È quello che mi è piaciuto meno fino ad ora...
A me è piaciuto, anche se sembra attraversare diversi generi e ad un certo punto, non si capisce dove voglia andare, ma forse è questo il bello di Dick, usare i generi per raccontare un'avventura che si svolge dentro di noi, la destabilizzazione come condizione dei suoi eroi, comunque il romanzo è un po' freddino e se avessero lasciato il titolo originale sarebbe stato decisamente meglio.
Ad ogni modo se uno non ha mai letto Dick non gli consiglierei questo romanzo
Parlando di uomini freddi e spietati come macchine, il libro successivo di Dick, scritto nel 1962 sebbene pubblicato molti anni dopo, sviluppa proprio questo concetto. Già il titolo è alquanto esplicito: L'androide Abramo Lincoln (ma in originale è We can build you, “Noi possiamo costruirti”). Nell'America del futuro prossimo vengono venduti e impiantati organi elettronici che rendono l'uomo sempre più simile a una macchina auto-modificabile. Louis ha una fabbrica che produce questi componenti ed è soddisfatto di come vanno le cose, finché il suo socio e sua figlia Pris, un'adolescente con problemi di schizofrenia, concepiscono e sviluppano il primo androide completo: la riproduzione di Edwin Stanton, ministro della guerra di Lincoln. L'essere è senziente e in grado di provare emozioni. Barrows, un imprenditore spietato, si interessa al progetto e sviluppa con il supporto di Pris il simulacro di Lincoln stesso. [...]
Leggi tutta la rece: http://beatblog2.blogspot.it/2016/07/philip-k-dick-pt6-storia-della.html
Interessante opera Dickiana comprendente le principali tematiche (e ossessioni) dell'autore in quel peculiare periodo della vita: il rapporto ambiguo con la femminilità, la percezione della realtà, la malattia mentale e l'utilizzo del simulacro come espediente narrativo per esplicitare inquietudini e problemi dell'uomo di quegli anni. Tecnicamente il romanzo è scorrevole, i personaggi approfonditi e ben delineati, i dialoghi efficaci; il finale risulta meno riuscito rispetto al resto del romanzo ma complessivamente l'opera è meritevole di lettura anche per chi non conoscesse l'autore
...ContinuaC'è veramente molto di Dick in questo romanzo. Ci sono i simulacri, i tipici androidi Dickiani, in tutto e per tutto uguali agli esseri umani, perfino troppo. E c'è la pazzia, la schizofrenia e le malattie mentali, altri luoghi comuni di buona parte della produzione di Dick. E non sono per nulla d'accordo con chi giudica questo "We can build you" (il titolo originale è molto più significativo, come spesso succede) un'opera di basso tono rispetto a molte altre. In pochi altri romanzi che ho letto Dick riesce a trasmettere così bene senso d'angoscia e disperazione, sudditanza, paranoia. E' veramente toccante il lento crollo mentale di Louis di fronte all'inafferrabilità dell'amata Pris. E Pris richiama incredibilmente nell'aspetto e nei comportamenti, l'omonimo androide di Blade Runner: gli occhi contornati di trucco nero, lo sguardo inquietante, l'aspetto trasandato, la curiosità, la pazzia. Va sottolineato, secondo me, il dialogo che si svolge tra il simulacro di Abramo Lincoln e il miliardario Barrows, atto a stabilire il come e il perchè si debba sostenere la differenza tra uomini e androidi, se questi ultimi sono in tutto e per tutto identici a noi. Dove sta questa differenza? Nella carne? Nello spirito? Difficile anche dire la nostra. E' un grande pregio di Dick quello di saper infliggere il dubbio e la sensazione di impotenza di fronte a quesiti come: la verità è assoluta, unica? Se un simulacro è in grado di soffrire e di gioire, allora è vivo? Come possiamo sostenere che sia vero e come possiamo sostenere il contrario? Cosa sono la pazzia e la normalità? Basta, mi fermo se no mi fonde la testa.
...Continua