Per commentare questo libro occorre tenere sempre ben presente che è stato scritto all'inizio del secolo scorso (1909 se non vado errato), prima cioè dell'inizio della Golden Age del giallo, altrimenti il giudizio è impietoso. Se paragonato ai gialli dei primordi, c'è indubbiamente qualche passo avanti in quanto a fluidità (pur mostrando qua e là alcune farraginosità tipiche della società, prima ancora che della letteratura, di allora). In confronto a quello che si sarebbe iniziato a scrivere una decina d'anni dopo (Agatha Christie esordisce nel 1920, andando a memoria...) ci sarebbe invece da inorridire. Più che un classico giallo ad enigma, siamo infatti di fronte a un libro che costituisce una sorta di trait d'union tra il feuilleton rosa e il giallo. La narrazione, tutto sommato, è buona, così come lo sviluppo della trama; ma, stringi stringi, arrivati alla fine quel che si ha la sensazione di trovarsi in mano è consistente come un mucchietto di cenere. La soluzione è basata in pratica su un solo indizio che, per quanto chiaramente messo in evidenza fin da quando viene trovato, non può però essere d'aiuto al lettore, visto che le connessioni legate a questo vengono alla luce solo in dirittura d'arrivo. L'utilizzo di un passaggio segreto (non credo di spoilerare facendovi cenno così genericamente) è un espediente ben poco originale (sempre se non si ricorda quando il libro è uscito). Ed è al lmite del paradossale che l'investigatore (teorico) protagonista compaia solo a un ventina di pagine dalla fine, trovando in un amen quella soluzione su cui le lunghe indagini, di inquirenti ufficiali e dilettanti, non erano riuscite a portare minimamente la luce per tutto il resto del libro. E' dunque solo pensando alle “attenuanti” che a questo libro arrivo a dare due stelle.
PS: Leggo, dalla quarta di copertina, che il romanzo è stato inserito tra le cento “pietre miliari” della lista di Haycraft e Queen... Viene spontaneo chiedersi: ma come hanno effettuato, la selezione?