A Napoli diciamo: " In guerra o carestia ogni buco è pertuso" Tralascio volutamente il riferimento volgare solo per dire che in questi tempi di "carestia" ogni libro è un'ancora di salvataggio. Così, dopo aver riordinato per la terza volta la mia libreria, mi sono rivolto ai pochi libri che mio figlio lasciò a casa quando si trasferì: tra questi La Fata carabina di Pennac, un noir divertente e impossibile.Nel quartiere parigino di Belleville, popolare, periferico e multietnico, la droga prende a diffondersi fra gli anziani, con effetti devastanti: una vecchietta che sta attraversando con circospezione una strada gelata estrae improvvisamente una P38 e centra il giovane poliziotto accorso ad aiutarla, un altro vecchietto viene ucciso a rasoiate, e altri ancora finiscono all'altro mondo o a causa degli stupefacenti o per l'azione di misteriosi assassini. Al centro dell'intrigo c'è naturalmente Benjamin Malaussene, di professione "capro espiatorio", che diviene immediatamente il principale indiziato e che riuscirà però, nonostante la sua innata goffaggine a risolvere il caso.
Uscito nel 1987, seconda puntata della saga di Malaussene e di Belleville, e questo mi ha un pò rallentato la lettura, La fata carabina rivisita con straordinaria leggerezza tutte le situazioni tipiche del noir metropolitano, con il loro sanguinolento corredo di uccisioni, violenze e corruzione. Consigliato
Per me è il primo libro di Pennac. Ho fatto molta fatica a digerirne lo stile. È come se ti prendesse per un lembo della maglia e ti trascinasse dentro un vortice di avvenimenti, pensieri, digressioni ordinatamente disordinate. Do quattro stelle per questo motivo. La trama è avvincente e tragicomica! Ora sto cominciando a leggere "Signor Malaussene" e, avendo preso confidenza con questo stile narrativo a centrifuga, devo dire che coinvolge già dalle prime pagine!
...Continuafa parte di quei libri che "dipende un pò da come sei e quando li leggi". Certo è che Pennac deve far parte del percorso in qualsiasi momento e comunque...poi si scoprono altri talenti ma questo è uno scalino.
Non impegnativo e leggero, scegliete una sua opera qualunque da cui iniziare.
Inverno 2019. L'Italia rischia la più grossa crisi diplomatica di questi ultimi cento anni. Con la Francia. Per l'appunto mentre sto riscoprendo la letteratura francese. E tra giubbi gialli, politici pittoreschi (per usare un eufemismo), un mondo storto, un'umanità sottosopra, odiatori di ogni sorta, riscopro la strampalata famiglia Malaussène. Un amore di famiglia che è paragonabile ad un'esplosione di colori, a cui fanno da contorno, quasi da sfondo, tutte le altre vicende.
C'è lo sguardo di Clara su ogni sfumatura della vita, attraverso l'obbiettivo di una macchina fotografica. C'è lo sguardo sul futuro di Thérèse, traghettato dalle sue predizioni. C'è lo sguardo ribelle sul presente di Jérémy; c'è lo sguardo di Piccolo, ancora troppo piccolo, entrambi insaziabili di storie. C'è lo sguardo spaventato sul mondo di Verdun, l'ultima nata dopo 10 mesi di gestazione, una miccia di una bomba sempre in procinto di esplodere. C'è una mamma, eternamente assente ed eternamente incinta, eternamente innamorata ed eternamente pronta a scodellare qualche fratellino, di un qualche padre. E poi c'è lui, il capro espiatorio per eccellenza. C'è Benjamin, attorno a lui ruota tutto il resto: fratelli e sorelle, fatti drammatici di cui è sempre il sospettato per eccellenza, personaggi fantasiosi e strampalati, come una protettiva famiglia di arabi, uno zio serbo che, finito in prigione, si mette in testa di tradurre Virgilio in serbo-croato. C'è Julie, l'amata Julie. O meglio le mammelle di Julie, che rappresentano il desiderio materno eternamente insoddisfatto di Benjamin. E c'è Julius, il Cane epilettico, le cui crisi sono presagio di sventure. Insomma, ogni personaggio è un colore dell'arcobaleno e tutte le storie che ruotano attorno a questa famiglia si leggono d'un fiato, con il sorriso beota che rimane stampato in faccia. E fanculo a chi provoca crisi diplomatiche con la Francia: in confronto a Benjamin Malaussène, catalizzatore di sfighe immense, sono granelli di sabbia (negli occhi degli elettori).
La fata carabina non è un libro, ma uno spettacolo pirotecnico.