Un pregio e un difetto.
Finalmente Rollins è tornato a scrivere un romanzo stile vecchi tempi, come fosse Amazzonia o Artico.
A me la Sigma Force ha un po' rotto e con La Città del Ghiaccio siamo tornati un po' allo stile dell'autore che piace a me.
Il difetto è che la storia non è che sia un gran che.
L'idea è molto carina.
Un sistema infinito di grotte sotto l'Antartide che nasconde i resti di una civiltà conosciuta, funghi mai visti ecc... per poi scoprire che non tutto è da studiare con gli occhi di un archeologo.
Ma è da due terzi in poi, quando si giunge al momento che quei misteri devono essere anche spiegati, che l'autore crolla un pochino.
La fine secondo me perde di tono e si arriva al letto e straletto.
Questo è un romanzo che si legge molto volentieri. Le pagine scorrono via da sole ma manca qualcosa che lo renda anche speciale, quel qualcosa che altri lavori di Rollins hanno.
Scontato, banale e stereotipato! Scritto bene, ma niente di più!
Si legge bene, ma niente più; scontato e un po' deludente rispetto ad altri dello stesso autore.
... un po' banale, ha pescato a grosse manate da Viaggio al centro della terra di Verne..