Chi ha detto che nei miei libri si fa difficoltà a leggere i dialoghi con l'iniziale di chi sta parlando, provi a leggere questo dove i dialoghi sono inframmezzati al racconto e spesso non viè nemmeno indicato chi sta parlando.
La crisi dei valori dell'aristocrazia di fine ottocento inizio novecento. Come sonnambuli si lasciano condurre dagli eventi, completamente passivi in un mondo che sta cambiando. L'uomo nuovo non è ancora pronto per stravolgere la loro esistenza, che così se ne va avanti da sola senza bisogno di agire, ma è come camminare costantemente sull'orlo di un abisso.
Estremamente introspettivo, a volte le riflessioni del protagonista si confondo in andirivieni temporali con la narrazione, ma il mondo interiore ha già le prime avvisaglie del crollo che verrà. Ma anche lì sarà impossibile prendere qualsiasi decisione.
Incredibile il presagio della caduta da cavallo.
...ContinuaQuesto non lo voto neanche, è talmente lontano da tutto ciò che è la cultura occidentale contemporanea (farei meglio a dire la mia cultura personale attuale, ma mi sento abbastanza conformato al sistema per poter con buona approssimazione far riferimento a un qualcosa di molto più generico) che non ho capito quando e sè lo scrittore facesse sul serio. C'è da dire inoltre che l'ho letto solo perchè lo leggeva Valentina nel film "La notte" di Antonioni altrimenti sarei ancora inconsapevole della sua esistenza.
...ContinuaUn vertiginoso romanzo dalle cadenze austere. Un smarrito giardino della solitudine, una memorabile passeggiata a cavallo con un meraviglioso ed indimenticabile dialogo d'amore.
I sonnambuli di Broch è uno dei grandi capolavori della letteratura europea del novecento. i tre volumi di cui si compone narrano tre diverse storie, incentrate ciascuna su un personaggio, ma ancora di più su un preciso momento della storia della Germania. L'inizio del regno di Guglielmo II (1888), il culmine della potenza tedesca (1903) il crollo alla fine del conflitto mondiale (1918). Ciascun volume riflette lo spirito dell'epoca per mezzo dei personaggi principali.
Pasenow è il nobile di provincia, lo Junker su cui in apparenza si fonda la sociatà guglielmina, che vive solo se è in divisa, e non si rende conto che i suoi valoro verranno sopraffatti da chi, abbandonata la carriera militare, è diventato commerciante.
Esch è l'operaio che sogna il riscatto, ma non è in grado di dare una risposta positiva e concreta a questo sogno: si rifugerà quindi in una consolatoria realtà piccolo borghese.
Huguenau è il disertore, l'affarista senza scrupoli che si afferma proprio nel momento in cui tutto crolla.
Le tre storie si troveranno a covergere nell'ultimo volume, e solo Huguenau sopravviverà, non esitando a ricorrere all'assassinio e facendo affari anche con i francesi tornati in Alsazia.
Nel grande disfacimento generale, dagli incendi notturni della fine della guerra nasce una nuova classe di borghesi, pronta a consegnare la Germania all'orrore nazista.
L’opera di Broch ha ottenuto certificazioni di valore ben più autorevoli della mia, eppure prima di cominciare a leggere mi propongo di non subire passivamente pareri anche autorevoli, e di capire di testa mia perché la critica mette questi Sonnambuli in un pantheon insieme alle opere di gente come Musil, Kafka, Joyce. Ma basta leggere le prime cinque pagine per misurare l’efficacia espressiva di questa scrittura. Vedere, in particolare a pag 1 il ritratto del signor Von Pasenow padre: un personaggio, un carattere, perfino un mondo, raccontato dal suo modo di camminare; e a pag. 6: in sei parole la battuta del servo Jan offre una chiave di lettura dell’intero racconto. Il personaggio è introdotto mezza pagina prima, attraverso la grottesca descrizione della sua barba, senza indicarne il ruolo; la battuta lo qualifica finalmente come servitore; il suo silenzio davanti al superficiale (sonnambolico) entusiasmo di Joachim ne sottolinea la distanza dalle autentiche inclinazioni del giovane; le sue parole infine dissolvono ogni illusione e aprono le porte alla consapevolezza di un destino estraneo, tanto più detestabile in quanto imposto dalle consuetudini e dall’autorità paterna. Chapeau!
...Continua