Fossi salito con Rokoff il cosacco (per le steppe del Don!), il capitano ed il russo Fedoro a bordo dello Sparviero, visto il loro regime alimentare, mi sarei ammalato di gotta dopo un paio di giorni di navigazione.
Un viaggio avventuroso attraverso l’Asia alla scoperta di luoghi sconosciuti a bordo di un’avveniristica macchina volante… inizialmente l’impressione non era proprio quella di trovarmi di fronte a Salgari, da quanto è diverso da quello che conoscevo, quanto piuttosto ad un romanzo di Jules Verne, da quanto quest’opera assomigli a quelle dell’autore francese.
Un libro quindi molto diverso dal solito, ma che si è rivelato una piacevolissima scoperta. Essenzialmente i due protagonisti vengono salvati da un ingiusta esecuzione capitale da una macchina volante, modernissima e sconosciuta all’umanità, che li trasporta attraverso Siberia, Mongolia, Cina e Tibet per arrivare in India dove il viaggio avrà termine. E durante questo viaggio l’autore si sbizzarrisce descrivendo paesaggi mozzafiato, disabitati ed ostili, popolazioni fra le più disparate con usi ne costumi più che distanti da quelli abituali, avventure e pericoli incredibili affrontati dall’equipaggio dello Sparviero (il nome della macchina volante) comandato da un novello capitano Nemo, dal nome e dalla nazionalità sconosciuti.
Romanzo davvero avvincente, che non può in alcun modo annoiare vista la diversità delle ambientazioni e della vicenda, che cambia continuamente, senza mai dare al lettore un attimo di tregua, avventure su avventure che rendono I figli dell’aria una delle opere migliori nate dalla mente dello scritore che finora abbia letto.
...Continua