Questa è la sesta volta che leggo del Bardo thodol, è la versione più completa che abbia mai trovato e quella tradotta meglio, inoltre con il commento di uno degli ultimi eruditi al mondo SS il XIV Dalai Lama
Solo la luce spendente della consapevolezza ci potrà salvare in vita e durante il Bardo.
Notevole l'introduzione di Tucci.
"Per i Tibetani la morte è o il cominciamento di una nuova vita, come accade per le creature che la luce della verità non rigenerò e trasse a salvazione, o il definitivo disparire di questa fatua personalità - effimera e vana come il riflesso della luna sull'acqua - nella luce indiscriminata della coscienza cosmica, infinita potenzialità spirituale."
...ContinuaLetto nella versione Tea in cui Giuseppe Tucci riporta solo tre capitoli del Bardo Todol (Il libro tibetano dei morti), a sua detta tra i più interessanti. E dopo una lunghissima e noiosa introduzione che riassume il libro eccoci difronte a un manualetto da consultazione per dare indicazioni al morente e sapere se e tra quanto si sta per morire.
Non mi ha fatto impazzire perché sembra un manuale di montaggio, una lista, molto ripetitiva, di cose da sapere, tuttavia ho trovato qualcosa di interessante sulla religione tibetana, impregnata di tante divinità che possono apparire buone o cattive pur rimanendo sempre proiezioni della nostra mente.
In questo corpus c'è della verità e della superstizione, sintomo di testi diacronici messi insieme in un solo libro.
Infine, ho trovato alcuni spunti interessanti di meditazione, ma nel complesso non lo consiglierei.
Lettura discontinua, non sempre semplice a causa della divergenza culturale o forse spirituale.
Nella prima parte viene spesso ricordato di trovare un buon maestro e di seguire una via retta. Nella seconda parte invece si affastellano immagini e passaggi complessi. Rituali da seguire con scrupolo per indirizzare l'anima del defunto verso la chiara luce, affinché non si smarrisca nuovamente nel ciclo delle reincarnazioni.