Sempre la maestria di Simenon, riesce far emergere l'oscura verità.
Bébé donna fatale, fredda ma ...
"Gli sembrava che, se lei fosse stata lì, se avesse potuto stringerlo a sè, il loro abbraccio sarebbe stato come un sogno, il volo di due anime liberate dal peso della materia."
A me evoca tale frase quadro di Chagall
Giallo dalla struttura atipica, si conosce fin da subito l'assassino (meno il colpevole), è il movente che proprio la vittima stessa deve cercare di scoprire. Questa struttura fa emergere proprio senza mezzi termini come ciò che interessa a Simenon sia la psicologia dei suoi personaggi, dei suoi ritratti, e il romanzo giallo soltanto una struttura per renderla evidente, per studiarla. In breve: una domenica di luglio, senza apparente motivo, Bebé Donge avvelena il marito, che, però, sopravvive e cerca di comprendere il perché del gesto. L'indagine che porta avanti l'uomo si svolge unicamente nella sua testa: senza alcuna ricerca fisica, senza nemmeno parlare con la moglie, l'uomo, infatti, cerca di rianalizzare il suo matrimonio, la psicologia della moglie per riuscire a comprendere il perché di un simile gesto. Il loro, infatti, non era un matrimonio perfetto, ci mancherebbe, lui la tradiva e per lo più la ignorava, ma, come sottolinea Simenon, in fondo, non era altro che il più tipico fra i matrimoni borghesi. Ed è proprio là che vuole colpire Simenon.
Francois e Bebè sono sposati, ma anche il fratello di Francois, Felix, e la sorella di Bebè, Jeanne, lo sono fra di loro. Addirittura, Francois e Felix pagliono quasi due gemelli, ci viene detto. I due matrimoni, quindi, quasi gemelli l'uno dall'altro, fungono da confronto, quasi fosse un esperimento scientifico (e, in fondo, il romanzo ha qualcosa di Madame Bovary, soprattutto nella figura di Bebè che dalla cosmopolita Costantinopoli, si ritrova sposata nella provincia francese). A un certo punto, per esempio, ci sta il confronto fra Jeanne e Francois, con l'uomo che mezzo interroga la cognata per capire com'è il suo matrimonio con Felix. "E allora? Quando Felix torna da un viaggio d'affari, gli chiedo forse che cosa ha fatto? Non voglio saperlo! Una volta gliel'ho anche detto: finché non vedo nulla, finché non succede qui, a casa mia, finché..." Un perfetto matrimonio borghese, per l'appunto. Lo stesso che pensava di avere Francois, che cercava di imporre Francois e che credeva di avere. E' soltanto con la botta del tentato omicidio che si rende conto di qual è la verità su Bebè Donge: "Nessuno poteva arrogarsi il diritto di prendere una persona, una ragazza spensierata conosciuta sulla spiaggia di Royan, portarsela a casa e poi, improvvisamente, abbandonarla alla sua solitudine. [...] Per quanto tempo Bebè aveva lottato contro il vuoto?". C'è un'immagine che Francois stesso usa per descrivere quello che è successo durante il loro matrimonio: una mosca sta affogando in un lago, ci sta una foglia vicino a lei, basterebbe che ci salisse per salvarla, Francois assiste alla scena, potrebbe aiutarla, avvicinarle la foglia, fare qualcosa, ma non fa niente, lascia affogare la mosca. Lo stesso stava succedendo con Bebè, una ragazza piena di vita, di voglia di fare, e che Francois ha sempre più rinchiuso e ignorato, sempre più tolto ogni possibile spazio vitale, fino a lasciarle un'unica possibilità: o lasciarsi morire o ucciderlo. Ma, e continuo a sottolinearlo, Francois fa tutto questo senza cattiveria, bensì con normalità, quotidianità. Il suo matrimonio è, in fondo, identico a quello del fratello. Soltanto che Bebè non è la sorella. Bebè, in questo, è la Madame Bovary che si diceva sopra, diversi i punti di contatto - il trasferimento in provincia per dire -, ma lampante è il suo rapporto con i vestiti, con la particolarità dei suoi vestiti, a confronto con il grigiore, il monotono vestiario della piccola provincia francese.
Comunque, proprio perché il lento stillicidio a cui si ribella Bebé è così normale, così borghese, nessuno crede a Francois. Anzi. Gli intimano di non dire niente: peggiorerebbe solo la situazione. Allora, appare quasi sorprendente che Francois sia riuscito a comprendere finalmente la moglie. Il cambiamento per riuscirci è a dir poco radicale: lo troviamo nei primi capitoli freddo, quasi un rettile. Un uomo le cui emozioni sono indecifrabili per chiunque. Man mano che, però, si costringe a mettersi nei panni della moglie, a vedere il mondo e soprattutto se stesso con gli occhi di qualcun'altro, allora qualcosa dentro di lui cede, si rompe, fino agli ultimi capitoli in cui è visto - e forse pure mezzo lo è - come un nevrastenico.
La bomba che sta al centro di "La verità di Bebé Donge" è, allora, che il vero crimine da condannare non è il tentato omicidio, ma il matrimonio.
Uno strano oggetto nella produzione Simenoniana, quasi un poliziesco al contrario. L'autore fa subito piazza pulita di assassino e movente per condurci per mano all'interno di un matrimonio come farebbe il più moderno terapeuta di coppia. E' interessantissimo notare come le motivazioni profonde del gesto di Bébé Donge emergano attraverso i flashback del marito, che acquista consapevolezza pagina dopo pagina esattamente come il lettore.
...Continuauna famiglia perfetta in un contesto perfetto e un crollo decisivo della situazione. L'azione della signora Donge che si riassume nella presa di coscienza del marito, alla sua comprensione di una vita spesa al fianco di una donna a lui sconosciuta fino al suo crollo. Uno dei miei preferiti.
...ContinuaScritto in Vandea nel 1940 i primi venti di guerra avevano investito l'Europa, pubblicato in una Parigi occupata nel 1942
Lettura affascinante e coinvolgente mi piace pensare che abbia regalato a molti parigini e non solo, di dimenticare e non sentire il marciare per le strade dei soldati della Wehrmacht, di sfuggire per qualche ora a un'angosciante realtà (Da qui le*****) per immergersi in................ una domenica come tante altre: nella villa in campagna dei fratelli Donge. La famiglia è presente al completo: François con la moglie Bébé e il figlioletto Jacques, il fratello Felix con la moglie Jeanne, sorella di Bébé e i figli, e la suocera, la corpulenta signora d'Onneville. I bambini giocano, gli adulti prendono il caffè sotto gli ombrelloni.Una domenica di fine agosto che traascorre con la limpidezza e la calma di un ruscello in pianura, sarà invece "la domenica del grande dramma", François corre in casa. Alcuni momenti e dalla finestra del bagno chiama il fratello......................
Non voglio anticipare niente della storia sarebbe una crudeltà, chi l'ha già letto non ha bisogno che io dica e chi non l'ha ancora letto avrà la curiosità di sapere, io l'ho trovato geniale, mantiene la suspense sino alla fine, ancora una volta Simenon profondo conoscitore dell'animo femminile ci regala una stupenda figura di donna. Con Bebè forse è un chiedere scusa alle donne o alla donna della sua vita che non ha capito e con François fare ammenda pubblicamente delle proprie colpe di uomo.
Naturalmente non poteva non poteva mancare
Simenon al cinema
Nel 1951, Gabin gira La follia di Roberta Donge (La vérité sur Bébé Donge), sotto la direzione di Henri Decoin, forse il miglior Simenon al cinema del periodo e sicuramente uno dei migliori di tutti i tempi.
(Arturo Invernici, Chez Gabin, in Georges Simenon …mon petit cinéma, a cura di Angelo Signorelli Emanuela Martini Arturo Invernici, Bergamo Film Meeting 2003, p. 111)
Il romanzo di Simenon fu sceneggiato da Maurice Aubergé, che mutò parecchio il testo originale, modificando quasi completamente la successione degli eventi e anche il finale, e riscrivendo i dialoghi. Il regista mantenne,però,lo stile asciutto e austero del romanzo,
Molto bella e emblematica la copertina un'elegante misteriosa donna in abito nero con veletta che nasconde il viso.
Come colonna sonora io ci vedo o meglio ci sento
https://www.youtube.com/watch?v=ZmEhJ2jpC5o