Edito da Tiligù nel 2008 e pubblicato nella serie dei Corti di Carta del Corriere della Sera, il breve racconto di Milena Agus, si rifà ai temi cari all’autrice, ambientati nella città di Cagliari sempre ben descritta nei suoi colori e nelle sue atmosfere. Un piacevole déjà-vu che scorre veloce e leggero a portare una pennellata di speranza e nuovi colori nella vita dei protagonisti.
Lei è una donna sola con un bambino di due anni che ancora non parla anche se i medici asseriscono che sia perfettamente sano. Immersa nell’apatia di una vita senza prospettive, la donna medita un “suicidio perfetto” affinchè il bambino, dopo la sua morte, venga affidato alla sorella e alla sua famiglia per vivere una vita migliore. Lui, il vicino, è bello ed è separato. Vive solo e d’estate ospita il suo figlioletto, un ragazzino viziato ma allegro e curioso, affamato d’amore. Li divide un muro che limita il giardino del vicino, un muro che ha alla sua sommità dei cocci di vetro taglienti e solo un piccolo tratto scavalcabile. Un giorno quel muro non sarà più un ostacolo e la conoscenza, la confidenza e la condivisione dei loro problemi, attraverso tanti piccoli gesti, si tradurrà in una possibilità di emozioni e complicità tale da far allontanare la paura della vita e quella della morte insite nella donna e nell’uomo liberando così anche le risorse nascoste dei loro figli. Quadro già visto all’interno di precedenti libri dell’autrice, ma gradevole e aggraziato nello stile e nell’estrema scorrevolezza.
Poi trovava la forza e si incamminavano su per le strade ripide di Castello, che d'estate sono fresche, perché strette e buie e con un buon odore di sapone da bucato, per via dei panni stesi ad asciugare. In certi balconi fiorivano il basilico e la menta, altri erano rossi per i gerani. Delle signore, con le gambe grosse e le vene varicose, stavano affacciate a quei balconi, e lei si chiedeva se desiderassero morire, così povere e malmesse com'erano. Invece coltivavano la menta e il basilico e i gerani rossi.
(E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com'è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.Eugenio Montale)
Questo è un raccontino minuscolo, piccolo, piccolo, che ho a lungo cercato perché amo profondamente il modo di scrivere della Agus che tocca delle corde nascoste che mi lasciano vibrante per lungo tempo.
Una donna sola e infelice cresce un bimbo piccolo che a due anni ancora non parla e non cammina.
Lei desidera morire, suicidandosi, per permettere al figlio di andare a starsene con una sorella e fare forse una vita migliore di quella che lei può offrirgli.
Ma l'incontro con il figlio del vicino, un uomo separato che ospita il suo bambino durante l'estate, le farà vedere la vita in prospettiva diversa.
Perché essere amati, sentirsi voluti bene è una chiave che apre tutte le porte.
...ContinuaStoria dai risvolti interessanti ma narrata con lentezza e, a tratti, con superficialità.