Potrebbe sembrare fuori tempo massimo leggere con cinque anni buoni di ritardo una raccolta di racconti in cui, con la sapiente cura di Christian Raimo e Alessandro Gazoia, Minimum Fax presentava giovani autori del panorama letterario italiano.
In realtà – come banalmente verrebbe da dire della letteratura in generale – non sono andato fuori tempo. L’età della febbre è una raccolta solida, come lo era stata dieci anni prima La qualità dell’aria, primo tentativo (riuscito) di inserirsi nel ricco filone segnato dal New Yorker negli States e da Granta in UK. Ansie, angosce, precarietà di una intera generazione non sono certo scomparse in sessanta mesi, e la successione di racconti che compone l’antologia le ritrae perfettamente anche oggi. Certamente disturbante, in alcune pagine in particolare, ma di quel fastidio che fa pensare e non lascia sostare tranquilli.
Poi, certo, a distanza di anni c’è anche la curiosità di rilevare così sia successo ai suoi autori: mi limiterò ai nomi che ho riconosciuto, e segnalo le pagine di Claudia Durastanti (finalista a non so più quanti premi letterari con il suo La straniera, da molto in to-be-read list), l’emozionante racconto di Violetta Bellocchio (questa estate ho trovato splendido il suo La festa nera (ne scrissi su Instagram esattamente qui), lo stile raffinato e insieme immediato di Chiara Valerio (il suo recente Il cuore non si vede è sul comodino), le tavole di Manuele Fior (grande idea inserire anche una graphic short story nell’antologia).
Per una volta, felice di essere arrivato tardi. Ma di essere arrivato, insomma.
...ContinuaMi sono detta finendolo: ma tutto questo non ha senso. O forse no quello che raccontano questi autori è proprio l'insensatezza delle cose un disperato tentativo di non dare neanche un ordine a ciò.
Impensabile farsi sane risate, per questo ci sono altri libri. O forse altri tempi. E speriamo allora che questa età della febbre lasci posto a qualcosa di più rasserenante.
http://www.piegodilibri.it/recensioni/l-eta-della-febbre/
Vincenzo Latronico, Quel sollievo ****
Rossella Milone, Un posto nel mondo ***
Giuseppe Zucco, Il prodotto interno lordo **
Violetta Bellocchio, Le cose che lui ha fatto per arrivare a te ***
Chiara Valerio, Fare due passi *
Manuele Fior, I giorni della merla *
Emmanuela Carbe', Alta marea ****
Claudia Durastanti, Cleopatra va in prigione **
Paolo Sortino, Il casco verde *
Vanni Santoni, Emma & Cleo ***
Antonella Lattanzi, Television version *
Dici racconti italiani contemporanei ed immagini una roba tipo distese di rimpianti, disdette, recriminazioni sul futuro scomparso, la pensione inculata, il precariato, il mutuo, la disillusione nei confronti della politica, la rassegnazione, la corruzione che ci ha spinto fin qui, la desistenza, la segale.
E invece ti trovi di fronte 11 testimonianze dal fronte interno, storie che narrano sì di disagio e paure, ma che non si compiangono o addossano ad altri tutta la merda che ci è piovuta in testa negli ultimi 15 anni. Questi racconti parlano di qualcosa che ci sta succedendo dentro, narrano lo scombussolamento, la crudeltà, la febbre appunto del titolo, che ci percorre. Introiettato il dolore, la malattia, queste undici attestazioni del vago male scuro che ci circonda (ed è interessante il fatto che ben 6 degli autori siano donne) non propongono salvezze o puntano il dito contro qualcosa, no, si guardano dentro, fissano gli occhi con forza su questa specie di abisso sfuocato che ci compare davanti molto più vicino dell'orizzonte e tengono gli stessi occhi aperti sulla malaria italiana.