"...L’indagine su I miti dei dualismi occidentali aveva messo in luce un punto chiave che coinvolgeva i rapporti di dipendenza fra le varie formulazioni dualistiche dei sistemi gnostici. Il dualismo come categoria storico-religiosa nell’accezione utilizzata da Culianu, fa capo alla ‘opposizione tra due principi’: opposizione indica antagonismo, mentre principio
ha a che fare con l’origine di qualche cosa. Nei sistemi gnostici, il dualismo presuppone la “presenza di due entità separate, ciascuna delle quali è all’origine di una sua propria
creazione”. Ugo Bianchi, maestro e iniziatore di Culianu negli studi sullo gnosticismo all’Università Cattolica di Milano, aveva fornito importanti contributi alle ricerche sulla storia
del dualismo, tra cui la scoperta “che numerosi miti presenti nelle ‘grandi religioni’ hanno aspetto e origine dualistica”. Nella comparazione di varie mitologie in diverse aree, Ugo
Bianchi aveva rilevato dei peculiari parallelismi, ossia versioni diverse di medesimi miti anche in popoli senza scrittura. Un tale risultato, rifletteva Culianu, oltre a porre il problema della
genesi indipendente di questi racconti, solleva importanti quesiti in seno alla storia stessa delle religioni. Anche Claude Lévi-Strauss -ricorda Culianu- aveva sollevato l’ipotesi di un
meccanismo fondamentale alla base del pensiero umano, ossia la produzione di narrazioni simili nei più disparati contesti culturali. L’indagine sui dualismi occidentali metteva Culianu
di fronte a nuove prospettive sull’origine e l’interpretazione della categoria dualistica. Gli facevano da guida le Remarques sur le dualisme religieux, un saggio di Mircea Eliade sul
dualismo religioso in cui il dualismo era messo in rapporto con i sistemi di classificazione binaria. I miti dei sistemi gnostici mettevano in luce una struttura impostata dualisticamente
dove due principi (quello delle cose buone e delle cose cattive) si contrapponevano. Dal canto loro le classificazioni di tipo binario offrono uno strumento utile per gerarchizzare i fenomeni
che si presentano immediatamente come duali. Questa constatazione spingeva Culianu a indagare la possibile relazione tra il dualismo del fenomeno religioso nell’ambito che lo riguardava, e la struttura bicamerale del cervello umano, impressa nei suoi due emisferi. Nel corso della sua evoluzione, il cervello dell’uomo, è andato incontro ad un processo peculiare di differenziazione funzionale tra i due emisferi. E’ stato accertato, ad esempio, che l’emisfero sinistro sia specializzato nelle funzioni linguistiche. Considerato alla luce di queste considerazioni interdisciplinari, in virtù delle evidenze emerse nella struttura del pensiero mitico e nei rapporti di dipendenza tra le formulazioni dualistiche nei sistemi gnostici, il problema del dualismo finiva con l’imporsi non solo e non tanto come problema storico ma cognitivo. Culianu ne riferiva in un articolo su “Panorama” del 1989 come di una scoperta che gli era piombata addosso. Culianu intuiva che alla base dei miti gnostici si riconosce un “sistema ideologico” innestato nella mente dell’uomo: una “regola di produzione”, peraltro semplice, ne
combinerebbe le sequenze logiche all’interno del sistema, generando tutte le varianti. Una variante del sistema viene scelta dal gruppo umano in base a ragioni economiche e sociali, ma
“in generale si può dire che un sistema di idee (…) è fondamentalmente innestato nelle menti umane e dunque si svolge al buio, come il programma di un computer che poi esegue altre
cose sullo schermo”. Quanto alla cosiddetta “semplice regola di produzione”, Culianu non forniva ulteriori specificazioni: ce ne restano soltanto interessanti spunti dove si intravede la direzione che quella ricerca avrebbe potuto prendere. Ma è nell’affabulazione narrativa -che è l’altra parte abbagliante di un sistema cognitivo in fieri, che Culianu sondava le regole della logica combinatoria, l’arte che fa capo al lato esoterico del pensiero di Raimondo Lullo e di Giordano Bruno. Questo sondaggio sotto la specie narrativa era svolto nel racconto,
cronologicamente l’ultimo, dal titolo Il linguaggio della creazione. E qui il tema cruciale della produzione mentale di ‘programmi’ si svolge in quello della ricerca di una lingua
universale. Si tratta di una questione filosofica che ha coinvolto molti pensatori del passato, a proposito della cabala, della scrittura geroglifica, delle congetture su un alfabeto “divino” che sillaberebbe occultamente il processo di creazione della realtà. Qui Culianu mostra di essersi volto a una ulteriore ermeneutica incentrata sul tema del “linguaggio della creazione”. Sorprendentemente lo scavo delle varianti combinatorie, mostrava di prendere la direzione dell’indagine sulle moderne lingue artificiali e gli sviluppi cognitivi impliciti nelle tecnologie digitali.
Emerge dunque un nuovo approccio allo studio delle civiltà e delle connessioni dinamiche delle idee, il fatto che le idee si ripropongano in forme mutanti, e in stretta relazione con i mutamenti della realtà materiale e della coscienza collettiva.
Fra tanti problemi aperti nel pensiero interrotto dello studioso romeno c’è quello indecifrabile del rapporto tra immutabilità (dei programmi impiantati nel cervello come dei chip mentali), e della mutazione biologica e storica: un enigma che la sfrenata immaginazione di Giovanni Culianu aveva mostrato furtivamente di corteggiare.
http://www.orma.ro/wp-content/uploads/2008/10/4_roberta-moretti.pdf
...ContinuaUn geniaccio della storia delle religioni.