Lettura per me, un po difficoltosa. Ci leggo una fastidiosa distanza dello scrittore con la scienza, uno dei nostri Mali, che non me lo fa apparire simpatico
La vicenda della scomparsa di Ettore Majorana avvenuta nel 1938 a soli 32 anni, punta di diamante nel campo della Fisica (insieme agli altri Ragazzi di via Panisperna), ben si presta alla (documentata) ricostruzione da parte di Sciascia.
La brillante genialità scientifica di Majorana, strettamente legata alla sua coscienza di uomo, soprattutto in tema di Nucleare, dà adito a varie ipotesi circa il suo suicidio/scomparsa. Sciascia ci accompagna per sentieri colorati di 'giallo' verso una suggestiva conclusione, condivisibile o meno.
«La fisica è su una strada sbagliata. Siamo tutti su una strada sbagliata»
...ContinuaHo voluto leggere questo libro per avere un parere colto sulla vicenda Majorana, ma evidentemente la storia di questo genio della fisica è tanto enigmatica ed affascinante che ognuno ci mette dentro quello che vuole. Qui si parla molto della sua famiglia, non comune, per carità, ma non mi è parso che Majorana ci fosse particolarmente legato (al punto di schivare un invito della madre dopo mesi di assenza dall’Italia). Si indagina su possibili appoggi al fascismo, quando è chiaro che a Majorana non fregava nulla all’infuori di quello che aveva in testa, che non era proprio sempre la scienza. Era un genio egoista ed asociale ed alla fine non credo si sia suicidato, ma sia scappato lontano per vivere in silenzio la sua infelicità.
...ContinuaLibello impegnativo, forse troppo guidato, alla ricerca di una giustificazione morale di un probabile suicidio. Non condivido la posizione di Sciascia, anche se, come sempre, il rigore dei suoi scritti "fa paura" per attenzione e precisione meticolosa. In queso caso, Majorana, fisico siciliano talmente geniale- a detta di Fermi - da vederne uno o due per anni e anni, avrebbe deciso di scomparire talmente forte era il rigore morale che gl iimpediva di dare seguito alla terribile scoperta (per lui quasi naturale) della scissione nucleare e delle conseguenze inevitabili. Troppo romanzata la giustificazione della scomparsa/suicidio di Majorana, a fronte di una probabile depressione che attanagliava il protagonista della storia da anni, se non dalla nascita. Come tutto ciò che scrive Sciascia, anche questo romanzo merita di essere letto, anche se personalmente lo trovo molto distante da ciò che mi ha fatto appassionare di questo incredibile Autore.
...ContinuaPiù che la tesi di Sciascia, che cioè Majorana abbia inscenato la propria scomparsa sul traghetto da Palermo a Napoli (sul quale in realtà non sarebbe mai salito) perché impressionato dagli imminenti sviluppi distruttivi della fisica (la bomba atomica), è interessante il modo in cui Sciascia, ancora una volta, ridà vita a delle polverose carte d'archivio (i verbali della questura e le lettere dei famigliari) e ne cuce insieme un racconto avvincente. Insomma, una sparizione volontaria per paura di rendersi complice di un uso catastrofico della potenza dell'atomo, uso che lo scienziato catanese intuiva di prossima scoperta, specie dopo essere stato in Germania e avere avuto lunghi colloqui col suo collega Heisenberg. Potrebbe avere pesato sulla decisione di Majorana anche il ricordo di una drammatica vicenda giudiziaria che coinvolse, a torto, suo zio alcuni anni prima ( chiamato in causa da una governante come mandante dell'orrendo delitto del figlioletto della famiglia presso cui la donna lavorava: in realtà poi, in tribunale emerse che la governante aveva agito da sola, mossa dall'invidia e dal risentimento verso i padroni di casa). Sciascia presenta al lettore la sua ipotesi, sviluppandola a partire dalle carte giudiziarie: alla fine, anche se non si è d'accordo con la sua ricostruzione dei fatti, si riconosce comunque all'autore maestria nell'aver costruito una spiegazione intrigante del giallo di Maiorana.
...Continua