Ho decisamente apprezzato di più questo secondo capitolo della saga dove gli intrighi politici hanno più rilievo ed alcuni dettagli della mitologia Fay vengono approfonditi. Spero che si continui in questa direzione perchè l'aspetto folkloristico e fantastico è una delle cose più interessanti dei romanzi insieme alla sottotrama gialla (quella a mio modesto avviso ancora troppo deboluccia). Il sesso è una componete importante del mondo Faerie, specie Unseelie, ma va dosata con cura e credo che ancora non sempre l'autrice ci riesca ma stia aggiustando il tiro. Già in questo caso m'è sembrata meno centrale rispetto al primo libro, vediamo come procederà in seguito la Hamilton. L'unica cosa che ancora davvero manca è una bella dose di humor sfacciato e irriverente(si, Rhys è decisamente uno dei miei preferiti). C'è qualche battutina qua e là ma non basta. Comunque continuerò con la saga, vediamo se la scrittrice si scioglie un po'.
Volevo comunque ringraziare voi amici di anobi per le recensioni di questi primi volumi. Anche se alcuni di voi evidentemente non l'apprezzano molto e hanno scritto delle recensioni dalle quali si capisce che preferivano Anita Blake in linea generale mi avete segnalato un prodotto accattivante che va bene quando uno ha voglia di frivolezze. Adoro la parte splatter, spero che ce ne siano molta di più in futuro. Bello lui mostriciattolone finale!
Da leggere lontano dai pasti specie se a base di carne.
Bene, sono molto contenta di poter tornare a parlarvi della mia autrice preferita, e in particolare del secondo libro della serie di Meredith Gentry!
Nel primo si era parlato del “ritorno alle origini” della principessa Unsseelie, che viene eletta possibile erede al trono della Regina della corte fatata (cosa alquanto strana, considerando che la regina Andias non ha mai fatto mistero dell’odio verso la nipote). Comunque Meredith è in lizza assieme a suo cugino Cel, un mezzo psicopatico sadico, e il trono andrà al primo che sfornerà un erede alla corte… non male eh?
A questo scopo, la Regina ha pensato bene di prestare a Merry i suoi Corvi… sia per protezione personale che come papabili padri del nascituro. Peccato che, essendo le guardie personali di una Regina un po’ sadica, per secoli, le era stato impedito di avere rapporti… bè che dire… beata/sfortunata Merry .
Comunque, in questo capitolo della storia, la nostra Principessa è tornata a Los Angeles, dove cerca di mantenere il suo solito stile di vita (guardie a parte), lavorando e stando il più possibile lontana dai complotti di corte (ah povera illusa!). Ma all’orizzonte si prospettano nuovi problemi.
In primis, le viene proposto per lavoro, di incontrare una Shide della corte Seelie esiliata, una vecchia star del cinema, in secondo luogo, suo zio Taranis inizia a chiedere di lei, a volerla vedere a tutti i costi. La cosa strana è che la corte dei luminosi non l’ha mai trattata molto meglio della corte oscura, rispetto alla quale è persino meno tollerante, e adesso, oltre a essere una pretendente al trono della seconda, è desiderata anche alla prima…
Bè, come avrete potuto intuire, si prospetta un nuovo romanzo avvincente e inaspettato, una specie di seconda introduzione alla storia, a mio parere, visto che nel primo libro ci si dipingeva davanti agli occhi l’oscuro regno di Andias, mentre adesso potremmo goderci lo sfuggente regno degli Sidhe luminosi.
In questo, come in tutti i romanzi della serie, la Hamilton tesse una storia un po’ complicata, politica se vogliamo, con alleanze e complotti calcolati e machiavellici, ma senza abbandonare uno stile fresco e una dirompente sessualità, probabilmente molto più presente qui che nell’altra sua serie.
Ovviamente, data la forte carica sessuale, forse potrebbe non piacere a chi non ama scene di sesso troppo frequenti o dettagliate, ma io non le ho trovate così eccessive, nel senso che mi sono sembrate abbastanza inerenti alla storia e dunque non esageratamente presenti.
Non vi preoccupate, nonostante la complessità della trama, la storia si segue senza troppa difficoltà, i colpi di scena non mancano e, cosa che apprezzo sempre tantissimo, ci sarà una caratterizzazione ancora più dettagliata della protagonista e contemporaneamente una sua crescita, sia personale che… bè non posso mica dirvi tutto!
In ogni caso è un romanzo da leggere (a parer mio), perché spiega il folclore sui Fay, che personalmente, prima di leggere questi due libri, non avevo mai capito davvero.
...ContinuaIl libro è molto bello niente da dire, molto brava con gli intrecci di corte e caratterizza molto bene ogni personaggio. Travolgente da lasciare attaccati al libro fino alla fine se uno se lo può permettere, i dialoghi sono lineari e chiari con sempre un filo di mistero, gli sfoghi chiamiamoli cosi sessuali sono intriganti ed avvincenti. Il mio preferito...ovvio Frost!
...ContinuaSecondo capitolo della saga di Merry la principessa possibile erede al trono della corte Unseelie, corteggiata però non si sa bene per che scopo anche dalla corte Seelie. In questo episodio Merry capisce che se vuole sopravvivere e far sopravvivere le creature a cui vuole bene deve diventare regina e inizia a cambiare e a prendere decisioni per raggiungere il suo scopo. Mi è piaciuto questo libro, proprio per la crescita interiore della protagonista, è presente sempre molta azione, molta magia e molto sesso. Adatto quindi ad un pubblico adulto
...ContinuaNuovo episodio della saga di Merry Gentry, iniziato nel corso di un coma da febbre sotto consiglio di un’amica (da poco uscita a sua volta dalla convalescenza da influenza) e terminato alcuni giorni dopo essere guarita.
E dunque, l’unica cosa che mi sento di dire è che probabilmente, quando si è malati, quasi tutto quello che si legge, se si è abbastanza lucidi, deve essere bellissimo, altrimenti non si potrebbe spiegare perché tra una misurazione della febbre e violenti colpi di tosse abbia impiegato poco meno di un giorno e mezzo per leggere quasi ¾ di questo romanzo… ma che poi la velocità di lettura sia drasticamente diminuita dopo la guarigione.
Conosco i miei polli, e so che la Hamilton (per me) è facile da odiare, ma quasi un’impresa riuscire ad amarla, il fatto poi che abbia riletto solo poco tempo fa il primo episodio di questa saga probabilmente ha anche inciso sul livello di gradimento di Il tocco della notte… ad ogni, senza perdersi troppo in chiacchiere, posso dire che il secondo episodio della saga non mi è dispiaciuto (l’indice gradimento resta comunque più alto di quello di Anita) ma allo stesso tempo non mi ha lasciato nulla, come lettura.
Non che letture di questo genere (urban fantasy e compagnia) le si possano considerare letture impegnate o altro, però di un libro scritto bene, con una storia orchestrata per bene, qualcosa mi resta sempre, a volte anche più di qualcosa.
Della Hamilton purtroppo non posso dire lo stesso, anzi, già in questo momento, mentre sto scrivendo il commento, i ricordi di questo secondo romanzo si stanno facendo sempre più rarefatti, e probabilmente fra due mesi non mi ricorderò nemmeno quale sia la trama di questo titolo… anche se, in tutta sincerità, Il tocco della notte si potrebbe etichettare tranquillamente come un PWP, perché quel poco di trama che si trova all’interno delle pagine è risicato all’osso, sacrificato per le lunghissime, intelligentissime digressioni di Merry a proposito di questo o di quell’altro, di come debba comportarsi con sua zia (e questo occupa sempre un bel po’ di pagine) o cosa debba fare con una tale corte fey ecc.
Se non sono digressioni di questo tipo, allora sono lunghe descrizioni delle posture che assumono i vari personaggi mentre parlano, se incrociano le braccia sul petto oppure a ¾ dalla vita, o se inclinano la testa ad angolo retto oppure solo di qualche centimetro, come si muovono i capelli… e se non è quello allora sono i capi di abbigliamento, descritti fino al parossismo, colori e abbinamenti, oppure materiali. E basta, che diamine!
Una descrizione minuziosa di come sia fatto un vestito o quale sia il suo colore può andarmi bene nei primi capitoli, il primo centinaio di pagine, ma se ogni volta che Merry si cambia d’abito devi spiegarmi cosa indossi poi io mi stufo!
Se la Hamilton ha un problema (oltre a tanti altri) è proprio quello di dilungarsi, spesso e volentieri, in descrizioni che c’entrano poco o nulla con la storia in se, e non sono solo abiti o posture, in molte occasioni ho notato che perde righe e righe per spiegare lo stesso concetto. Cioè, non è che si prende il suo tempo e ti fornisce una spiegazione esauriente, no, si limita a sprecare il mio tempo descrivendomi sempre la stessa questione, usando solo parole sinonime quando magari tre righe più in alto ha già spiegato quello che poteva spiegare.
Spreco inutile di alberi e di inchiostro. Io non so cosa venga pagato a fare un editor, in questo caso, perché non abbia dato dei veri e propri colpi di falce ai suoi libri dicendole “Guarda che questo l’hai già descritto. Taglia.”
Vabbé, al solito, sono i misteri dell’editoria.
Parlando invece di quello che mi è piaciuto.
Finalmente Doyle si fa avanti, anche se in questo caso, chissà per quale motivo, finisce col rompere le uova nel paniere di Frost, e anche se li amo un sacco come personaggi, non posso dire che mi faccia piacere se la Tenebra si intromette, soprattutto se i motivi che tira in ballo mi fanno acqua un po’ dappertutto. Sono entrambi dei bei personaggi, quello che mi dispiace però è che Frost sia, quasi sicuramente, il più fragile emotivamente all’interno dei Corvi, e se la situazione gravidanza non dovesse finire bene per lui… be’, prevedo un povero cuoricino spezzato, e anche in malo modo, purtroppo.
Merry, come volevasi dimostrare, si sta comportando come l’eroina canone della Hamilton, cioè una donna potenzialmente refrattaria all’innamoramento, ma non così granitica come credeva… ma che quando finisce con l’innamorarsi diviene quasi peggio di prima.
La nostra principessa, dopo quasi tre mesi di convivenza con i suoi Corvi, scopre di essere innamorata di uno di loro (anche se ovviamente, a modo suo, li ama un po’ tutti. Caspita che donna generosa!) però se lui si dimostra geloso nei suoi confronti non le sta bene, tira in ballo questioni come “Ma lui non mi ha ancora messa incinta, non può fare rivendicazioni su di me”.
Okay, ho capito tesoro, ma cavolo, al cuore non si comanda o sbaglio? Anche tu hai appena confessato (a te stessa) di amarlo, perché devi tirare in ballo delle menate così sterili e tristi?
Sono considerazioni come questa, che a Hamilton spesso e volentieri tira fuori magicamente dal cilindro come se fossero colombe, che fanno perdere sempre punti ai romanzi di questa scrittrice.
Non so se le parole delle sue eroine sono solo ragionamenti da donna con qualche evidente problemino di relazione, per così dire, o se invece sono le vere opinioni della Hamilton, che poi mette in bocca ai suoi personaggi, rendendoli così squallidi.
A me Merry piace come personaggio, ma le cadute di stile come quella che ho appena nominato mi fanno accapponare la pelle.
Va bene, cerchi di rimanere incinta per ottenere il trono e metterti relativamente al sicuro, ma non puoi escludere l’amore, non puoi trattare un sentimento così bello (anche se complicato) in un modo così abominevole.
Ho tolto solo una stella alla lettura perché preso globalmente, e perché mi ha tenuto ben occupata durante i giorni di febbre, questo libro non è male… ma i difetti continuano a esserci, e sono sempre evidenti.
Triste dirlo, ma non c’è stato un solo margine miglioramento, rispetto al primo episodio della saga. Spero che col terzo possa andare meglio, ma non sono molto fiduciosa.