Un indizio su ciò che si troverà fra le pagine di questo grazioso libretto sta già in copertina, nel dipinto dal titolo "Transferencia" che la stessa Carrington dipinse nel 1963. In un'atmosfera a metà tra il trittico delle delizie di Bosch e le visioni inquietanti di Alfred Kubin, notiamo animali fantastici e sproporzionati, una strana costellazione a forma di capro nel cielo stellato, presenze messicaneggianti dagli zoccoli taurini, gatti a profusione, e nel centro del quadro una figura umana asessuata -e l'unica nei toni del grigio- che non si capisce se sia l'artefice delle fantasiosità intorno a sè (ha una bacchetta nella mano) o se ne sia stato intrappolato (un ragno pronto a tessere la tela si appresta a scendere sul suo corpo).
Tutta questa mia premessa perché? Beh, per prima cosa non è una premessa ma di fatto l'impossibilità di raccontare la trama di una storia che, seppur raccontata da Leonora Carrington nella maniera più disincantata possibile, ci porterà dove nessun surrealista prima di allora avesse mai osato addentrarsi.
Oltre alla trama, diciamo, con tante virgolette, lineare, i temi ad emergere sono molteplici e qui li riassumo alla veloce: anarchia, sfacelo climatico, superstizione, femminismo, e per finire direi ossimoricamente Bildungsroman dove al posto dei soliti adolescenti troviamo un manipolo di stravaganti ultranovantenni un po' sorde.
Da leggere se si sono amati questi altri Adelphi: L'altra parte di Alfred Kubin, Lolly Willowes di Sylvia Townsend Warner.
Traduzione notevole di Ginevra Bompiani.
...ContinuaCi sono innumerevoli esperienze che ad oggi ci risultano ancora precluse, una di queste è senz’altro la possibilità di vivere un sogno altrui. Il viaggio onirico di un’altra mente ci può essere narrato attraverso i racconti dei diretti interessati ma per quanto coinvolgenti essi siano, per quanto possano essere abili nella narrazione, difficilmente riusciremo ad averne una immagine vivida.
Questo, naturalmente, a meno che non leggiate anche voi “Il cornetto acustico” di Leonora Carrington.
Possiamo dividere il romanzo in due parti: nella prima l’autrice ci racconta una storia abbastanza lineare anche se a tratti bizzarra e con notevoli guizzi ironici nella caratterizzazione dei personaggi; la seconda parte, invece, è quella del sogno vero e proprio. Pian piano il lettore viene tirato dentro le maglie del sogno (o incubo?) della Carrington e attraversando le diverse fasi del sonno ci si ritrova invischiati in quella più profonda, più intensa, più surreale, quella che in cui noi, di norma, non sogneremmo, ma trovandoci nel sogno di un’altra, non possiamo farne a meno, non possiamo liberarci.
Surrealismo, esoterismo, misticismo, intrighi, misteri, gialli, buoni sentimenti, cattivi sentimenti.. in questo romanzo c’è tutto, anche se la cosa più preziosa è, appunto, la fantasmagorica creatività della Carrington.
Al di là del libro, se ancora non la conoscete, spero vogliate cogliere l’occasione per scoprire l’autrice, io mi sono innamorata a prima vista di questa donna forte e fragile, determinata e profonda che ha vissuto una vita così intensa e pregna di significato da far impallidire tutte le nostre.
Probabilmente mi aspettavo troppo e la delusione è stata totale
Gioiellino scoperto grazie a queste cose che fanno i cciovani, le comunicazioni telematiche a distanza, commenti una rivista, chiedi un consiglio di lettura e dopo mesi bam, scopri un legame psicologico tra lettori.
I tre quarti di questo romanzetto breve sono di una delizia sconfinata: poi però precipita un po' come una oscura falena che si è addormentata su una lampadina e fa l'ultimo volo come un microscopico meteorite. Ma prima della caduta, davvero un curioso miracolo!
La novantanovenne Marion riceve in regalo dalla sua amica Carmella un cornetto acustico, una vera opera d'arte, d'argento con intarsi di madreperla.
E' grazie a questo apparecchio che la vecchina scopre che i suoi parenti vogliono mandarla in un ospizio. Triste destino, ma come dice Marion, sarebbe «un peccato suicidarsi dopo aver vissuto novantanove anni senza aver mai capito niente» (del resto, la madre è ancora viva alla veneranda età di 120 anni).
Dopo aver sistemato i suoi adorati gatti ed aver concertato con Carmella piani avventurosi quanto inattuabili per un'eventuale fuga dalla casa di riposo che l'amica immagina gestita da sordidi aguzzini e con solidissime sbarre alle finestre, si ritrova in un luogo improbabile, dove le ospiti dormono in bungalows a forma di fungo, stivale, orologio a cucù; dove su tutto troneggia il ritratto di una monaca che strizza l'occhio, che è gestito dal dr. Gambit e signora, e che si rivela ben presto tutto fuorchè un ospizio, dal momento che il suo nome è "Confraternita del Pozzo di Luce" e che il suo scopo è arrivare al Controllo del Sè, attraverso il lavoro e il dominio delle proprie emozioni.
Fin qui sembrerebbe una storia di quelle a cui la cronaca recente ci ha abituato, con vecchine rinchiuse in ospizi dediti a fantasiose quanto pericolose pratiche esoteriche, e che vengono ben presto defraudate dei loro averi.
Errore, perchè la vicenda dapprima si tinge di giallo con l'avvelenamento per errore di una delle ospiti (ma in realtà il delitto non viene pienamente risolto), poi si collega alla ricerca del più grande simbolo esoterico di tutti i tempi, il sacro Graal, e qui si scoprono riti iniziatici, culti dedicati alla dea Ecate, e la vera storia della monaca rappresentata nel ritratto che tanto aveva incuriosito Marion: la Badessa Rosalinda Alvarez Cruz de la Cueva.
Il Graal verrà recuperato, ma questo causerà una nuova Era glaciale, e una speranza di rinascita arriverà dalla nascita di una cucciolata di licantropi (avrete mica pensato che si trattasse di teneri micetti?).
Detta così, la trama sembra scritta sotto effetto di droghe andate a male... In realtà è un libro godibilissimo, ironico, per certi versi profetico (è stato scritto nel 1974), con citazioni dalla letteratura gotica (l'amica di Marion si chiama Carmella, ed è difficile non pensare a Carmilla, protagonista dell'omonimo racconto di Le Fanu), dove alla fine tutto torna, e sembra anche logico. Del resto, se l'autrice, Leonora Carrington, è stata forse l'unica esponente donna di qualche rilievo del movimento surrealista, un motivo ci sarà.