Lo stile con il quale è scritto questo romanzo poliziesco non mi ha molto ben disposta; l’ho trovato pesante, ridondante, ripetitivo e malamente infiorettato.
L’idea di partenza, per quanto non sia la prima volta che mi capita sotto gli occhi, è buona. Ho però avuto più d’una volta il sentore che, dopo aver pensato alla possibilità di un mistero apparentemente senza soluzione, ne sia rimasto invischiato a sua volta. Infatti ho trovato abbastanza poco plausibile la spiegazione, in particolar modo l’idea dell’incubo mi è parsa traballante.
Ho cercato di immaginare questa donna (la signorina Stangerson) che, dopo essere stata aggredita, quasi strangolata, dopo aver a fatica fatto fuggire il suo aggressore sparandogli addosso e ferendolo, in pochissimo tempo (l’autore parla di istanti, ma è ben più probabile si tratti di una manciata di minuti) si riprende dallo shock dell’aggressione, pensa a far fuggire l’aggressore stesso, richiude le finestre, si camuffa per non far notare i segni sul suo collo al padre e si mette a lavorare come se niente fosse fino a mezzanotte... Del tutto improbabile.
Lei, inoltre, ha colpito l’aggressore al palmo della mano, facendolo sanguinare. Ora, non sono granché sicura di che forma possa avere un osso di montone, ma in quanto arma da botta suppongo che disponga di un’impugnatura più lunga e sottile e di una estremità più grossa e pensante (con la quale si colpisce). Se l’aggressore è ferito al palmo della mano, è logico aspettarsi che la parte dell’arma che si macchia del suo sangue sia l’impugnatura, non certo il lato pesante che fa da corpo contundente. Invece gli inquirenti hanno trovato del sangue sul lato che si suppone si sia scontrato con il cranio della vittima... Io sospetto che ci sia qualche passaggio sbagliato nella trama.
Poi, la sera lei spara un colpo di pistola contro l’aggressore, e NESSUNO lo sente. La notte, per sbaglio, lascia cadere a terra la pistola, dalla quale parte un colpo, e TUTTI lo sentono. Le finestre erano chiuse in entrambi i casi. Altri dubbi.
E ancora: Rouletabille cena con Larsan; è completamente persuaso della sua teoria sul colpevole, quindi ne approfitta per tener d’occhio il suo sospettato, perché sa che quella notte si muoverà per portare a compimento il suo piano. Poi il malvivente, alla fine della cena, accusa malori e si addormenta di botto (apparendo narcotizzato). Allora Rouletabille che fa? Ovvio: lo lascia solo e va a prepararsi per fare la guardia alla signorina in pericolo. Cosa?! Ma se SA che è Larsan quello con le cattive intenzioni, che cosa fa? Lo perde di vista dopo che, inspiegabilmente, è crollato addormentato? Che problema ha? Primo: se la signorina Stangerson lo ha narcotizzato, non si deve più preoccupare di sorvegliare i corridoi, perché non ci saranno tentati omicidi per quella sera. Secondo: se non è stata la signorina Stangerson a narcotizzarlo, allora è palesemente un bluff! E quindi, cortesemente, non se ne va lasciando campo libero al suo UNICO sospettato. A meno che non sia idiota (cosa che in realtà inizio a credere con una certa insistenza).
Bene, ora solo un unico altro dubbio, l’ultimo: la signorina Stangerson è stata aggredita due volte, sopravvivendo a entrambe (che fortuna sfacciata, questa donna, sopravvive persino agli incubi che la fanno quasi fuori). Allora, gentilmente, che motivo c’è di scrivere ASSASSINO? Si presuppone che assassino sia una persona che ne uccide un’altra. Se non c’è un morto, non c’è omicidio; se non c’è omicidio non c’è nemmeno un assassino. Tuttalpiù c’è un aggressore. Invece fin dal primo capitolo l’autore non fa che sbandierare ai quattro venti la parola “assassino”, in un caso in cui nessuno ha ancora ucciso nessuno. Alla fine uno muore (e non mi è ancora chiaro perché), ma ne è già passata di acqua sotto i ponti per giungere a un omicidio, e comunque viene addebitato ad altri, e non a quello che tutti chiamano assassino senza cognizione di causa.
...ContinuaGran bel romanzo giallo, divertente e strutturato in maniera abbastanza originale. Oltre ad essere uno dei migliori misteri da "stanza chiusa" per l'originalità di come si risolve l'engima finale, è un libro che si fa leggere in scioltezza, e a Leroux si perdonando anche un paio di trovate forse troppo inverosimili e qualche personaggio tagliato con l'accetta. Ogni appassionato di gialli dovrebbe leggerlo.
...Continuaconsiderato uno dei padri del giallo, preferico di gran lunga agatha christie...
datato e quindi non competitivo con la letteratura contemporanea (già solo per metodi di indagine e comunicazione), non sempre risulta coerente con la logica dei personaggi e delle situazioni.
l'enigma iniziale almeno ha una soluzione sensata (meno credibili le motivazioni dei personaggi, ma comunque...), mentre il secondo enigma, diciamo quello del corridoio, è meno interessante e secondo me l'autore ne poteva fare a meno. il tono del libro è fastidioso come in tutte le opere di leroux.
...ContinuaL’inizio non è male, diciamo che il mio interesse è stato tenuto alto dal mistero, come ha fatto l’assassino uscire da una stanza senza essere visto?
Però, c’è un però…questo è durato fino ad un certo punto…già prima (molto prima) di metà libro, se si sono letti alcuni altri libri gialli un po' datati, penso ad esempio a Dieci piccoli indiani ma non solo,
si può facilmente intuire che se non ci sono veri indizi i casi non possono essere tanti: o la vittima ha inscenato tutto, o il colpevole è una persona che frequenta abitualmente il luogo in cui è avvenuto il delitto, o è qualcuno di conosciuto ma con un’identità segreta…et voilà…mistero svelato.
Io avevo praticamente scartato la prima possibilità ma avevo tenuto valide le altre due con l'ultima più probabile...e...sorpresa sorpresona...era proprio quella.
Inutile dire che poi ho trovato la lettura abbastanza noiosa...magari all'epoca avrà avuto anche successo, ma a me sinceramente non ha detto più di tanto.
Decisamente meglio la Christie, per quel poco che ho letto di suo.