Audiolibro (Biblioteca)
Rileggo un nuovo Simenon, con il burbero Maigret ad indagare. Anche se si tratta di un giallo del secolo scorso, devo ammettere che la dose di sospetti, prove, cose dette e non dette è stata dosata con sapienza. Si snoda quindi alla ricerca di un assassino, con l’ombra inquietante di un grosso cane giallo. Il commissario è arguto e umano quanto basta e ci sarà il finale tanto sperato.
Siamo in pieno inverno. L’orologio si prepara a battere le 11. Un uomo, evidentemente brillo, esce dall’Hotel de l’Almiral. Sente l’esigenza di accendersi l’ultimo sigaro. Le folate di vento, però, puntualmente gli spengono un fiammifero dopo l’altro. L’unica è trovare riparo in un portoncino. All’improvviso, il fumatore vacilla, ed è già disteso con la testa nel rigagnolo fangoso. Unico testimone, a parte il doganiere che assiste alla scena da lontano, un cane giallo.
Pane per i denti per l’arguto Maigret.
L’indagine ha come fulcro l’Hotel de l’Almiral con il suo gruppetto di avventori abituali: il viceconsole di Danimarca Le Pommeret, il dottor Michoux, il giornalista Jean Servieres. Al netto delle professioni e delle cariche più o meno altisonanti, i frequentatori dell’Hotel de l’Almiral appartengono alla genia dei perdigiorno convinti di poter fare il bello e il cattivo tempo a Concarneau.
Quando fa ingresso per la prima volta all’hotel, Maigret scorge il cane giallo accucciato ai piedi di Emma, la cameriera del locale, impigliata nelle meschinerie che spesso ingannano l’attesa del grande amore.
Maigret, nei pochi giorni di permanenza, assisterà, nell’ordine, a un tentativo di avvelenamento, a una scomparsa che si rivelerà una messinscena, a un altro avvelenamento, stavolta riuscito.
Sullo sfondo, le ire del sindaco alla ricerca di un colpevole “purchè sia”, la masnada di giornalisti che affollano le sale dell’Hotel de l’Almiral per informare dell’ultimo colpo di scena, la popolazione di Concarneau atterrita per quell’atmosfera mortifera che sembra aleggiare sulla città.
L’apparizione di un energumeno che ha le stimmate del colpevole, di una mamma pronta a fornire l’alibi al figlio, saranno ulteriori nodi, loro malgrado, della matassa che il buon Maigret saprà dipanare. E tutto ciò, facendo ricorso a quella sua metodologia di lavoro così poco ortodossa, fondata com’è sull’intuizione piuttosto che sulla deduzione.
“Arrivando qui,”- spiega sornione al giovane ispettore Leroy che rimane spiazzato dal suo modo di fare – “mi sono trovato davanti a una faccia che mi è piaciuta e non l’ho più mollata”.
Il compassato Maigret, ancora una volta, sembra prendersi gioco di tutti gli investigatori “scientifici” in grado di poter incastrare il colpevole con la sola disamina dell’usura del vestito che indossano.
Il giallo è risolto, facendo ricorso anche a una copertura che consente all’ “umano” Maigret di risarcire un amore per troppo tempo, e con troppa malvagità, avversato.
Più su della media rispetto ai miei precedenti con Maigret, Il cane giallo è un'indagine ambientata in Bretagna, con diversi crimini - ma un solo omicidio - che si susseguono nella cittadina di Concarneau.
Il sindaco vorrebbe che arrestasse subito un barbone, le cui impronte delle scarpe - gigantesche - si trovano quasi in ogni luogo del crimine, assieme a un misterioso cane giallo. La folla, inferocita e convinta che il colpevole sia lui, cerca di farsi giustizia sommaria, colpendo però solo il cane. Ma Maigret scoprirà cosa c'è sotto...
Come al solito non ho gradito il fatto che Simenon si tenga per sé tutto, senza lasciare quasi indizi per il lettore, in modo che Maigret possa fare la sua rivelazione a sorpresa alla fine. Ma per lo meno, in questo romanzo, a un certo punto Maigret fa un riepilogo per il sindaco della città, con crimini e sospettati. E già è qualcosa.
E poi... ma quanti puntini di sospensione... !
Il più classico Simenon, con l'inossidabile Maigret che si aggira tra le nebbie e i selciati umidi di pioggia di una cittadina portuale bretone; taciturno come sempre, affida ad un taccuino che aprirà per noi solo alla fine, i drammi, le ipocrisie, le ambizioni che turbano un piccolo circolo di borghesi di provincia. A fargli da spalla, questa volta c'é un giovane e solerte ispettore, Leroy, con la sua fiducia nella scienza a cui Maigret contrappone la propria pacata comprensione dell'animo umano.
Maigret arriva a Concarneau quando una serie di inspiegabili delitti coinvolge i clienti del Café de l'Amiral: chi sta tentando di far fuori stimati commercianti, speculatori di poca fortuna, nobili d'accatto, scribacchini della stampa locale?
Unico indizio: un cane giallo, sempre presente sulla scena del delitto; unico indiziato: un vagabondo dai piedi enormi. Ma, come al solito, le cose non sono come sembrano e i pregiudizi nascondono spesso una cattiva coscienza …
Il romanzo presenta i tratti tipici del giallo alla Simenon: poca azione, ritmi lenti, tanta atmosfera accompagnano il lettore nel percorso di svelamento che avviene, secondo una formula consolidata, mediante il confronto finale, quando gli indizi sparsi vengono messi a sistema dall'acuta mente del commissario. Forse troppo di fretta, rispetto ai ritmi lenti che la narrazione ha seguito fino ad allora.
Io amo la scrittura essenziale di Simenon e l'atteggiamento di Maigret, forte con i forti e compassionevole con le persone fragili, spesso vittime e per questo delinquono. L'ambientazione poi è sempre superlativa. L'intreccio questa volta l'ho trovato un po' intorcigliato nella seconda parte anche se nel complesso la storia è notevole.
...Continua