Un finale sorprendente che lascia a bocca aperta. Frank è solo un ragazzo, ma ha già ucciso; la prima volta per mettersi alla prova, la seconda per rubare senza averne bisogno. Non un sentimento di rimorso in lui. Frank è uno strafottente, è odioso, ha lo sguardo cattivo. È ingiusto con la madre, che gestisce una casa di tolleranza che permette loro di condurre una vita agiata. È cinico e senza scrupoli con la vicina di casa, Sissy, una ragazza pulita e pazzamente innamorata di lui, amore che lui invece ripaga provando a vendere la verginità della ragazza ad un "amico". Sa il fatto suo Frank, ha tutto sotto controllo. Analizza tutti e tutto, te ne fa partecipe e tu, lettore, lo odi riga dopo riga perché è cattivo, un duro senza anima. Cheapeau a Simenon per come ci ricorderà che gli assoluti non esistono.
...ContinuaSiamo negli anni Quaranta, in un paese europeo che non viene mai nominato ed è occupato da una potenza straniera (potrebbe essere il Belgio caudto sotto il dominio nazista), Frank Friedmaier, giovane e scapestrato figlio di Lotte, gestrice di un piccolo bordello in casa propria, inizia la propria "carriera" criminale. Prima accoltella un ufficiale, di notte, per rubargli la pistola, poi compie una rapina ai danni di una vecchia signora che conosceva e che deve uccidere perché l'ha riconosciuto. Con le donne che vivono e "lavorano" da sua madre è cinico, freddo, così come con tutti: circola sempre sfoggiando un grande fascio di banconote, spende e spande dando un po' troppo nell'occhio. A un certo punto, arriva al massimo del cinismo consegnando a un suo complice Sissy, una sua vicina di casa, ragazza pulita e realmente innamorata di lui, perché questi "ci si diverta". Un giorno, però, la sorte inizia a girare dal verso opposto: Frank viene arrestato, sottoposto a interrogatori inquietanti da funzionari che mostrano di saperla lunga sul suo conto. Lui prima resiste, quasi per un suo puntiglio personale, poi, pieno di rimorso per quello che ha fatto a Sissy, di cui capisce di essere davvero innamorato, vuota il sacco e, alla fine, perde anche la stima verso se stesso, finendo probabilmente fucilato.
Storia nerissima di traditori, criminali e collaborazionisti, dove domina su tutto la luce livida delle giornate tardo invernali in una città del Nord Europa, con la neve che imputridisce, calpestata dalle auto e dalle suole dei passanti, probabile specchio tangibile dello squallore morale di una comunità in cui chiunque è disposto a tutto pur di salvare la pelle: tradire, corrompere, farsi vendetta da sé. Il mio terzo Simenon è ben diverso dai due noir precedenti, qui l'attenzione non è tanto su una storia personale o familiare moralmente degradata, quanto sul clima asfissiante di un intero paese che degenera sotto la cappa plumbea dell'occupazione straniera. Non sono riuscito ad apprezzarlo come gli altri due libri che ho letto dell'autore, anche se riconosco la grande maestria di Simenon nel rendere il clima di sospetto e paura che domina su tutto (ad esempio, più che dialoghi, il protagonista viene fatto parlare dando voce ai pensieri che gli si susseguono incessanti nella mente, rapidi e spesso contraddittori, come accade a chi sospetta di tutto e di tutti).
Romanzo dalla forte valenza psicologica ambientato in un paese del nord occupato da una non ben precisata potenza in guerra.
Con questa narrazione Simenon mette in difficoltà il lettore nel giudicare le azioni e le scelte del suo personaggio principale, Frank il solitario, sfrontato diciannovenne figlio della tenutaria di una casa chiusa. Il ragazzo ha comportamenti senz'altro deplorevoli e immorali e la storia è crudele, ma è la sua una psicologia guasta, quasi non consapevole del male mentre lo compie, senza sentire la necessità di prendere precauzioni, anzi ostentando le sue azioni e la vita del giovane peggiora fino al brutto epilogo finale, mentre il lettore continua a sperare in una sorta di riscatto, di redenzione per lui.
Libro intensissimo! Interamente centrato su un “antieroe”. Non possiamo tifare per lui durante la lettura ma in qualche misura ci si ritrova costretti ad ammirarlo.