"Nel mezzo del cammin di nostra vita" Dante si perde in una selva oscura. Brancola, è al buio, è solo. Dante, il sommo poeta, è uno di noi. Bando a quello che sarà, alla sua eccezionalità che gli permette di attraversare i tre regni come solo Enea e San Paolo avevan fatto prima di lui e a tornare nell'aldiqua, perché Dante è noi, come egli stesso evidenzia sin dal primo verso. E come ognuno di noi fatica, suda, cade e si rialza; come ognuno di noi teme, si indigna e dubita, vacilla; come ognuno di noi ama, tant'è che quando una donna "vestita di color di fiamma viva" gli appare "Men che dramma - dice Dante a Virgilio - di sangue m'è rimaso che non tremi: / conosco i segni dell'antica fiamma". Dante rivede Beatrice, finalmente, e trema, come tremato avevano e le vene e i polsi alla vista dell'ultima delle tre fiere infernali, la lupa. Amore e paura vengono così avvicinati, sulla scorta di Cavalcanti, suo primo amico.
Tanto ancora potrei scrivere, perché la Commedia è davvero una summa, non solo del pensiero medievale, ma del pensiero tout court; è summa dell'animo e dei sentimenti di ognuno di noi, oggi come ieri, ricordando che pur sempre di Medioevo si tratta (Dante omofobo e xenofobo!? ahahahaha!).
Un libro da leggere magari liberandosi dei pregiudizi che, ahimè, derivano il più delle volte dal liceo.
Here you can read the complete text:
http://alighieri.letteraturaoperaomnia.org/translate_english/alighieri_dante_the_divine_comedy.html
translated by Henry Wadsworth Longfellow
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translated by Henry Wadsworth Longfellow