Non vorrei andare contro ad uno dei miei autori preferiti di sempre, non dopo aver letto capolavori come “lo scudo di Talos” e “Alexander”, ma oggettivamente questo “la torre della solitudine” è un lavoro che non rende giustizia al resto della produzione di Valerio Massimo Manfredi. Sembra quasi che l’autore stesso non credesse in quello che stava scrivendo, nei personaggi che stava delineando, nella storia che stava prendendo forma sotto la sua penna. Sempre che si possa parlare di storia. Diciamocelo chiaramente: non c’è una vera e propria storia in questo libro; né un finale. Durante la lettura mi sono trovato più volte in difficoltà, mi stancavo perfino a voltare pagina; non ero interessato a proseguire vicende così banali e vuote. Sono arrivato alla fine con una domanda: e quindi? Mi riesce perfino difficile scrivere due righe: c’è così poco da dire! Forse perché tutto quello di cui si può parlare in riferimento al romanzo è racchiudibile in poche righe buttate giù a caso come la storia stessa. Si parla di una “torre della solitudine”, una tomba, una ricerca nel deserto e di tre uomini coinvolti in quello che dovrebbe essere un viaggio corale stando a quanto c’è scritto nel retro copertina. Eppure è un viaggio perlopiù individuale quello di Philip, che vuole ritrovare il padre scomparso anni prima. Ad un certo punto del romanzo questa ricerca, che sembra urgente in un primo momento, viene interrotta momentaneamente dal protagonista per cosa? Ma ovviamente per cercare la donna di cui si è innamorato perdutamente al primo sguardo! E certo, ci mancava! Perché non aggiungere una banalissima storia d’amore degna di Federico Moccia e compagnia bella in un thriller archeologico. Certo, è una deviazione improvvisa della “trama” che comunque tornerà sui binari in seguito, ma è anche una forzatura allucinante, considerando che potevano esserci altri modi per volgerla in maniera interessante: che occasione sprecata! Oltre a Philip c’è anche padre Hogan, che deve partire da Roma ma non parte fino alla fine del libro (e questo viene ripetuto più volte durante il romanzo, eppure capitolo dopo capitolo con lui siamo sempre a Roma): deve cercare la torre della solitudine perché lui e un suo superiore hanno captato uno strano segnale che può essere decifrato solo nel deserto e la cui fonte potrebbe essere la torre della solitudine. Insieme a loro c’è anche un colonnello della legione straniera che cerca la torre per chissà quale motivo (non l’ho ancora capito, questo motivo). In tutto questo i tre personaggi principali non si incontrano se non verso la fine, il che rende le interazioni tra i tre quasi nulle, o comunque estremamente limitate: solo io leggendo la trama mi aspettavo una storia che coinvolgesse i tre personaggi principali in maniera maggiore ed in modo più incisivo?
Insomma, tra personaggi che hanno lo spessore di un libro di Fabio Volo e una trama che non decolla si arriva al finale più veloce e enigmatico di sempre, in cui non succede nulla. Finisce tutto così, senza risposte ai pochi misteri che potevano regalare un po' di interesse al lettore.
Unica nota a favore del libro è la presenza di vari riferimenti storici, mitologici, architettonici, che mostrano un minimo di ricerca contestuale da parte dell’autore. Questa è una nota positiva, sicuramente, induce il lettore a cercare determinati termini o argomenti sui internet, ampliando così le sue conoscenze.
Per il resto, come si è capito da queste poche righe messe giù alla veloce, quasi a caso e sotto effetto dell’alcol, questo è un libro da evitare se cercate una storia che sappia coinvolgere.
Purtroppo questa volta Manfredi non mi è proprio piaciuto, e si è meritato una sola e unica poco decorosa stellina. Niente che mi sia piaciuto, nè la trama, nè i personaggi e anche il suo solito modo di scrivere mi è sembrato qui carente. Mi ha dato l’impressione di essere un romanzo scritto giusto per pubblicare qualcosa. La peggior cosa la fine: troppo sbrigativa e che non spiega la maggior parte dei misteri del libro.
...ContinuaCarina l'idea, si sviluppa in maniera decente per quasi tutto il libro; peccato che proprio il finale sia stiracchiato, concluso in fretta come se si fosse stancato di scrivere. Finale da 2 stelle.
Valerio ma cosa mi combini? ma che cosa mi starebbe a significare questa "opera"!?