L'errore è sempre lo stesso, iniziare a conoscere un autore partendo dal suo capolavoro. Un po' come farsi una cena cominciando con un vino top, che poi quello ovviamente non basta e finisci in calando. Per carità, nulla da eccepire contro questo noir assolutamente coi controcoglioni, che ridicolizza quanto a cattiveria i blasonati (e sopravvalutati) mostri sacri del noir americano, tipo Ellroy o Lansdale. È indubbiamente un libro perfetto nel suo genere. Ecco, troppo perfetto per i miei gusti. Non c'è la miracolosa imperfezione de l'assassino che é in me, manca quella follia agghiacciante e davvero mostruosa di quell'irripetibile personaggio. Manca anche quell'ironia beffarda che ingigantisce il disagio invece di alleggerire. Il finale di questo libro è meraviglioso, indubbiamente, ma mi sa di costruito, c'é troppo mestiere dentro. So che sembra paradossale ma io preferisco il Thompson acerbo, che magari nella trama non torna qualcosa, che cura meno lo stile e i tempi, meno filosofico e cinematografico ma che ti sconvolge davvero. In conclusione un testo di altissimo livello che mi ha lasciato poco.
...ContinuaUno dei pochissimi romanzi di Thompson scritti non in prima ma in terza persona e una delle sue opere migliori, in cui la sua visione tragica dell'esistenza e le sue idee risolutamente anticapitaliste (fu un marxista anche se non dichiarato apertamente), emergono più forti ed esplicite. La coppia di delinquenti Doc e Carol, protagonisti e "vincenti" della storia, non ha assolutamente niente di romantico o affascinante: sono due assassini spietati, cinici e traditori. L'etica del criminale è l'etica del capitalismo: il pesce grosso mangia quello piccolo, vince chi spara per primo. La fuga dopo la rapina, dopo aver tradito e sterminato tutti i complici per tenersi il malloppo solo loro, li trascina con indifferenza di delitto in delitto (poliziotti, passanti, automobilisti, guardie costiere) e li costringe a rifugiarsi in un buco sottoterra come talpe o a infrattarsi per giorni in mezzo alla merda di un letamaio come maiali. Vincono alla fine, fuggono in Messico, in un rifugio per criminali gestito da El Rey, in cui si vive al meglio finchè si hanno i soldi per mantenersi, ma dove incidenti e suicidi sono molto frequenti. Questa è la vittoria finale: due estranei, marito e moglie, si guardano negli occhi progettando di eliminarsi a vicenda perché la grana del sopravvissuto duri più a lungo. Non esiste metafora più efficace dell'etica capitalistica. Ovviamente un romanzo così estremo non poteva passare indenne nel cinema, la versione di Sam Peckinpah, pur gradevole viene edulcorata: il fascinoso Steve MacQueen e l'avvenente Ali MacGrow (il bel faccino di Love Story), non potevano prestarsi a ruoli così odiosi: e il ruvido ma in fondo romantico Peckinpah inventa una storia d'amore contro tutto e contro tutti: coppia criminale sì, ma sono loro i traditi e non i traditori, uccidono solo quando costretti e in risposta alle aggressioni altrui e soprattutto si amano e continuano ad amarsi in ogni circostanza. Non è un caso che la scena della merda del libro, diventi nel film la meno pestilenziale spazzatura di una discarica da cui i due eroi riemergono intatti...
...ContinuaPrimo romanzo che leggo di questo autore. In generale non mi ha convinto, forse avevo delle aspettative alte o forse non ero dell'umore giusto per leggerlo. Mi è piaciuto lo stile asciutto della scrittura però: non ho capito la storia, non ho capito i personaggi, non ho capito il finale.
...ContinuaTelecamera in spalla, Thompson, meno sarcastico del solito, snocciola una storia di complicità tra Doc, da poco uscito di prigione e con in testa un nuovo colpo, e sua moglie Carol, donna innamorata e disposta a tutto pur di compiacerlo. Sempre in fuga, non alla ricerca della libertà ma per necessità, il loro rapporto vive di quell'ambiguità fisiologica che si genera nei soggetti che delinquono, in cui la fiducia è sempre in bilico a seconda della posta in gioco, in cui il sospetto si insinua nella psiche sì da trasformare qualunque relazione.
Tra uccisioni e atti di violenza, il romanzo sfocia verso un finale che è anche e soprattutto una cabrata stilistica, spiazzante e diabolicamente onirica.
Peckinpah, a modo suo, omaggerà il romanzo con il film Getaway!
“La fuga è tante cose. Qualcosa di pulito e rapido, come un uccello che lambisce il cielo. O qualcosa di sudicio e strisciante, una serie di movimenti da granchio in una melma simbolica e reale, un procedere furtivo, saltando di lato, correndo all’indietro”
...Continuameravigliosamente cinematografico: lo leggi e te lo vedi sullo schermo, con scene già filtrate attraverso un montaggio serrato (la rapina su tutte); peccato che solo il finale porti in quei territori onirici che mi fanno adorare thompson...ma per il resto poco da dire: i noir si scrivono così. punto.
...Continua