Dall’Unità d’Italia, 150 date essenziali, per gli autori, per descrivere dal punto di vista politico e sociale il vissuto di un popolo e di coloro che lo hanno governato. Leggo e trovo conferma delle teorie di Giovanni Battista Vico: la Storia ha i suoi corsi e ricorsi. Prendete il 5 novembre 1907: Il Trapanatore
Il Senato si riunisce in Alta Corte di Giustizia per processare l’ex ministro della Pubblica Istruzione, Nunzio Nasi. Le indagini dei magistrati Falso e Fantastico ( in questa storia sembrano inventati anche i nomi ) hanno rivelato un sistema di potere che oggi definiremmo « gelatinoso » ma è sempre lo stesso da millenni: un intreccio di favori, sperperi e abusi, senza distinzioni tra interessi pubblici e privati. Sfilano i nemici di Nasi, tutti amici di Giolitti, che lo odia: dal socialista Bissolati ad un certo Ciccotti che l’ex ministro ha promosso professore di ruolo ( ah , la gratitudine! ) Emerge il solito campionario di miserie: amanti assunte come maestre, presidi di scuola rimossi per essersi rifiutati di togliere una insufficienza al figlio del ministro, lampadari acquistati a spese dello Stato, ma destinati a villa Nasi, il « buen retiro » di Trapani dove il fine settimana sua Eccellenza riceve la fila dei questuanti a caccia di impiego. La battuta più in voga: « Nasi ha ” trapanato ” tutto il ministero ». Poi sfilano gli amici. Notabili meridionali del calibro di Vittorio Emanuele Orlando, Francesco Saverio Nitti ed Ernesto Nathan, già capo della Massoneria, appena eletto sindaco di Roma. Parlano di Nasi come uomo probo e modesto, vittima dei maneggi di Giolitti. Ricordano le sue riforme progressiste: l’equiparazione dello stipendio delle maestre a quello dei maestri, l’adozione nelle scuole dei Doveri dell’uomo di Mazzini. Qualcuno, pur di salvarlo, arriva a sostenerne l’infermità mentale. « Nasi non è un pazzo » ribatte Ugo Ojetti dalle colonne della « Stampa », « ma un ambizioso intelligentissimo e amorale, il quale, non avendo per anni incontrato ostacoli, ha dimenticato che esistessero ». Un ritratto che, tranne forse per quell’« intelligentissimo », si potrebbe adattare a molti politici contemporanei… ( da ” La Patria, bene o male – Carlo Fruttero e Massimo Gramellini )
L’unico commento possibile è quello suggerito dagli autori. Ma c’è da credere a Vico, che sicuramente di uomini se ne intendeva, quando asserisce:
« Gli uomini prima sentono il necessario; dipoi badano all’utile; appresso avvertiscono il comodo; più innanzi si dilettano nel piacere; quindi si dissolvono nel lusso; e finalmente impazzano in istrapazzar di sostanze »
...ContinuaQuando si pensa alla storia recente dell’Italia, la si percepisce un po’ come una serie di nebulose, separate tra loro da spazi scuri: il Risorgimento, la prima guerra mondiale, la seconda, il miracolo economico, il terrorismo… E qua e là una stella che brilla, più spesso infausta che fausta: il Vajont, l’omicidio Moro, la vittoria dell’Italia ai mondiali del 1982, qualche evento di cronaca nera o la tragedia di Superga; la morte di Pasolini o Modugno a Sanremo.
Il merito di questo libro sta nel ricomporre le nebulose e le stelle in un insieme coerente, facendo capire che la storia è una sola, e l’Italia pure, e che - a titoli ovviamente diversi - personaggi come Garibaldi o Berlusconi ne fanno ugualmente parte.
In pratica, i due autori scelgono un evento per ogni anno dei 150 che fanno la storia dell’Italia unita (il libro evidentemente uscì in occasione della ricorrenza), e lo raccontano, con mirabile sintesi, in due paginette. Non si finisce di assaporarne una per correre alla successiva, vedere qual’è l’evento prescelto e come è raccontato. In alcuni casi - la seconda guerra mondiale, il terrorismo, Tangentopoli - per necessità narrative i punti si sfilacciano in un fascio di linee parallele, una narrazione di più pagine.
E’ anche difficile capire quale delle varie pagine sia dell’uno o dell’altro autore; Fruttero, anche se “orfano” di Lucentini, resta un grande, Gramellini mi piaceva quando i suoi Buongiorno erano ironici e divertenti, prima che si infilasse come Michele Serra nella triste deriva del moralismo, e nella stucchevole esaltazione del rapporto di coppia unico ed eterno, ma sono difetti che qui appaiono comunque molto “diluiti”. Anche se per tanti degli eventi raccontati io c’ero già - in effetti, ed è inquietante pensarci, la mia età è pressappoco un terzo di quella dell’Italia unita - è bello leggerli raccontati e reinterpretati con intelligenza sulla distanza.
Un bel libro per tutti, per chi c’era e per chi non c’era.
...ContinuaUn libro banale. Assolutamente inutile, Lo tengo nella libreria solo perchè sono incapace di eliminare un libro.
Dietro i grandi fatti della storia...piccoli uomini e banali circostanze. Utile.