A questo romanzo (pensato e scritto in tre anni, dal 1971 al 1974) Elsa Morante consegna la massima esperienza della sua vita "dentro la Storia" quasi a spiegamento totale di tutte le sue precedenti esperienze narrative: da"L'isola di Arturo" a "Menzogna e sortilegio". La Storia, che si svolge a Roma durante e dopo la seconda guerra mondiale, vorrebbe parlare in un linguaggio comune e accessibile a tutti.
...ContinuaLa storia siamo noi", poteva anche essere questo il titolo del libro di Elsa Morante "La storia", perché in questa narrazione corale, la Storia, quella fatta di guerre, date, nomi, alleanze e occupazioni, rimane ai margini del racconto, al centro del quale c'è invece la vita quotidiana. Una storia quotidiana stracolma di vite comuni. Vite come quella di Iduzza, una maestra elementare che ci accompagna negli anni terribili della Seconda Guerra Mondiale, in una Roma che per mesi vive nell’illusione che nessuno oserà toccare la Città del Papa. Invece la follia di quegli anni non risparmierà nessuno e le bombe, i crolli, la miseria e le deportazioni arriveranno anche nella città eterna. La descrizione precisa, puntuale di ogni dettaglio, le case, la povertà, gli stenti rievocano il neorealismo cinematografico. Iduzza ci guida per mano, proprio come una maestra elementare, nei vicoli di Roma, nelle sue povere botteghe, nei rifugi affollati durante i bombardamenti, nelle storie di amore e indifferenza, nei corpi giovani finiti nel fango delle trincee o nella neve russa. Ci accompagna in quelle misere esistenze scandite da sofferenze e paure che sono state ingiustamente fagocitate dalla Storia. La grandezza di questo libro sta proprio nel tentativo di restituire a Iduzza, all’indimenticabile Useppe e a tutti i suoi contemporanei un po’ di giustizia e di dignità.
...ContinuaUn mio amico sostiene essere il più bel libro del 900 italiano; non so se è così – al contrario suo io rifuggo dagli assolutismi - ma di sicuro è uno dei più belli che io abbia letto. E non solo del 900.
Un affresco dell’Italia della seconda guerra mondiale e dell’immediato dopoguerra, ma dalla parte, per dirla con Faber, “degli umili, degli straccioni”.
Tantissime le figure bellissime, a prescindere dal delizioso Useppe e dalla epica Ida, in guerra contro il fato, guerra che ovviamente non potrà vincere: Ninnarieddu, il figlio della generazione della violenza, i mille dello stanzone, Remo e i partigiani, la prostituta Santina e la famiglia Marrocco, il cane Bella – che dolore, quando pensa che i suoi figli, che le vengono tolti ad ogni cucciolata, tornino sempre gli stessi – e mille altri. Forse il mio cuore rimane con l’anarchico Davide, che non ce la fa ad affrontare il mondo nonostante gli strumenti più raffinati e colti degli altri suoi compagni di vita. Molto di quello che dice, nei suoi deliri di ubriaco e fatto, è condivisibile (vedi citazion ;)!). Molto del suo dolore è anche il mio…
Un giorno di gennaio dell’anno 1941, un soldato tedesco di passaggio, godendo di un pomeriggio di libertà, si trovava, solo [...]
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Bellissimo. Un libro che ci insegna la storia, chi eravamo e purtroppo, dal confronto con il mondo di oggi, chi siamo diventati.
Un libro che tutti dovrebbero leggere. Sarebbe da far studiare nelle scuole