenda cucina, forni fornelli fuochi padelle casseruole in bella vista. Ci trafficano che pare danzino, Lui e i suoi.
Si apre una finestrella e parte il primo annuncio, quasi canto di tenore: “Arriva la polenta ‘on la ‘annella!”. Sono iniziate le feste, è tutto un susseguirsi di annunci e di assaggi e di riassaggi e di piatti riempiti e riempiti ancora; e svuotati. Si mangia davvero, mica solo scena. “È pront’i’ lampredotto!”. Si mangiano cose vere, cucina vera. Cucina di sostanza di sapori veri. Picchi è diventato il mio cuoco di riferimento, in lui e nella sua cucina ho trovato finalmente ciò che io continuo a sostenere debba essere la cucina: cucinare cose buone per mangiare cose buone, per godere dei sensi attenti, troppo spesso troppo a lungo atrofizzati da mangimi industriali standardizzati (non tutti raccomandabili per alimentazione umana).
Poi lo spettacolo, Lui presenta la serata. La presentazione è già spettacolo prima dell’inizio, lui è istrionico attore e poeta, non solo in cucina. Serate di musica o letture o spettacoli di vario tipo. Bella gente in un bel posto, guidati tutti – posto e gente – da quel gran burlone affabulatore maestro fratello che è il Picchi.
Il libro è poi solo un estratto, un piccolo ristretto di quanto sia in realtà possibile, vero, indispensabile approcciarsi alla cucina casalinga partendo dalla ristorazione di alta qualità, che parte dalle sapienze casalinghe.