In questo romanzo si mette a nudo la sofferenza umana – fisica e psichica – come raramente capita di leggere. La storia di Yakov Bok, un povero ebreo ucraino ingiustamente accusato di un delitto immondo, incarcerato senza processo e costretto alle più turpi umiliazioni, potrebbe essere l’esempio di quanto la crudeltà di taluni apparati di potere e dei suoi ottusi esecutori sia in grado di spingersi oltre ogni limite di immaginazione. Purtroppo la storia non è inventata – accadde all’inizio del Novecento, quando nell’agonizzante Russia zarista le persecuzioni contro gli ebrei erano prassi tollerata (per non dire incoraggiata) e pressoché quotidiana – e questo la rende, se possibile, ancor più raccapricciante. Malamud non fa sconti e, volutamente impietoso, non risparmia al lettore la descrizione minuziosa delle innumerevoli angherie subite da quell’uomo martoriato, incapace di reagire di fronte all’incomprensibilità ed enormità delle accuse mossegli, in un clima di soffocante emarginazione che ne fanno un vero e proprio martire dell’ingiustizia e della sopraffazione. Se c’è un’immagine letteraria potente e incancellabile, una descrizione vivida dell’estremo sacrificio di un innocente, se ci siamo fatti un’idea del vero volto di un Cristo “umiliato e offeso”, non mancheremo di riconoscerla nel protagonista di questo straziante, stupendo romanzo.
...ContinuaUn romanzo bellissimo che ho per molto tempo tenuto sullo scaffale senza trovare il coraggio di leggerlo, mea culpa, nonostante la trama mi incuriosisse la copertina mi respingeva, temevo fosse troppo pesante per me. Invece ho trovato in Malamud una scrittura snella e appassionante, a tratti evocativa nei momenti più estremi.
La storia è quella di un uomo buono, saggio e dai saldi principi che si ritrova ad essere il capro espiatorio in un caso molto più grande di lui. Ma non perde la lucidità e il coraggio nonostante tutto. Ma in fondo, come sosteneva lo stesso autore, nessuno è bravo a soffrire come un ebreo.
Il romanzo parla di antisemitismo, di quello che esisteva già prima dell'avvento di Hitler, ma non era meno dannoso per la vita degli ebrei d'Europa. Lettura istruttiva e appagante
"IO NON SONO UN RELIGIOSO MA UN LIBERO PENSATORE"
Non dico che siamo davanti al personaggio del processo di Kafka, ma anche qui succede che: «Qualcuno doveva aver calunniato Yakov Bok, perché, senza che avesse fatto niente di male, una mattina fu arrestato»
Questa è la storia vera di un' ebreo - ucraino, (Mendel Beilis) nella Russia degli zar, (1911), nella Russia antisemita, dei distintivi delle centurie nere, dei pogrom devastanti verso minoranze religiose. Qui è l' aggiustatutto Yakov Bok, l' agnello sacrificale, quello che deve pagare per tutti i giudei, il Cristo in croce dei cristiani. Gli ebrei e la Torah, il Talmud, la Kabbalah, questa religione che qui sarà presa di mira, nell' ignoranza e nella superstizione.
È stato un lottare insieme a questo uomo, semplice, povero, sfortunato, che per mestiere aggiustava tutto, ma che rompeva tutto quello che nella vita toccava. Aveva commesso errori e pagati con interessi da usuraio. Legge Spinoza il mio amico, (eggià, qualche personaggio, alla fine, rimane mio amico ,) e attraverso il pensiero illustre si convince che: "Se dio esisteva, dopo aver letto Spinoza aveva chiuso bottega ed era diventato un' idea ."
È stato essere in quella cella, ascoltare i suoi pensieri, assistere ai suoi incubi, deliri. Sentirlo maledire la sua vita, la sua partenza dallo Shtetl, per una vita meno povera.
Trovare la forza di non mollare, perdere la cognizione del tempo, sentirlo parlare con le ombre, sentire le sue ossa scricchiolare nelle catene.
Come sempre, tra le dita che hanno voltato le pagine, ti rimane lo schifo degli uomini, la disonestà mentale. Il potere che tenta di distruggere, il potere che si serve di altra gente ignobile per compiere ingiustizie.
Arrivare alla fine, e........ Chissà.
Qualcuno dice a Yakov di pregare, di chiedere aiuto a dio: "Come può ascoltare e aiutare me se non l' ha fatto con suo figlio?".
Già, Yakov, già.
Non tanto la "solita" persecuzione degli ebrei come avviene da secoli in tutt'Europa, quanto l'accanimento dell'uomo sull'uomo, senza spiegazioni che siano neanche raziali - o di bico pregiudizio razziale. Il sadismo allo stato puro. Come ne La notte delle matite spezzate. Terribile. Forse non il libro giusto in questo periodo. Ma tant'è, questo ho preso ...
"Io voglio sapere che cosa succede nel mondo.
- Quello, è tutto nella Torah. Ce n'è a non finire. Sta' lontano dai libri sbagliati, Yakov. Dai libri impuri.
- Non esistono libri sbagliati. Sbagliata è la paura che ne abbiamo."
Yakov nella sua testa sentiva cambiare le stagioni. Venne la primavera, ma restò fuori dalle sbarre. - Ricordando Nella mia ora di libertà di De Andrè
"vagli a spiegare che è primavera
e poi lo sanno ma preferiscono
vederla togliere a chi va in galera"
https://www.youtube.com/watch?v=2x02UxbRF8A
"- Perdonate, Maestà, ma a me la sofferenza ha insegnato l'inutilità della sofferenza. E in ogni caso, ce n'è abbastanza, nella vita, senza bisogno di ammucchiarci sopra una montagna d'ingiustizia."
"Una cosa ho imparato, pensò Yakov. Non esiste, un uomo non politico, specialmente un ebreo. Non puoi esser l'uno senza esser l'altro, è chiaro. Non puoi assistere con le mani in mano alla tua distruzione.
Più avanti, pensò: dove non c'è lotta per la libertà, non c'è libertà."