Un po' storia, un po' leggenda, questo romanzo unisce gli ultimi giorni dell'Impero Romano d'Occidente - e la conquista da parte degli Eruli e di Odoacre - al mito di re Artù e della spada Excalibur, cosa che non è poi così campata in aria come sembra, solo dal punto di vista storico, certo.
Partendo dal fatto che Odoacre risparmiò l'ultimo imperatore, il giovanissimo Romolo Augustolo, mandandolo in esilio in Campania (nel libro - e nel film - si parla di Capri, ma L'Anonimo Valesiano afferma che Odoacre lo abbia esiliato a Napoli nel Castellum Lucullanum, l'antica villa di Lucullo, attuale Castel dell'Ovo) con un vitalizio - dopodiché di lui non si è saputo più niente - Manfredi decide di organizzare per lui un salvataggio da parte dei pochi superstiti di un'ultima legione, la Legio Nova Invicta (creata ad hoc dal padre del piccolo imperatore, Flavio Oreste), di cui fa parte il protagonista effettivo del romanzo, Aureliano Ambrosio Ventidio, detto Aurelio. Questo gruppo eterogeneo attraverserà tutta l'Italia e poi l'Europa per approdare in Britannia, la patria del precettore di Romolo, Meridius Ambrosinus (poi conosciuto come Merlino), un britannico che vede nel suo pupillo colui che compirà la profezia, quella di un giovane sovrano che verrà dall'altra parte del mare e porterà la pace in Britannia, con la spada appartenuta a Giulio Cesare, forgiata dai calibi, Caliburn.
Rileggo questo romanzo dopo aver visto il film del 2007, voluto fortemente da Raffaella De Laurentiis, figlia di Dino, anche se non ho compreso perché mai affiancare a Colin Firth una coprotagonista femminile straniera, Mira, interpretata da Aishwarya Rai (che tra l'altro è stata Lalita-Elizabeth in Matrimoni e pregiudizi - Bride and Prejudice, la versione Bollywood di Orgoglio e pregiudizio), piuttosto che mettergli accanto una italianissima Livia. Sembra quasi un dispettuccio geloso di una fan dell'attore inglese, visto che all'epoca Colin Firth era da poco sposato con l'italiana Livia Giuggioli.
Per giunta, il personaggio di Livia Prisca nel libro è molto interessante, perché fa numerosi riferimenti alla conquista di Aquileia da parte degli unni e alla sua evacuazione, in seguito alla quale gli abitanti si insediarono nella Laguna, con la nascita di una città destinata a diventare grandissima, ovvero una Venezia agli albori. Pertanto è storicamente molto più credibile di Mira, una giovane mercenaria indiana versata nelle arti marziali che sembra un autentico pesce fuor d'acqua in questo contesto.
Il film cambia anche altri episodi del romanzo, privilegiando il periodo che la piccola compagnia che accompagna l'ultimo imperatore romano d'Occidente trascorre in Britannia, mentre nel libro la situazione riguarda solo l'ultimo quarto del libro; e anche Ben Kingsley come Ambrosinus è un po' fuori ruolo con le sue caratteristiche etniche, per quanto sia un personaggio molto carismatico, come si addice a Merlino.
Il libro è bello, ma forse la storia è un po' tirata per le lunghe...
Sarà pure scritto abbastanza bene da poter essere letto in una nottata senza troppo sacrifici. Ma almeno per i miei gusti veramente troppo banale nella trama, nei personaggi e nell'epilogo che si capisce al primo capitolo più o meno.
Se i primi capitoli non mi hanno colpita granché, procedendo con la lettura le vicende si sono fatte sempre più interessanti e coinvolgenti. Ne esce una storia piena di suspence e avventure varie a cui fa da sfondo l'Impero Romano. Il finale è decisamente inaspettato: una bella sorpresa che si riallaccia ad una nota leggenda.
...ContinuaLetto e riletto non annoia mai, romanzo storico avvincente e ben scritto, molto meglio del film