Libro vivacissimo e incredibile. La lettura è fulminea, non si riesce a smettere tanto si viene travolti dall'autobiografica, tragica storia di Carlotto.
Non manca l'ironia che abbinata alla tragicità degli eventi è davvero lacerante.
Complimenti.
Interessante conoscere la storia giudiziaria di Carlotto
In questa autobiografia l’autore racconta gli anni della latitanza, la scelta di tornare in Italia e gli ultimi anni della sua battaglia giudiziaria. Il racconto inizia con l’arresto di Carlotto avvenuto in Messico nel 1985 a causa del tradimento da parte del suo avvocato e i ricordi indelebili del periodo trascorso nelle carceri di Calle de soto. Prima di approdare il Centro America Carlotto era però fuggito in Francia dove ha potuto godere dell’aiuto e della protezione degli esuli e non solo presenti nella capitale francese. La nostalgia per la famiglia e per la vita perduta trovano sfogo in una pericolosa bulimia che provocherà oltre ad un notevole aumento di peso anche a numerosi problemi di salute che gli saranno utili per evitare il carcere una volta rientrato in Italia in attesa del processo. Il racconto si chiude con la fine della sua storia d’amore con Alessandra, la fidanzata che prima e durante la latitanza che lo ha aiutato e supportato in ogni modo durante quegli anni difficili per poi abbandonarlo dopo l’ultimo arresto. Il libro è molto scorrevole e a tratti divertenti, soprattutto quando racconta le mille peripezie per mantenere la sua identità segreta alle autorità francesi e messicane. A mio parere scade un po’ nel patetico quando illustra i suoi progetti suicidi in caso di ulteriore condanna da parte dell’autorità giudiziaria. Il testo è piuttosto breve anche perché Carlotto non spiega mai di quale reato è imputato, non racconta la sua versione dei fatti e se da un lato questo è apprezzabile perché non trasforma la narrazione in un pamphlet in sua difesa, dall’altro concede troppo al vittimismo. Parla di sé come di un innocente perseguitato senza dare modo al lettore di sapere quali sono le prove a suo carico.
...Continuatecniche di sopravvivenza di un personaggio ambiguo! Rifugiato politico? appendice di una stagione storico-politica discutibile? graziato da un presidente della repubblica! Il resto lo sa solo l'uomo Carlotto. Comunque da leggere.
Non mi è piaciuto questo primo, autobiografico libro scritto da Carlotto, apparso nel 1994, subito dopo la conclusione della sua vicenda giudiziaria che lo vide protagonista con la sospirata concessione della grazia da parte del Presidente della Repubblica. Non mi è piaciuto il racconto (di pezzi) dei 17 anni trascorsi in parte in carcere e, in gran parte, come latitante, prima in Francia e poi in Messico, soprattutto per 2 motivi. In primo luogo, come ha giustamente notato qualcuno dei recensori che mi ha preceduto, Carlotto non affronta minimamente i fatti delittuosi che portarono alla sua incriminazione e, dopo un'assoluzione in primo grado, alla sua condanna negli altri due gradi di giudizio (la morte violenta di una giovane studentessa a Padova nel 1976). Avrebbe potuto narrare la sua versione dei fatti, avvalorando in tal modo la propria innocenza, che ha sempre proclamato con tanta convinzione. In questo senso, il libro è ellittico, omette una parte rilevante della vicenda umana e giudiziaria,dilungandosi invece fin troppo nel racconto delle vicissitudini burocratiche che costellarono la revisione del processo - queste sì, vicende effettivamente paradossali e sintomatiche della lentezza e del malfunzionamento dei tribunali italiani (ma niente a che vedere, comunque, con il calvario, ad esempio, di Enzo Tortora, che pagò con la vita la malagiustizia italiana).
In secondo luogo, non mi è piaciuto affatto quel tono generale da "radical chic", da beniamino della sinistra italiana intellettualoide e salottiera che , quasi a scadenze regolari, nel nostro Paese vede mobilitarsi uno stuolo di giornalisti, scrittori e corifei vari con campagne di stampa e petizioni per affrettare la scarcerazione di personaggi condannati per crimini violenti (i vari casi Sofri, Baraldini, Battisti e via elencando). Non sto dicendo che Carlotto appartenga al novero dei criminali (anche se ha subito due condanne): sono anzi dell'idea che egli sia innocente rispetto all'omicidio della Magello, ma ciò che non accetto è che debba essere portato in palmo di mano dagli intellettuali solamente perché esponente di una certa parte politica. Inoltre, dal libro si capisce che durante la latitanza, al netto della precarietà e del senso di costante insicurezza che l'essere ricercati dalla polizia comporta, Carlotto non si è fatto mancare nulla: lauti pasti in ottimi ristoranti (ingrassò circa trenta chili in pochi mesi, come scrive lui stesso), flirt frequenti con donne avvenenti, accoglienze calorose e assistenza economica e non solo da parte dell'ambiente sindacale e della sinistra radicale, frequenza dell'università (si iscrisse alla facoltà di Storia a Città del Messico) e perfino - come ammette con la massima naturalezza l'autore - il sostegno economico dei propri genitori. Anche il cattivo stato di salute che portò Carlotto, una volta rientrato in Italia nel 1985 (non per sua volontà, ma solo perché tradito da un furbo avvocato messicano che lo "vendette" agli agenti federali), alla sua precoce scarcerazione per motivi di salute, sbandierata dai sinistrorsi nostrani come motivo grave per affrettare la concessione della grazia, non era che una conseguenza della bulimia di origine nervosa che Carlotto si fece venire per la depressione una volta dietro le sbarre. Insomma, dal racconto trapelano diversi particolari che collidono con l'effigie da santino che la sinistra nostrana (e anche europea) ha voluto fare di quest'uomo. Ma il discorso qui rischia di diventare troppo lunbgo...
Lo stile è molto semplice, colloquiale, non privo di una certa efficacia retorica, come un amico che racconta aneddoti della sua vita sedendo intorno al fuoco in una sera d'estate.
Di Carlotto apprezzo molto di più i lavori successivi, in particolare i suoi noir ambientati nel suo (e mio) Nordest, dei cui vizi e virtù sociali si è dimostrato osservatore attento e preciso, oltre che efficace narratore.