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Il volume costituisce l’ideale continuazione del precedente lavoro di Fornero Bioetica cattolica e bioetica laica (Bruno Mondadori, 2005), raccogliendo nella prima parte i contributi critici a quel testo, esponendo nella seconda le repliche dell’autore, approfondendo nella terza i concetti allo stesso tempo cuore dell’argomentazione di Fornero e punti di dissenso con i suoi critici. Tre in particolare sono i temi su cui si sviluppa la discussione e che rispecchiano l’articolazione della seconda e della terza parte. Il primo è la plausibilità teorica e la fertilità esplicativa della distinzione tra bioetica laica e bioetica cattolica. Fornero difende la distinzione sul piano dell’interpretazione storiografica contro le tesi di Massimo Reichlin che ne affermano invece l’inappropriatezza e la valenza puramente politica e non anche filosofica; cerca di mostrare (in parziale accordo con Mario Palmaro) come sia fondata nei fatti, ma non nel principio, la diffidenza dei cattolici verso il sintagma “bioetica cattolica”; svolge alcune precisazioni sul rapporto tra etiche (al plurale) e bioetica a partire dalle riflessioni di Eugenio Lecaldano, che pure è favorevole alla distinzione. Il secondo punto di contrapposizione tra Fornero e i suoi critici è la distinzione tra laicità “debole” (intesa come autonomia del discorso bioetico da ipoteche fideisteiche o dogmatiche) e laicità “forte” (il classico etsi Deus non daretur), che gli viene contestata da Fabio Bacchini, per il quale l’unica laicità è la seconda; da Patrizia Borsellino, che ritiene che le due laicità siano diverse facce della medesima medaglia e che la “vera” laicità sia soprattutto la laicità procedurale (intesa come insieme di regole che consentono la convivenza tra chi professa credenze morali in conflitto); e da Paolo Zecchinato ed Eugenio Lecaldano, secondo i quali la bioetica cattolica è in realtà bioetica confessionale e fondata sul principio d’autorità, e dunque in nessun modo può essere considerata laica. Il terzo tema oggetto di discussione in questo testo riguarda infine il paradigma cattolico, che Fornero presenta come basato sull’idea di sacralità della vita dovutamente precisata (nel sostenere questo, l’autore rigetta le obiezioni di Elio Sgreccia e Carlo Montaleone), fortemente intrecciato con una qualche versione della dottrina della legge naturale e (attraverso l’approndimento delle tesi contenute nel saggio di Piergiorgio Donatelli e anche nella replica a Sgreccia) dimostrabilmente assai poco incline a prendere sul serio il pluralismo. Questi temi vengono ripresi e sviluppati nella terza parte del volume e conducono Fornero dapprima a ribadire la validità euristica della contrapposizione tra bioetica cattolica e bioetica laica; quindi a contestare il riduzionimo euristico e storiografico di chi accettasse un solo significato di laicità (quello debole o quello forte, a seconda); infine a difendere l’idea dello Stato pluralista che, in quanto ripettoso delle diversità, non può che essere fondato sulla laicità debole.
...Continuainteressante ma con una notazione (dolosamente omessa dall'editore nella quarta di copertina), si tratta di una "Parte seconda" rispetto al libro Bioetica Laica e bioetica cattolica dello stesso autore. Infatti è una raccolta degli scritti - anche fortemente critici - rispetto a questo primo libro (talvolta si rimanda "a pag 75" del medesimo, ma se uno non ce lha coome fa a capire????) con la replica dell'autore e alcune precisazioni. Meglio leggere prima il libro di riferimento!
...ContinuaLo legga chi ha già letto Bioetica laica e bioetica cattolica, se no non ci si capisce niente.
La struttura a botta e risposta non agevola la lettura, ma il duello dell'autore con Reichlin è gustoso (ha ragione Reichlin, per la cronaca).
...Continua