«Lei commissario crede alle apparenze?».
«Di solito no. Ma lo faccio per complicarmi la vita.»
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«Forse non volevano uccidermi». Lo disse soltanto perché non sopportava l’idea che poteva essere già morto, morto da tre minuti, con la testa fracassata da un colpo di carabina, i sedili dell’auto imbevuti del suo sangue.
Il vice-commissario Ambrosio diventa infine commissario ma non ha da festeggiare: la promozione arriva nonostante l’indagine conclusa, o meglio: interrotta, con un nulla di fatto – o, possiamo sospettarlo? – proprio per questa ragione.
Olivieri confeziona un romanzo alla Sciascia, combinando elementi caldi dell’Italia di inizio anni Ottanta: servizi segreti, traffico di armi verso Paesi non democratici, tan-genti internazionali – istanze metatemporali, a pensarci bene.
L’antagonista è un colonnello in pensione del disciolto SIFAR, reparto REI:
«Ricerche economiche e industriali. Lo chiamavano Ritaglia E Incolla».
Deus ex machina un giornale d’inchiesta; vecchia storia: moralizzatori che vengono moralizzati, radical chic, dossier a orologeria, dossier tenuti nel cassetto per non essere mai pubblicati ma, nonostante i limiti, la funzione capitale della stampa in democrazia: piutost che nient, a lë mëi piutost.
«Non ci sono giornali di destra, da noi. Giornali considerati seri, intendo. La destra non esiste, amico mio».
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«Siete dei perfezionisti. La rivoluzione vi attrae, purché a farla, e a viverla, siano gli altri».
Ambrosio vorrebbe, come suo solito, non fidarsi delle apparenze ma gli è impossibile: la storia è semplice, evidente, chiara ma, in queste vicende, niente è dimostrabile, nes-suno perseguibile.
Del resto è una storia alla Sciascia, e così il finale: perché, con tutte le domande senza risposta e i colpevoli non puniti che avete in Italia, pretendete soluzioni da uno scritto-re?
Le sue idee erano troppo precise per avercelo, un avvenire.
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Se fossimo un paese decente, pensò, questi prati sarebbero puliti, rasati a regola d’arte. Dov’è, sulla terra, un posto con due basiliche (Sant’Eustorgio, in fondo, tra voli di rondini) che fanno la guardia al passato? Gli alberi – ippocastani, robinie, acerie, e persino una quercia – avrebbero avuto, in un paese diverso, ben altro destino.
Eppure la dolcezza della sera mitigava il risentimento di Ambrosio che, qualche volta, di fronte al disagio che gli davano il disinteresse dei più e la rovina delle cose, sognava – come uno scettico di sua conoscenza – almeno un’ingiustizia ordinata.
Trama improbabile, soprattutto perché il tipo di ricatto ordito ai danni del giornalista d'inchiesta è molto ingenuo. E poi, la strizzata d'occhio alla (allora) cronaca giudiziaria e alle vicende della P2 e dei servizi segreti buttata lì solo per ingraziarsi i lettori: non ci siamo proprio. L'impressione è che Olivieri si sia voluto misurare con qualcosa di più grande di lui. Molto meglio quando si occupa di delitti tradizionali.
...ContinuaSolitamente abbastanza godibili e avvincenti i brevi gialli di Olivieri, ma questa volta no. Per descrivere le sabbie mobili in cui finisce l'inchiesta, le fa scontare ai lettori con un susseguirsi di pagine una identica all'altra senza che la trama avanzi realmente nel corso dei capitoli.
...ContinuaNon amo i giallisti italiani che, ammiccando, costruiscono trame basate sull'intervento dei Servizi più o meno deviati.Toppo facile.E' una mia personale idiosincrasia.