ottimo per scovare punti meno conosciuti della bistrattata città eterna. sperando che prima o poi qualche amministratore capisca il potenziale economico sul quale stiamo dormendo sopra, anche se sarebbe il caso di usare riferimenti a altre, meno nobili, operazioni quotidiane.
assurde le critiche che si snaturerebbe la natura della città, questo è già stato fatto da decenni. mi fa ancora male pensare quando fu bocciata la magnifica idea di trasferire fuori dal centro tutti i ministeri e palazzi amministrativi della burocrazia centrale. si è dato più peso alle esigenze dei "lavoratori" (mi spiace per le eccezioni che si offenderanno per le virgolette!!!) poco disponibili a dover spostare il luogo di lavoro in qualche punto meno romantico.
ad ogni modo le rovine di 2000 e passa anni fa continuano ad attrarre visitatori che purtroppo si devono anche sorbire lo sfacelo contemporaneo.
Da portarsi appresso,accompagnato ad una buona guida turistica se a Roma si è in vacanza... per scoprire tesori d'arte e angoli della città,fuori dai circuiti turistici.
Grazie Marcello per avermene fatto dono!
Sono rimasto affascinato dalla lettura di questi articoletti e, approfittando delle vacanze nei dintorni di Roma, ho deciso di utilizzarla come "guida poetica" per alcuni luoghi del centro città. Con buona lena ho inserito su google map quasi tutti i luoghi di cui parla e poi, girando per la città, mi sono goduto la lettura presso qualche decina dei luoghi indicati, sia da solo che in compagnia leggendo ad alta voce, coi passanti che mi guardavano (ma sono abituati...e poi siamo a Roma!).
E' stata un'esperienza da togliere il fiato, per la bellezza di Roma ma anche per la bellezza di queste pagine, che non sono guide turistiche ma belle guide di umanità, arte, poesia, romanità ecc.
Un'esperienza da ripetere, anche negli stessi luoghi non importa, con altri amici... Bellissimo.
PS: a chi lo chiedesse fornirò molto volentieri il link alla google-map, che ho usato con grandissima soddisfazione sullo smartphone mentre giravo per Roma; vi ho inserito un centinaio dei luoghi toccati dal libro, con il rimando alla pagina (dato che nel libro non c'è alcuna classificazione o indice)
...ContinuaCi sono posti che non sono solo luoghi ma sono impregnati di altro, di ciò che in quel posto è accaduto, o sta per accadere. Lo si percepisce subito, a volte al semplice accedere, oppure solo in seguito, col senno di poi: si è lì e ci si rende conto che in quel posto c’è stata una svolta, un crinale fondamentale della nostra esistenza. Gli antichi pagani avvertivano ed avevano perfino personificato in divinità questo "oltre" inafferrabile e concretissimo: il genio del posto ( “genius loci"), la divinità del luogo”
La città ideale"… beh, la “mia” città ideale è "la mia": non la cambierei con nessun’altra per nessun motivo.
Sulla sua importanza intrinseca neanche si discute, si presenta da sé. Imbattibile per carico di storia, monumenti e cultura. Indimenticabile per le sue bellezze. Mozzafiato per i suo scorci.
La mia città non teme confronti di nessun tipo, si.., è imbattibile su tutta la linea. In questo quadrante della galassia almeno (l’unico a noi noto), ma ho il forte sospetto -per non dire la certezza- anche volendo allargare gli orizzonti, che i tramonti di Sirio, i bastioni di Orione e le porte di Tannhauser (balenio dei raggi beta incluso) impallidirebbero al confronto. Molte forse sono le cose che non possiamo immaginare, ma ce ne sono altre che noi umani abbiamo visto e vediamo.
La consiglio in piena estate, di sera, dopo cena sul tardi. Due passi lungo il Tevere, risalendo da S. Maria in Cosmedin fino all’isola Tiberina. Sosta. Grattachecca, con il bicchiere poggiato alla balaustra degli argini del fiume dove brillano le luci dei lampioni che si riflettono sull’acqua, allineate in curve morbide come perle intorno al collo di una donna bella. E poi su su, fino a Castel S. Angelo..
Viaggio moltissimo per lavoro, non mi dispiace, è bello partire anche se per dovere, ma soprattutto è bello tornare. La mia città ce l’ho nel cuore, nella mente, negli occhi, parlo la sua lingua.
Si… la “mia città ideale” è “la mia”, perché... perchè come scrive Kavafis Itaca non si batte. E’ l’unico posto al mondo che può regalarti il viaggio. Ed il piacere di tornare.
E la mia città mi piace guardarla esattamente così, come la guarda Lodoli, in questa sua “guida vagabonda”, raccolta di articoli pubblicati nel tempo, su Repubblica credo, ciascuno lungo mezza pagina una paginetta al massimo. Una guida errante fatta di angoli noti ai più o – per la gran parte- non noti perfino a chi ci abita da una vita. Descritti quasi sempre con poetico rigore e con il plus di suggestioni a volte profonde. Libretto da centellinare, magari tirandolo fuori dalla tasca quando si va a far due passi. Godibile da tutti, imperdibile per i romani.
...ContinuaNe avevo letto ogni tanto nella Cronaca di Roma di Repubblica. Brevi elzeviri che in una bandella davano (e danno) colori e immagini di questa città che amo. Concordo anche con titolo e sottotitolo, che abbiamo dei piccoli frammenti, per me di bellezza, dedicati alla città, ad alcuni suoi aspetti nascosti, a luoghi che non siamo in molti a conoscere ma, conosciutoli, non li di-mentichiamo. Andando così, a zonzo e senza scopo, appunto vagabondando. Ma quanto farebbe bene, a noi romani ed ai visitatori di questa città, tirarne fuori spunti di visione e di omaggio. certo, Lodoli non dimentica di essere anche insegnante di italiano, ed ogni tanto condivide con noi suoi pensieri sulla città, e sulla sua vita, per farci ragionare, per aiutarci a non dimenticare che se abbiamo (e ne abbiamo) cose belle, tanto ancora ci sarebbe da fare. Non sono qui, però, a disquisire sui giovani, sui vecchi, sulle periferie, su zingari e prostitute, su trans e degradi. Sono qui per condividere il meglio dei suoi vagabondaggi e per darvi alcuni suggerimenti su cose da fare e da vedere. Cominciando da un luogo che gli amatori conoscono: Dolce Maniera a via Barletta, con i suoi cornetti super-economici a tutte le ore. E poi andiamo anche noi in giro senza meta, ma visto che sono “pignolo” vi do qualche suggerimento. La confluenza tra Tevere ed Aniene, ad esempio. Ed essendo Roma città d’acqua, una passeggiata sull’isola Tiberina, la fontanella per cani di Piazza San Salvatore in Lauro o la Fonte dell’Acqua Sacra in via Passo del Furlo 57. Oppure i cimiteri: quello acattolico a Testaccio e quello militare francese in via dei Casali di Santo Spirito. Ma anche palazzi, nobili o meno: la prospettiva Borromini di Palazzo Spada, il Palazzo dei Pupazzi a via de i Banchi Vecchi, ma soprattutto Palazzo Federici a via XXI Aprile, dove Scola girò “Una giornata particolare”. E visto che siamo in zona, una sosta degli occhi in Piazza Caprera, pensando ad altri scorci che pochi conoscono ma sono da urlo (fino a che non costruiranno troppe case) in Piazza Socrate. Statue laiche ce ne sono a iosa, ma io ricorderei forse soltanto la statua di Quinto Sulpicio Massimo a piazza Fiume. A meno che, con Lodoli, non si voglia fare un quiz su quante persone si conoscano raffigurate nelle statue del Pincio (ad esempio ricordate Atto Vannucci? O Francesco Lomonaco detto “il Plutarco d’Italia”?). Ma Roma, si sa, è anche città d’artisti e di quadri. Senza scomodare il Bar Rosati dove vegetava Schifano, facciamo un salto indietro per vedere il “Cardinale Decano” di Scipione alla Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea, un museo pieno di altre chicche. E con i quadri e gli artisti, quante sono le chiese che hanno piccoli o grandi doni da regalarci? Vi lascio scoprire le meraviglie che sono contenute nelle chiede dei Ss. Quattro Coronati, di Santa Prassede, di San Clemente, di San Giovanni dei Fiorentini o di Santa Maria della Pace (piccolo gioco perverso). Invece con Lodoli vi porto dal Borromini di San Girolamo alla Carità al Bernini di Santa Bibiana, dal Rubens di Santa Maria in Vallicella al Guido Reni di San Gregorio al Celio. E se lo trovate, il Tempietto di Sant’Andrea del Vignola. Altre ce ne sono che invece meritano un accenno: la meridiana di Santa Maria degli Angeli, i mosaici preraffaelliti di Edward Burne-Jones a San Paolo entro le Mura, la finta cupola di Sant’Ignazio di Loyola, il profluvio di ossa all’Immacolata Concezione. E poi c’è la Madonna del Parto di Jacopo Sansovino a Sant’Agostino o la Deposizione di Daniele da Volterra alla Chiesa di Trinità dei Monti. Storie minime si intrecciano, con l’angelo sulla facciata di Sant’Andrea della Valle, che ha un ala spiegata ed una malconcia. Avrebbe poi dovuto collocarsi in San Lugi de’ Francesi, il San Matteo di Jacob Cobaert, ma era tanto brutto e riuscito male, che i frati commissionarono di corsa dei quadri al Caravaggio (e li ringraziamo) e la statua fu riposta nella Chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini. Un ultima chiesa, legata ad un ricordo personale: il soffitto di Santa Maria in Domnica (dove feci la prima comunione). Con la cattiveria che mi contraddistingue, al contrario di Lodoli, ho citato solo il nome corretto delle Chiese, che a volte sotto altro e più popolare nome sono note. Chiudo allora con alcune indicazioni più precise: le tre chiese di Piazza del Popolo e la caserma dei pompieri di via Caposile in Prati. Ecco, della scrittura e del resto che Lodoli ci mette nelle sue isole altro dir non vo’, ma, come dice Silvia Bre in una poesia che l’autore cita : “è mestiere del vento alzare le vele / ma noi possiamo scegliere il colore”.
“Forse non c‘è un punto della città più intenso e profondo di un altro: ci siamo noi e le cose che abbiamo davanti agli occhi.” (82)