Dopo La forma dell'acqua e Il cane di terracotta questo è il terzo «giallo» di Andrea Camilleri ad avere come protagonista Salvo Montalbano, il commissario di stanza a Vigàta, «il centro più inventato della Sicilia più tipica». Questa volta Montalbano - preoccupato peraltro di evitare la promozione a vicequestore, che significherebbe compromissione burocratica e rinuncia ai propri capricci investigativi - sospetta l'esistenza di un collegamento tra due morti violente: quella di un tunisino imbarcato su di un motopeschereccio di Mazara del Vallo e quella di un commerciante di Vigàta accoltellato dentro un ascensore. Per Camilleri la Sicilia di oggi è fonte continua di ispirazione e di scoperta, di intrecci di romanzo poliziesco e di osservazioni su di un costume magari inquietante ma certamente non statico; soprattutto gli suggerisce un linguaggio, una parlata mai banale né risaputa. Tutto il contrario delle metafore viete e irritanti adoperate dagli uomini dei servizi segreti con i quali Montalbano si trova a scontrarsi duramente: figure retoriche sempre più incapaci di reggere il discorso della «ragion di stato» quando ormai, come osserva il nostro commissario, «praticamente serviamo due stati diversi».
...ContinuaViaggio nelle origini della saga di Montalbano, qui ancora 44enne. Come sempre incalzante, ma con una Livia un po' troppo pesante.
Divertente questo Camilleri, complice soprattutto l'atmosfera siciliana che intelligentemente getta in quel di Vigata, paese-palcoscenico ideale per mostrare personalità volti tic di varia umanità.
L'equilibrio della storia è retto dall'alternanza tra le indagini su un omicidio e le scaramucce verbali tra il commissario e i suo colleghi poliziotti. Nel mezzo, affari di cuore e di famiglia di un Montalbano sempre meno propenso a rinunciare ad una buona mangiata, in qualunque occasione.
Tutt'altra aria rispetto alla serie tv cominciata vent'anni fa, che, be', almeno nelle prime puntate (non so se poi è migliorata) ha un andamento sullo stitico andante.
...ContinuaCamilleri è maestro per come ha saputo "inventare" una lingua sicula comprensibile anche al resto degli italiani. La sua abilità nell'uso della parola e del suono è il segno della sua maestria. Il personaggio Montalbano è ben delineato e si apprezza nelle sue sfaccettature anticonvenzionali. Un po' in sottotono la trama che sconta il confronto che altri grandi della tessitura.
Una bella lettura, imprescindibile per apprezzare Camilleri.
Ingredienti: due delitti apparentemente scollegati, una donna scomparsa ed il suo bambino come unico collegamento tra le vittime, un movente sospeso tra gelosia e contrabbando, un contorno di prelibatezze culinarie, lettere anonime, affetti privati e servizi segreti.
Consigliato: a chi fa il suo dovere sul lavoro cercando di sfuggire alla realtà quotidiana, ai figli che hanno perso i padri e ai padri che non hanno avuto figli.