Montalbano in TV: lo adoro (anche se ormani va per le lunghe); Montalbano scritto: mmhh...; Camilleri oltre Montalbano: palloso; Camilleri tutto in dialetto: faticoso, se non capita qualcosa di interessante lo mollo a metà.
Ecco, finito. Ma possibile che ogni cagata che scrive Camilleri debba essere portata sugli allori?
Un semplice divertissement in cui Camilleri dimostra la sua capacità di affabulatore e di costruttore di trame semplici eppure accattivanti. Una vicenda semplice semplice, ma decisamente carina e significativa del periodo in cui si svolge, che si fa leggere in pochissimo tempo.
...ContinuaUn libriccino simpatico, con il solito linguaggio greve del finto dialetto (catafero, cataminarsi, 'nzemmula e altre cacofonie).
La storia e` esile esile, i personaggi falsissimi, ma alcuni episodi sono divertenti (mai originali: il baronetto che costruisce la propria finta morte, il miracolo nel casino, la perdita della verginita` con la mamma del compagno sono tutti sfacciati "prestiti" da altri).
La parte più riuscita e` l'evocazione della guerra, i bombardamenti , il mix di fatalismo e di forza di vivere della gente meridionale (anche quella tuttavia con riscontri inquietanti presso altri scrittori, da Patroni Griffi a Parise).
Comprato in offerta su Amazon a 1,99 euro, non vale di piu`.
Non riesco a trovare un Camilleri edito da Mondadori di livello. Forse un pregiudizio, ma il problema resta.
In questo breve e strano romanzo la trama mi pare una rete troppo larga che non permette di imprigionare una vera sostanza. La storia del gruppetto di giovani che corre il lunedì a godere della compagnia (dolce e quasi sempre casta) delle lavoratrici del bordello negli anni di guerra avrebbe meritato un Camilleri in grande spolvero. Peccato. Bella una citazione e la parte con l'amore giovanile del protagonista. Il resto da dimenticare.
(1)"s’assittarono in mezzo alle macerie. Ciccio tirò fora un pacchetto di sigarette miricane, se ne addumò una. Doppo tanticchia, Nenè disse:
“Dammene una macari a mia.”
E si fumò la prima sigaretta della sua vita."
"La pensione eva" è un romanzo in cui Camilleri adotta una strategia compositiva su tre piani narrativi. Nella prima parte è tratteggiata la psicologia di Nenè. Egli, attratto dalla vista in paese della “Pensione Eva”, pone domande al padre per saperne di più. Può così apprendere che si tratta di un’abitazione dove si recano "i masculi con l’intento di affittare, per il tempo di un quarto d’ora o di una mezz’orata, donne chiamate buttane". Fra le diverse letture, l’appassiona "l’Orlando furioso" di Ludovico Ariosto e, guardando Angela nuda, ha così l’opportunità di rivivere la descrizione di Angelica.
E’ nella seconda parte che vengono messi in luce eventi d’una sua nuova identità. Il rapporto di Nenè, studente del ginnasio, con i compagni Ciccio e Iacolino, il chiodo fisso di entrare nella “Pensione Eva” ed iniziazione sessuale con la madre di un suo amico, l’ingresso in quel luogo di piacere avvenuto con un sotterfugio, non avendo ancora raggiunto il diciottesimo anno d’età, sono esempi d’una vivace rappresentazione che mostra la finezza con cui Camilleri si accosta alla problematica del mondo adolescenziale di quel contesto socio-culturale.
Nella terza parte Nenè e i suoi compagni vengono posti sullo sfondo, mentre occupano il primo piano le storie di ciascuna delle ragazze ospitate nella pensione Eva. Ogni racconto, condotto senza alcun pregiudizio, si offre come metafora della vita ferita. E c’è anche il graffiante umorismo in bozzetti che hanno il piglio d’una gustosa teatralità. E’ il caso, ad esempio, della pantomima cavalleresca messa in atto da Nené che, andando nella pensione, aveva portato con sé "l’Orlando furioso". Dialoghi frizzanti e azioni di paladini in combattimento hanno effetti esilaranti: egli e Ciccio diventano rispettivamente Rinaldo e Astolfo, mentre le due prostitute, sulle quali essi stanno a cavalcioni, sono Barricano e Baiardo. In seguito, il contesto sociale muta. La guerra e i mutamenti ad essa conseguenti danno all’epilogo un senso di malinconia per la caducità delle cose. La pensione Eva non c’è più nel giorno in cui Nenè compie i diciotto anni. Ai due amici, che attraverso il fumo della sigaretta esprimono la fine d’un ciclo e l’inizio di un nuovo corso, ecco che restano i ricordi(1).