Un uomo ipocrita e convinto delle proprie azioni si confessa senza troppi problemi. Il numero dei tradimenti aumenta ma niente sembra turbarlo, anzi. Questo tipo di vita lo fa sentire vivo e pieno. Il modo di scrivere lascia scorrere queste riflessioni ma nessuna si fissa realmente
...ContinuaQualche anno fa, a qualcuno è venuta l’idea di spruzzare della polvere di cacao nel cappuccino.
http://www.incipitmania.com/incipit-per-autore/aut-p/piccolo-francesco/la-separazione-del-maschio-francesco-piccolo/
Un uomo, un poligamo convinto e recidivo, sua moglia, la loro bambina, il suo lavoro, le tante donne, le scopate, tante, forse troppe e il suo ruolo di marito e di padre amorevole.
Piccolo ci racconta una storia di un uomo fedifrago e sincero, che non si pente mai. Una storia schietta, senza filtri o carinerie, ben scritta e che è un'acuta riflessione sugli aspetti privati della vita di ciascuno di noi.
La scrittura di Piccolo è, come sempre, audace e sagace.
Frasi abbastanza brevi, una somma di piccoli pensieri che portano a un unico insieme. Così ogni piccolo pensiero si muove sullo sfondo costruito dalla somma dei piccoli pensieri precedenti, uno sfondo sfocato ma sempre presente.
Il Maschio è in buona sostanza un bastardo. Un poligamo per natura. Un mentitore seriale. Un uomo attento ai soli particolari che compongono il puzzle delle sua felicità elementari. E', però, anche un padre amorevole, attento, presente, complice della brillante intelligenza della sua bambina.
Eppure non sembra rintracciabile nel libro un giudizio morale. In nessun senso. Domina la sensazione di straniamento rispetto alla complessità delle cose della vita, complessità cui ognuno fa fronte come preferisce. A qualsiasi costo.
Non è un manuale di sopravvivenza, nè un libro delle risposte. E' più che altro una fotografia di una realtà forse molto più diffusa di quanto non si creda.
Le minuziose descrizioni dell'intimità, scevre da qualsivoglia ricerca di ovattate metafore linguistiche (la fica si chiama fica e il cazzo si chiama cazzo, per capirci), lungi dal rendere il racconto volgare, contribuiscono a confergli piuttosto un'aura di aderenza al reale e all'elementarità delle passioni.
Un po' Californication, un po' Perfetti Sconosciuti.
Da leggere in coppia, se possibile (o anche rileggere, forse anche meglio).
A lettura finita penso che sia esattamente il tipo libro che non vorrei mai leggere: incredibilmente triste e demotivante, tendenzialmente spinto a suggerire che ogni essere umano vive e muore solo.
Andiamo per gradi e niente spoiler: dunque, è la storia di un uomo in fondo qualunque, buon padre di famiglia, che ha per natura bisogno di molte relazioni clandestine per essere felice. Poi, un giorno, la moglie decide di lasciarlo e da lì parte un percorso di riflessione sul proprio modo di vivere e e amare.
La prima osservazione che viene fare è quella del moralismo.
Indignarsi per il sesso, però, è fuorviante. È esattamente l'effetto che il libro vuole suscitare, l'indignazione del nostro piccolo nano da giardino interiore: lo vedi che sei di strette vedute? Lo vedi che non mi capisci? Che io sono un po' più avanti di te? È importante non cascare a questa provocazione, e accettarla. Può essere. Può essere che ci siano persone che abbiano bisogno di vivere così e non ci si possa fare niente, neanche giudicarle.
Il punto, invece, non è che le scene di sesso in La separazione del maschio di Francesco Piccolo, offendono il nostro senso borghese della monogamia. È che non sono divertenti. E non sono divertenti perché mancano gli ingredienti principali: il desiderio, la fantasia, le aspettative. La cosa che stupisce, di queste donne con cui scopa, è che sembrano sagome di cartone. Rispondono principalmente al desiderio del protagonista. Perfino della moglie, il personaggio che il protagonista giura e spergiura di amare, non sappiamo neanche cosa le piace, in fondo. E lo stesso per le altre ragazze: non c'è uno sguardo, non c'è un dettaglio, non una situazione che ci lasci intravedere una vita interiore, mentre tutto il palcoscenico è occupato da un ingombrantissimo io che proclama a gran voce di essere solo ed incompreso e non ricambiato nel modo a lui unicamente possibile di stare al mondo.
Ecco, per me è questa la cosa che dovrebbe farci indignare: che qualcuno abbiamo pubblicato un libro per dirci questo. Mi sembra davvero una conclusione meschina, piccolo borghese, cui si giunge ahimé nemmeno attraverso un percorso letterario pirotecnico ed eccezionalmente bello.