Non mi ha convinto fino in fondo, mi aspettavo un'epopea sulla vita dei minatori ma la loro quotidianità viene trattata marginalmente, attraverso vincende e storie diverse,forse troppo dura per essere narrata direttamente. Dominano il deserto di Atamaca e l'orgoglio delle donne e degli uomini che riescono a viverci.
...Continuaprosegue questo viaggio intrapreso attraverso gli ultimi del mondo intero. Approdato in Cile apprendo la vita di quel paese sotto Pinochet attraverso gente che ha problemi di sopravvivennza troppo grandi per comprendere le ragioni della loro condizione di ultimi sfruttati e "colombati" (colombe erano chiamate le lettere di licenziamento che la dirigenza della miniera inviava agli operai ormai inutili). In verità quel che m'ha attratto di questo volume è la nota di quarta che parla di un linguaggio barocco e roboante utilizzato dall'autore nello stendere il suo romanzo, ed io ultimamente sono alla ricerca di stili particolari ed alternativi della lingua. La realtà è un po' al di sotto di quel che m'ero aspettato leggendo le note (da qui il voto bassino che ho assegnato), però in fondo riesce (il linguaggio, dico) nell'intento di trasformare in epica la derelitta vita delle puttane al servizio degli operai della miniera. Insomma, va beh, così così.
...ContinuaSi apre,per me,con questo romanzo un mondo sconosciuto in Cile
di minatori del salnitro e di prostitute.
Una galleria di umanità, dai soprannomi speciali e azzeccati, ormai scomparsa.
"Che femmine si trovano nella benedetta vigna del Signore, predicava nel frattempo il Poeta Accidenti, femmine che a prima vista promettevano il paradiso terrestre con tanto di serpente ruffiano e tutto, e che nell'ora della verità si rivelavano non essere altro che povere cappuccetto rosso terrorizzate dal lupo cattivo."
L'epopea del salnitro delle miniere cilene.
“E’ morta la Regina Isabel, è morta la Regina!!!”
Il grido di dolore che si alza nello Stabilimento colpisce ogni persona che lì vive: lo Stabilimento è una delle innumerevoli miniere di salnitro che riempiono il deserto di Atacama, nel Cile settentrionale. Luoghi ben noti allo scrittore, che vi è nato e cresciuto. Un microcosmo abitato da uomini che sono invecchiati nelle viscere della terra, sempre coperti di polvere, abituati a lavorare senza alcuna condizione di sicurezza, prima per i gringos americani poi per i signori della pampa, costretti a vivere in capanne semidiroccate prive di servizi igienici costruite le une vicino alle altre a formare una specie di villaggio nel deserto, con lo spaccio dove fare le provviste, l’osteria in cui la sera ci si incontra intorno a una birra e si ascoltano le rancheras, tristi melodie sudamericane cantate da improvvisate cantanti che, appena si spogliano del loro ruolo, accompagnano i clienti nelle stanze soffocanti di caldo a prendersi il loro piacere. La Regina Isabel era una di loro, la regina dell’Amore, la Walkiria della pampa, amica e protettrice de la Ferroviera, la Trampoliera, la Ciarlatana, la Pane e Formaggio, l’Ambulanza, la Brutto Sedere, meretrici di razza, un corteo colorato di femmine dai seni prosperosi, dai sederi prorompenti, dalle labbra accese, con strette minigonne ed esili tacchi, guardate con occhi lascivi dagli uomini e con invidia dalle tristi mogli dei minatori consumate dalla fatica. Il sesso con loro è gioioso, è un refrigerio dal caldo soffocante del sottosuolo, è un festeggiamento per la paga settimanale, è un conforto di vicinanza di anime nella solitudine della pampa salnitrera, con donne che fungono da madri, sorelle, amiche e confessori.
La morte della Regina Isabel è l’occasione per farci conoscere questo mondo così ricco e festante pure nel lutto, che lascia presagire la morte della miniera stessa e la fine di un’epoca. La ricchezza sta anche nel linguaggio colorito, eccessivo come i grandi scrittori sudamericani sanno fare, ed a volte ridondante. Le atmosfere della letteratura sudamericana, fatte di fantasia mista a realtà da cui nascono situazioni e personaggi grotteschi ma indimenticabili, ci sono tutte. Ed io ne resto ogni volta soggiogata.