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In teoria avrei letto un capolavoro, in realtà ho letto un libro contorto, misterioso e talmente complicato a livello di vocaboli, da risultare noioso. Eco è sicuramente un illuminato, ma è troppo intellettuale e non manca di ostentarlo, per cui quella che dovrebbe essere una spy story, intrecciata tra una fantomatica setta segreta con storie vere di templari, con le scoperte ed i tanti segreti dell’umanità, alla fine si capisce poco e si apprezza pure meno. Meno male che una straordinaria lettura di Tommaso Ragno mi ha tenuto alta l’attenzione, dandogli così un punto in più.
Andare altissimo e totalmente al-di-là come solo Umberto Eco sa fare.
Al-di-là di cosa è la domanda, questa è la risposta.
"Il pendolo di Foucault" (1988) è il secondo romanzo di Umberto Eco, a otto anni di distanza dal folgorante esordio in narrativa (per adulti) con "Il nome della rosa" (1980), vincitore del Premio Strega e bestseller delle classifiche mondiali.
"Il pendolo di Foucault" è uno dei più sofisticati e insieme radicali libri dell’autore piemontese scomparso nel 2016. Per capire cosa intendiamo, basta guardare all’architettura interna del romanzo. Anzitutto, si presenta con una struttura “cabalistica”: il libro è diviso in dieci parti, ciascuna corrispondente ai dieci sefirot. Un percorso in salita (quello narrativo della storia) che corrisponde a una discesa verso gli abissi (dell’animo dei personaggi).
A un evidente stratificazione stilistica di rimandi numerici e bibliofili, fa da contraltare una non meno complessa stratificazione narrativa… Non proprio un meccanismo da scatole cinesi, "Il pendolo di Foucault" è semmai una raffinata partita a scacchi giocata su un piano verticale. Dopo aver sviscerato quasi ogni teoria del complotto (dalla Pietra Filosofale ai Templari, dal Sacro Graal ai Rosa-Croce e via dicendo), tutte le dottrine esoteriche-alchemiche, ovviamente Eco va a parare dalle parti dei Protocolli dei Savi Anziani di Sion.
Ma al paganesimo mitteleuropeo e alle cospirazioni ultrasecolari, Umberto Eco associa un irripetibile tratto ironico. La sua scrittura di bocca buona rende il romanzo troppo complesso per un lettore medio di gialli d spiaggia. Non che sia un male, ma se si pensa che la storia è praticamente la stessa de "Il Codice da Vinci" (2004) e che il libro di Dan Brown può essere letto persino dei ciechi (cosa che lo ha reso un fenomeno mondiale), un po’ indispettisce...
Se ti è piaciuto l'inizio, continua a leggere la recensione sul blog pop nerd di Libri Senza Gloria: http://librisenzagloria.com/il-pendolo-di-foucault-di-umberto-eco/
la lettura di questo capolavoro, ti risolve tutti i tuoi problemi con i cimplotti ed affini. Un libro densissimo di bellezza e nozioni, citazionista e da citare. Nettamente superiore al più blasonato Nome della Rosa, una perla per le masse di 'imbecilli' che riempono gli spazi asfitici dei social.
...ContinuaIside Svelata, la nuova collana dedicata all’esoterismo della Manuzio – casa editrice atta a sobillare autori rigorosamente solventi grazie ai cui contributi la Garamond può reggersi in piedi, pubblicando libri di qualità –, dà il la al Piano che ogni occultista vorrebbe trovare, un Piano a cui Diotallevi, Belbo e Casaboun arrivano «parodiando metafisiche», per «trovare la verità ricostruendo esattamente un testo mendace», con connessioni impensabili per il volgare lettore (io compresa), teorie complottiste confutate dopo averne fatto l’esegesi che vanno da Cagliostro a Hitler, passando per templari, sciiti, gesuiti, rosacrociani e chi più ne ha più ne metta.
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Ovviamente un romanzo che sprizza sapere da ogni parola, ai cui rimandi, però, è davvero difficile stare dietro.
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Eddunque – ho scoperto – l’opera omnia di Dan Brown è il risultato delle speculazioni del “Pendolo di Foucault”.