Fondamentalmente la traduzione italiana di "Trier om von Trier, Stig Björkman and Alfabeta Bokförlag A.B., Stockholm 1999".
Zeppo di foto in b/n e a colori stampate sulla tipica carta porosa e leggermente paglierina della collana "Piccola biblioteca Oscar Mondadori".
In questo caso di piccolo non c'è nulla. In un formato decisamente grande sia per un oscar - quindi ancor di più per un oscar "piccola biblioteca" - Trier si confessa in una luunga intervista divisa in sezioni (sul modello dell'Io, Orson Welles di bogdanovichiana memoria) a tale Björkman (giornalista cinematografico già autore di face to face con Bergman e Allen), che ha casualmente il nome della Guðmundsdóttir nel suo cognome.
E la cantautrice islandese è la protagonista dell'ultimo film analizzato nel libro che, dicevamo, è purtroppo fermo al 1999 e meriterebbe davvero un bell'aggiornamento alla luce dell'ultima bislacca e straziante maratona ninphomaniaca.
Io comunque l'ho preso in prestito per divorarmi tutto il making of dietro a Riget & Riget 2 (serial non terminato da Von Trier) e naturalmente "Dancer in The Dark (anche sapere dei famosi scontri tra la capricciosa egocentrica Björk e l'egomaniaco depresso regista danese).
Che la Danimarca prevalga!
A Mondadori, sbrigate a ristampare/aggiornare questo intrigantissimo volume (messo in commercio all'epoca con un rapporto qualità/quantità/prezzo davvero molto ma molto interessante).
...ContinuaBel libro-intervista di Stig Bjorkman a Lars Von Trier che secondo il parere del sottoscritto è il miglior regista che l'Europa abbia saputo sfornare negli ultimi 20 anni. Il suo spirito caustico si riconosce tutto, ma si dimostra essere anche simpatico e disponibile. Da leggere per chi vuole conoscere i retroscena dei primi film (fino a Dancer in the dark") del regista danese.
...ContinuaLe domande che fanno a von Trier non sono quelle giuste, inoltre la traduzione è lacunosa. La cosa più bella è la foto di von Trier in quarta nelle vesti di un black block.
Lars Von Trier o si ama o si odia e già questo solo fatto ne denota la grandezza. Personalmente lo amo e credo che sia uno dei più grandi registi della scena contemporanea. Ama prendere in giro il pubblico, facendolo riflettere, ma non si limita a questo, gioca anche con la critica, sempre pronta a giudicare prima del tempo. Con Dogma, di certo, ha preso in giro tutti, ma ha permesso al cinema di fare un enorme salto in avanti dal punto di vista della tecnica, lato sempre molto curato (nel non curarlo), da Trier, che nonostante questo non regge il passo con i contenuti, le sue idee portate sempre all'estremo. In questo libro-intervista Trier confessa molto, anche continuando a nascondersi dietro i suoi amati manifesti.
...Continua