"La cosa più impellente è che l'identità delle donne deve presupporre la loro 'bellezza' perché restino vulnerabili all'approvazione esterna e siano costrette a mettere allo scoperto quella caratteristica vitale e sensibile che è l'autostima".
Un libro che tutte le donne dovrebbero leggere arrabbiandosi e sbigottendosi per la facilità con cui siamo state manipolate facendoci sentire sempre "sbagliate".
Peccato che sia stato scritto nel 1990, ce ne sarebbero di cose da aggiungere negli ultimi vent'anni, non certo positive, purtroppo..ma ben venga questa consapevolezza.
"Le donne si deprogrammano solo considerando la follia come imposta dall'esterno, e rendendosi conto che colpisce la loro mente attraverso giochi psicologici di infimo ordine. Se una donna capisce di essere stata sottoposta a un indottrinamento religioso che si serve di tecniche collaudate per il lavaggio del cervello, può provare compassione per se stessa invece che disgusto, e incominciare a vedere dove e come è cambiata la sua mente. "
Vent'anni dopo la pubblicazione di questo libro non ci siamo ancora liberate dall'imperativo della bellezza: protestiamo contro i modelli proposti dai media, vogliamo più visibilità per le donne reali, ma continuiamo a sprecare soldi per creme inutili, a patire la fame e a vergognarci del nostro corpo. Un corpo che nella maggioranza dei casi non ha proprio niente di sbagliato ma che veniamo insistentemente spinte a odiare e modificare se non corrisponde al modello giovane-magra-perfetta. Il mito della bellezza porta via alle donne soldi, tempo ed energie, ma anche l'autostima e la consapevolezza che per essere amate e desiderate non devono cambiare, vanno benissimo così come sono.
Quando ci preoccupiamo delle rughe o di come sarà il nostro corpo dopo una gravidanza dovremmo chiederci perché crediamo che questi cambiamenti naturali siano brutti, l'insicurezza e il disagio che proviamo sono indotti ed evitabili, ma dobbiamo reagire e smetterla di subire tutto questo passivamente. Il cambiamento deve partire da noi, perché il mito della bellezza non è sostenuto solo da ragioni economiche e politiche ma anche dalle donne stesse, che invece di aiutarsi usano i modelli imposti per giudicare e svalutare le altre donne.
Mi è stato chiesto se questo è un libro "da femmine", la risposta è no. Non solo perché la bellezza viene analizzata come veicolo di valori sociali e culturali, quindi dovrebbe interessare tutti, ma anche perché se qualcosa è cambiato negli ultimi vent'anni è proprio l'attenzione del mondo pubblicitario verso l'universo maschile, che si è rivelato altrettanto vulnerabile e ora si becca la sua dose di creme inutili, articoli sulle diete e modelli impossibili a cui aspirare, con conseguente diffusione di disturbi alimentari e insicurezze sessuali.
...Continua