I romanzi di Camilleri che apprezzo di più sono certamente quelli di ambientazione storica che, sfuggendo agli abusati (purtroppo) cliché del Telemontalbano, consentono di apprezzare la verve e l'ironia dello scrittore.
"La mossa del cavallo" ci regala un quadro divertente ed arguto di una Montelusa post Unità, nel quale la ridda di personaggi - tutti sapientemente tratteggiati - pongono in luce lo iato incolmabile fra il tessuto socio-economico della Sicilia del secolo scorso e le "nuove regole" introdotte dai "vincitori".
Purtuttavia,il protagonista, paladino della nuova legalità, schiacciato da una rete di connivenze e di consolidate omertà, otterrà una - sia pur parziale- vittoria ricorrendo proprio alla sua sicilianità e ad un'astuzia fuori dalle regole.
E' il primo libro di Camilleri che leggo, e probabilmente sarà anche l'ultimo. La sua scrittura è accattivante, ricca di movimenti, dialoghi, con poche riflessioni, e la capacità di tratteggiare personalità diverse con pochi, scarni tocchi di penna. La vicenda narrata è piuttosto priva di suspence, anche se Camilleri prova a gettare qualche amo al lettore per poi lasciarlo a bocca asciutta, e le vicende personali dei singoli restano spesso solo abbozzate, senza trovare una collocazione compiuta. Non stupisce che dai suoi libri siano state tratte innumerevoli fiction perché la sua scrittura è prettamente televisiva, funziona per sequenze, è estremamente diretta, anche nell'uso dei dialetti (oltre al classico siciliano qui c'è una buona dose di genovese). Ma lascia poco, se non la sensazione di aver passato bene qualche ora di tempo.
...ContinuaAltro bel libro di rievocazione storica tramutata in una vicenda che, come al solito con Camilleri, diventa di notevole interesse e capace di impedirti di abbandonare il libro prima di aver chiuso l'ultima pagina.
Piacevole salto nella Sicilia del passato, con l'ispettore ai molini Giovanni Bovara di ritorno alla terra natìa dalla Liguria che l'ha cresciuto.
Avevo già visto la riuscita trasposizione televisiva ed ero curioso di constatare la fedeltà al romanzo.
Lo consiglio anche se le parti in genovese, almeno per me, sono state una vera fatica.
È un libro che avevo già letto moltissimi anni fa (aNobii non prevede che un libro si possa rileggere), di cui non ricordavo quasi nulla.
Mi ha sorpreso, favorevolmente, ancora una volta ed in più ho riscoperto le due voci (siciliano e genovese) mirabilmente intrecciate che danno ampio respiro alla narrazione.
Una vicenda semplice ma resa complicata dalla zona in cui si svolgono i fatti. Racconto di un Sud profondissimo legato ancora alle sue vecchie, incancrenite credenze di don e parrini ancora soggetti di "mafiosi" concetti a pochi anni dall'Unità.
Un buon libro, una riflessione infinita su cos'era (e cos'è) l'Italia.