Inizi a leggere questa raccolta di articoli/saggi e vieni folgorato. Dici a te stesso: wow, Saunders è un genio. In effetti è acuto, innovativo, riesce a farti vedere le cose sotto un aspetto di cui te non ti eri neppure reso conto. Il problema è che questa sensazione dura solo per un paio di episodi qui riportati. Quando l’argomento diventa noioso, Saunders non riesce a renderlo attraente. Questo getta un’oscura visione anche a quanto letto precedentemente, in quanto viene da domandarsi se tutta la brillantezza notata prima non fosse solo dovuta ai temi trattati. Ovviamente non è del tutto vero, questo è ovvio. Alcune considerazioni non sarebbero state fatte da tutti, e pochi sarebbero stati capaci di farti riflettere in modo così maturo su argomenti così profondi. Alla fine questo Megafono spento ti lascia u po’ di amaro in bocca per quanto il saggio del titolo ti aveva fatto sperare e che invece non riesce a mantenere per tutta la raccolta. Ma in fondo si sa: le raccolte sono così, difficilmente riescono a conservare un livello costante per tutta la propria lunghezza. Bisogna prenderne i punti più alti, quelli riusciti meglio. E in questo libro un paio, o forse qualcosina di più, ce ne sono.
...ContinuaSerie piuttosto discontinua di articoli su vari argomenti di un noto saggista liberal. Alcuni sono acuti e offrono un quadro attendibile della situazione, altri risultano lontani dai nostri canoni, troppo "americani" per essere godibili. Particolarmente interessanti gli articoli che riguardano le milizie private che presidiano il confine tra Texas e Stati uniti.
...Continuahttps://readyng.wordpress.com/2015/03/17/il-megafono-spento/
Saunders ha una visione molto chiara di come va il mondo e ancora più chiara di dove deve andare la letteratura. Raccolta di pezzi nello stile del Wallace di Tennis TV Trigonometria e Tornado ecc (i due si piacevano e stimavano reciprocamente), facile da leggere. Molto belle le recensioni di Mattatoio 5 e Huck Finn
...ContinuaNB La recensione mi è sfuggita di mano, come mi ha fatto notare la prima persona che si è avventurata nella lettura.
Quando mi sono accorto che sviscerare ogni singolo saggio di questa raccolta non era stata una buona idea ero arrivato alla fine e non mi andava di buttare via tutto.
Una dritta: ogni commento è indipendente, quindi è possibile spiluccare qua e là.
L’uomo col megafono
Le storie migliori nascono da una misteriosa spinta verso la ricerca della verità, insita nel racconto che ha subito una revisione approfondita; sono complesse, spiazzanti, ambigue; tendono a rallentarci anziché velocizzarci. Ci rendono più umili, ci fanno immedesimar con persone che non conosciamo.
Una critica molto dura ai mezzi di informazione statunitensi che hanno gradualmente abbassato il livello qualitativo, facendo in modo che il pubblico si abituasse e richiedesse sempre meno impegno e sempre più non-notizie veloci da assimilare e dimenticare.
In questo modo è venuto meno il linguaggio alto, indice di ragionamenti complessi e viene accettato normalmente e senza critiche ciò che è stupido e banale.
La nostra campagna in Iraq è stata un fallimento letterario, nel senso di fallimento dell’immaginazione. Una cultura capace di immaginare in termini complessi è una cultura umile.
Saunders porta poi il suo ragionamento su un esempio eclatante, il modo in cui è stata venduta mediaticamente la guerra in Iraq del 2003, un trionfo della retorica semplicistica del giornalismo americano, che ha creato uno stato di paura immotivata per giustificare.
Perché il discorso aggressivo, ansiogeno, patetico, conflittuale sia più redditizio del suo contrario è un mistero.
L’autore evita qualsiasi interpretazione in chiave complottistica, preferendo una spiegazione basata sul fatto che persone di grande cultura e ottimi studi si adeguino, per lavorare, ad abbassarsi e a propinare al pubblico tutto questo.
Quando il governo vuole fuorviarci, si rivolge ai media; quando i media si infervorano per una determinata storia (cioè fiutano l’impennata degli ascolti) influenzano il governo.
Saunders non è però disfattista: è convinto che si possa portare avanti una battaglia contro la banalità compiaciuta e anche vincerla non con una comoda ondata correttiva di Moralismo, ma con delle piccole dosi di specificità e aplomb e logica sensata, somministrate col contagocce, da molti di noi, in simultanea.
La nuova Mecca
Il consumismo è connaturato nell’uomo.
Reportage di un viaggio Dubai, la città postmoderna per eccellenza, in cui Saunders intravvede addirittura una speranza di pace nel mondo.
Le vecchie barriere – di nazione, razza, religione – saranno abbattute dal meticciato e dai mass media, dalla Cultura Globale dell’Edonismo.
L’autore non si limita, però, a conoscere il turismo “esagerato” ma guarda dietro le facciate, incontrando i lavoratori immigrati che cercano di accumulare denaro per tornare nei Paesi di origine a realizzare i propri progetti, primo fra tutti il matrimonio.
Il Medio Oriente ricorda la Russia di inizio Novecento: sta cercando di tenere a bada la rivoluzione in un luogo dove enormi ricchezze sono state sottratte alle masse dall’avidità della classe dirigente.
Il discorso viene ampliato con una riflessione sulla lotta al terrorismo, ricordando un combattente talebano che è cresciuto e non si è mai mosso da quella che in sostanza è l’Appalachia dell’Afghanistan.
C’è un passaggio che può sorprendere i pensatori radical chic: l’America non è odiata, anzi.
I poveri e i semplici del mondo ci ammirano, sono innamorati della nostra audacia, sperano che i valori assurdamente positivi che noi abbracciamo vengano messi in pratica nel resto del mondo. Quando li deludiamo – quando ci andiamo giù un po’ troppo duro, uccidiamo degli innocenti – rischiamo di deluderli amaramente e di inimicarceli.
Grazie, Esther Forbes
Una frase, sembrava credere la Forbes, non doveva solo dire qualcosa, ma dirlo anche in maniera unica, vivace.
La nascita di uno scrittore grazie alla suora di una scuola cattolica che consegna a un suo studente delle elementari il libro “Johnny Tremain” di Esther Forbes: una rivelazione letteraria per Saunders, che scopre un linguaggio nuovo e il modo di trasformarlo in una storia narrata.
Il mondo, cominciai ad accorgermene, cambiava a seconda di cosa dicevi e di come lo dicevi.
Saunders ci ricorda che comunque la letteratura non è solo una cosa per “addetti ai lavori”, ma la lezione che dà è valida per tutti, e nella vita quotidiana.
Lavorare sul linguaggio ci permette di riconoscere le balle che raccontiamo (e che si raccontano gli altri). Se impariamo a riconoscere una frase autentica, quando ne spunterà una falsa si alzerà la bandierina. Migliorando la nostra prosa, discipliniamo la mente, affiniamo la logica e soprattutto scopriamo cosa pensiamo davvero. Ma questo esercizio richiede tempo.
Panorama della letteratura
La riflessione non ha nulla a che vedere con il titolo ma riflette sull’esistenza, nel mondo, delle nazioni fluide che riuniscono gli uomini su opinioni, passioni, esperienze di vita comuni.
Il signor Vonnegut a Sumatra
A ventitré anni, pur essendo fresco di ingegneria, non avevo letto praticamente un tubo.
La crescita di uno scrittore. Grazie alla lettura di “Mattatoio n.5” di Kurt Vonnegut, Saunders ha una seconda rivelazione letteraria, che gli permette di liberarsi dall’idea preconcetta di “romanzo classico” e scoprire che si può parlare in modo drammatico di guerra senza scrivere un libro di guerra.
Scrivere consisteva, in quella fase del mio apprendistato, nel cimentarmi in tutto ciò che mi veniva meno naturale.
Da Vonnegut impara la più importante lezione di stile: non è uno stile predeterminato o obbligato che permette allo scrittore di raccontare, ma è quello che lui stesso vuole raccontare che conta.
Sai quello che sai, e questo sapere continuerà a pervadere le tue storie, per quanto scanzonato o comico o minimalista sia il tuo stile, o per quanto tu rifugga la mimesi. Meglio dire poco che troppo, se poi rischi di dire il falso.
Nostalgia
Perché questi feti stranieri non sono stufi. Sono innocenti com’eravamo io e i miei coetanei, quando eravamo feti, nell’epoca idilliaca ormai dimenticata in cui i feti americani calcavano il pianeta come giganti candidi e spensierati, studiando l’algebra e leggendo i classici.
Riflessione sull’uso e sull’abuso del sesso e della violenza esplicita nei media, negli spettacoli, nelle canzoni, che fa sì che perfino un autore che si dichiara progressista finisca per sentirsi bacchettone nei confronti dell’eccesso.
Un eccesso che rischia di assuefare i bambini più piccoli, portandoli velocemente alla noia e all’indifferenza.
La grande muraglia
Il traffico degli esseri umani rende più della droga.
Reportage di un viaggio lungo la frontiera tra Messico e Stati Uniti, per incontrare migranti, ronde di cittadini contro l’immigrazione, persone di buona volontà che aiutano chi attraversa la frontiera senza nient’altro che una speranza.
John è un pastore da anni impegnato nell’assistenza dei migranti e dice:
”Il fatto è che la Bibbia a leggerla non ci va mica tanto leggera su quello che è il nostro dovere verso i bisognosi. D’accordo, c’è la legge, e andrebbe rispettata, ma esiste anche una legge superiore.”
Mentre sua moglie Abby spiega che il dibattito sull’immigrazione è troppo sganciato dalla realtà. E, come al solito, le astrazioni fanno perdere il rapporto con le persone, con ogni persona.
Tra l’altro, un’America che si oppone ai migranti si oppone ai suoi stessi valori fondativi. Saunders lo comprende nell’incontro con il signor Rodriguez.
Se questa non è la classica storia americana, ditemi voi cos’è: un uomo che si costruisce un avvenire dal niente, lavorando giorno e notte, senza un’istruzione, senza aiuti dal governo, senza vantaggi esterni di nessun tipo, e senza secondi fini.
Saunders non trascura di ascoltare “la controparte”, comitati spontanei di cittadini che organizzano manifestazioni e ronde, il più delle volte amplificati senza ragione dai media.
Una manifestazione in moderno stile americano: affluenza poca, telecamere tante.
La “missione” con una di queste pattuglie dà origine a un racconto comico più che altro, vista l’imbranataggine generale di questi paladini della legalità – la loro. E permette di conoscere, sotto le scorze dure, persone fragili e sole.
Siamo d’accordo sul fatto che l’Accordo nordamericano di libero scambio è uno schifo, ma per motivi diversi: io dico che penalizza il piccolo agricoltore messicano, loro dicono che prefigura una mega-nazione tipo Unione Europea.
Esperimento mentale
Una riflessione su un tema “classico”, ovvero quanto influiscano le condizioni ambientali e i casi della vita nella formazione della persona – e un invito a non essere troppo severi nel giudicare gli altri.
Il criceto perfetto
Un racconto può essere inteso come una serie di piccole stazioni di servizio. L’obiettivo principale è far compiere al lettore un giro di pista; cioè farlo arrivare alla fine della storia. Qualsiasi altro piacere che una storia può offrire (tema, personaggi, morale edificante) dipende da questo. (Nota personale: Carver ha scritto racconti non attenendosi a nessuna di queste regole.)
A partire dal racconto “The School” di Donald Barthelme, una breve lezione su come si può scrivere un racconto.
”Lo scrittore”, disse Donald Barthelme, “è colui che, quando si mette al lavoro, non sa cosa fare”.
Gli Stati Uniti di Huck
Nell’epoca in cui Whitman ed Emerson attribuivano la salute della democrazia americana alla sua inclusività verso il basso, arrivò Huck Finn, un libro talmente inclusivo verso il basso da essere messo all’indice dalla biblioteca di Concord perché “trattava una serie di esperienze non edificanti”.
Saunders si cimenta in una vera impresa: trovare qualcosa di nuovo da dire sul libro più sviscerato, dissezionato e commentato della letteratura americana: “Le avventure di Huckleberry Finn” di Mark Twain.
Di Twain già Francis Scott Fitzgerald aveva detto in maniera mirabile: ”I suoi occhi furono i primi occhi che, senza essere stranieri, ci guardarono con obiettività”.
In fin dei conti si tratta di un altro articolo in cui Saunders, parlando di un’opera altrui, riflette sulla sua condizione di scrittore.
Ora, va bene una coincidenza, la vita ne è piena, ma la disponibilità del lettore a digerirne una è inversamente proporzionale al bisogno che ne ha lo scrittore.
Mette in guardia, con la dialettica tra Huck Finn e Tom Sawyer, una dialettica che percorre tutta la storia americana, sul pericolo che possono celare i libri.
La differenza fra Tom e Huck sta nel fatto che Huck crede nella realtà di quello che vede e sente. Tom crede in quello che ha letto sui libri, o meglio, nei concetti che ha desunto dalla lettura dei libri.
Laddove Tom è sicuro, Huck ha un dubbio. Laddove Huck spera, Tom presume. Laddove Huck offre, Tom nega. Queste due parti della psiche americana sono in conflitto dagli albori della nazione e, adesso che ci penso, queste due parti della psiche mondiale sono in conflitto dagli albori del mondo.
Il racconto pone gli Stati Uniti a confronto con la loro storia passata, fatta anche di schiavitù, razzismo, discriminazione. Saunders è come sempre onesto intellettualmente e dice: Dio aiuti la cultura che finge di non vedere le stupidaggini commesse nel passato e cerca di occultarne le prove.
La conclusione del saggio è l’ennesima sferzata all’America di oggi.
Come si può essere davvero liberi in un paese violento e stupido come il nostro? Il libro è ancora attuale perché ce lo stiamo ancora chiedendo.
Piccolo Buddha
Sapete quella sensazione a fine giornata, quando svanisce l’ansia per le cose da fare e, forse per la prima volta da ore, vedete un po’ più chiaramente le persone a cui volete bene e i modi in cui, durante quella giornata, le avete leggermente ignorate?
Reportage di un viaggio in Nepal per incontrare un monaco adolescente che ha vissuto immobile e senza mangiare per settimane.
La scoperta di una spiritualità semplice che, pur con lo scetticismo che la circonda, sa risvegliare un profondo senso religioso nella gente.
E Saunders non ne resta immune, approfittando del viaggio e delle questioni che suscita per prendersi del tempo per riflettere sulla sua propria vita.
Manifesto
Riprendendo i concetti di “Panorama della letteratura”, Saunders scrive il programma per un’organizzazione “eversiva”: Quelli Contrari A Uccidere Per Un’Astrazione (CUA), una nazione fluida di uomini quotidianamente impegnati a rendere il mondo migliore.
Con uno stile ironico, anche nell’affrontare temi forti, Saunders incoraggia ad andare avanti anche se il bene non fa rumore, anche se non fare il male non fa notizia.
Mentre scendeva la sera, i nostri membri non hanno covato sentimenti di rabbia né di odio, e laddove è successo, hanno pregato, meditato o confidato questi sentimenti a un amico, fino a farli svanire o ritenere sintomo di una tristezza più profonda.
Dagli albori del mondo, portiamo avanti la nostra opera senza clamori, frenando l’impulso a generalizzare, insistendo sull’importanza dell’individuo rispetto al gruppo, del concreto rispetto all’astratto. A dire la verità, siamo stanchi. Noi lavoriamo. Vorremmo solo un po’ di pace e tranquillità.
Siamo in tanti. Siamo in tutto il pianeta. Anzi, siamo molti più di voi. Anche se fate più chiasso, anche se increspate per un attimo l’acqua della vita, noi dureremo e vinceremo.
Unitevi a noi.
Resistere è inutile.