Il Palazzo Bonbon , il cui nome si deve ad Agrippina Fëdorovna Antipova della cui vita e del cui marito Pavel Pavlovič Antonov si apprenderà nella parte iniziale della narrazione , è caratterizzato , ancor più che dal variegato campione di umanità che occupa i vari appartamenti , dalla quantità di rifiuti maleodoranti abbandonati in ogni giorno dell’anno lungo il muro del giardino dell’acacia rosa .
Un romanzo senza una precisa trama , basato totalmente sugli inquilini di una costruzione una volta signorile ma ormai piuttosto dimessa eretta in un quartiere dove una volta c’erano due cimiteri , che disegna uno spaccato di vita in una città caotica e pulsante come Istanbul.
Un caleidoscopio di gustosi personaggi dai nomignoli improbabili come la facoltosa Ethel la Fica che nonostante non sia bella riscuote un grande successo fra gli uomini , oppure Igiene Tijen con le sue assurde manie per la pulizia , il professore squattrinato Sidar ma soprattutto il suo San Bernardo Gaba dalla fame inesauribile , solo per citare quelli che mi hanno più colpito anche se tutti i restanti altri meriterebbero ciascuno una menzione .
Insomma , un romanzo spumeggiante grazie a quello stile ironico e scanzonato , quanto arguto e sagace , che contraddistingue la scrittrice la quale dimostra anche di possedere una solida base di conoscenze della storia e della tradizione non solo del suo paese.
Peccato solo che il finale , che ho giudicato frettoloso , sostanzialmente deludente e non all’altezza del resto dell’opera , sia tale da impedirmi di confermare le stesse cinque stelle che ho attribuito agli altri suoi due libri da me letti , ossia “La bastarda di Istanbul” , quello che me l’ha fatta conoscere, e “Le quaranta porte”.
Ciò tuttavia non toglie che io consideri Elif Shafak una fra le scoperte più interessanti dell’anno in corso .
Adoro la scrittrice ma ho trovato questo romanzo confuso, noioso, interminabile..
Bello bello bello.....il libro che ci vuole per farsi due risate!!!!!
Ho apprezzato molto "Le quaranta porte", anche per motivi personali essendo interessato alla storia dei dervisci rotanti e avendo visitato la tomba di Mevlana. Ho poi letto "La bastarda di Istanbul" che mi e' sembrato veramente ottimo e mi ha fatto capire che l'autrice ha davvero buona stoffa. Ma passato a quest'altro libro, non posso che segnalare una certa delusione. Si tratta non di un vero e proprio romanzo, ma della giutsapposizione dei ritratti dei vari inquilini di un palazzo e delle loro storie. Sono in effetti bozzetti talvolta divertenti, anche accattivanti, ma quando si vuole andare al dila' del bozzetto si scade in una malriuscita pseudo speculazione filosofica, a l'insieme risulta alla fine scarsamente digeribile. Per la narrazione originale dell'osservazione di un palazzo e dei suoi inquilini mi viene in mente" La vita,istruzioni per l'uso"di Georges Perec, definito da Calvino iperromanzo.
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