Ricevuto in regalo x Natale da Valeria. ^_____________^
Romanzo molto triste. La situazione in cui si viene a trovare uno dei tre fratelli è descritta da Simenon con grande stile.
Simenon grande osservatore, durante il suo soggiorno americano aveva cercato di assimilarne i vari aspetti e caratteri di una società all'epoca molto lontana da quella europea, anche la malavita pur avendo un carattere internazionale, aveva le sue diverse caratteristiche. Ma in questo romanzo Simenon esplora con curiosità ma con grande sagacia, il contesto della mafia italiana, all'epoca ancora un fenomeno difficile da inquadrare, le famiglie, la gerarchia, il non scritto e non evidente, le loro regole.
Ed è su una famiglia italiana e sul contesto italiano che si svolge questa storia la cui drammaticità si fa pagina dopo pagina più intensa e fatale, come appunto una tragedia greca.
Grande merito a Simenon aver colto sfumature e atmosfere tipiche, il senso di appartenenza a quella che lui nel romanzo chiama prudentemente "Organizzazione", storia che nel dettaglio riguarda tre fratelli che fanno parte dell'organizzazione, con destini diversi ma incatenati fino alla fine, dove il desiderio di rifarsi una vita fuori dall'organizzazione non è permesso e dove non è permesso mettere la famiglia al primo posto rispetto alla cupola.
Simenon si cimenta con una storia di gangster tipicamente americana, pur sempre con la sua impronta molto "europea". Dell'atmosfera gangster rimangono solo i ruoli dei protagonisti, il resto è tutto farina del solito sacco di Simenon: conflitti interiori dei protagonisti, rapporti familiari complessi, situazioni che travolgono ogni intento personale.
Un Simenon diverso ma non troppo, calato in un altro contesto e per questo forse meno efficace del solito.