In teoria è bellissimo, in pratica ho faticato. I personaggi sono succubi degli eventi e lo spiegone arriva solo alla fine. Me lo sarei goduto di più come una serie tv, dove se non altro i nomi che tornano vengono associati a una faccia (resurrezioni a parte).
L'impressione è che Mitchell se la creda un po' troppo (vedi il capitolo dello scrittore): ridimensionare il progetto e affrontarlo con una dose di umiltà gli avrebbero giovato.
Una premessa importantissima: non ritengo David Mitchell un grande scrittore. I suoi libri sono pieni di personaggi 'buoni' da una parte e di personaggi 'cattivi' dall'altra, suddivisi in maniera netta, manichea. Alla fine - pensa te! - i buoni vincono. Ogni tanto, qualche cattivo si redime e si convince a fare una buona azione, tanto per dimostrare che, alla fine, anche i cattivi sanno essere buoni e quindi, gira che ti rigira, siamo tutti buoni e amen. Nonostante le tendenze 'bimbominkiesche' dei suoi lavori, però, Mitchell è senza dubbio un narratore molto abile: i suoi personaggi sono accattivanti, le trame sono solide e danno soddisfazione, intrattengono chi vuole essere intrattenuto, fanno riflettere tutti quelli che proprio c'hanno questa gran voglia di riflettere. Nell'assegnare le stelline, pertanto, faccio come faceva il critico cinematografico Roger Ebert, che diceva sempre, e giustamente, che le 4 stelle su 4 date a un film di azione e effetti speciali non sono le stesse 4 stelle su 4 date a un film d'autore. Allo stesso modo, dandogli 5 stelle, non è mia intenzione paragonare questo libro di Mitchell a Madame Bovary o ai Fratelli Karamazov. Paragonare l'uno con gli altri sarebbe stupido. Però, nel suo genere e nei suoi intenti, Le Ore Invisibili merita comunque le 'sue' 5 stelle.
Questo è stato il primo romanzo di David Mitchell che ho letto. L'ho letto mentre andavo a Parigi, in autobus, partendo dall'Inghilterra. Più di 10 ore di autobus. Ho letto questo libro mentre salpavamo da Dover. L'ho letto sul traghetto che attraversava la Manica. O mentre seguivamo le fredde strade della Francia del Nord. E l'ho letto anche sulla metropolitana di Parigi. È stato il primo libro di Mitchell, ma non sarà l'ultimo.
Questo romanzo è una vera avventura. Sono rimasto molto colpito dalla fusione, gestita con grande abilità, fra gli elementi magici e fantastici e la tridimensionalità realistica di alcuni personaggi. Il tutto mescolato con alcuni importanti messaggi etici, politici e civili (mischiati un po' troppo alla 'bimbominkia', come accennavo sopra, ma in un modo in cui anche questi eccessi piccoloprincipeschi-sole-cuore-amore-e-il-bene-vince-sempre, alla fine, non guastano).
Se proprio devo criticare qualcosa, diciamo che forse la quinta parte, dedicata agli 'Horologists' (*), è un po' troppo densa e precipitosa, contiene troppi dettagli complicati che rischiano di condurre a un risultato involuto. In un certo senso, questa parte diventa essa stessa il labirinto di cui si parla alla fine: una parte piena di curve e svolte, vicoli ciechi, in cui il lettore si incammina da solo e confuso, perso nell'oscurità, ma sempre affascinato e con la curiosità di andare avanti. Poi, però, c'è l'ultima parte, che è come uno specchio enorme che riflette il nostro futuro prossimo venturo in tutta la sua assurda tragicità, e sono pagine splendide e amare.
Ambizioso e portentoso nella vastità di meccanismi narrativi impiegati e audacità linguistica, Le Ore Invisibili è un racconto epico che ruota attorno le avventure di Holly Sykes e dei suoi parenti e conoscenti. Alla fine, però, il vero protagonista del romanzo è il Tempo - il divenire della storia, il teatro interminabile di anime che appaiono, danzano e poi, quietamente, scivolano via - che Mitchell descrive e cattura con la feroce leggerezza di una lingua Inglese in continuo auto-rinnovamento.
(*) Ho letto questo libro in lingua originale, quindi non so come abbiano tradotto 'Horologists'. Anche ciò che dico riguardo all'audacia linguistica di Mitchell deriva dalla mia esperienza col testo scritto in Inglese; non so quanto dello stile inventivo di Mitchell sia sopravvissuto alla traduzione. Anche buona parte di questa recensione è la traduzione in Italiano di una serie di idee che aveva già espresso in Inglese sul sito goodreads.com.
...ContinuaInsomma a me Mitchell come autore piace. E' il solo contemporaneo che mi piaccia al momento, ha un Inglese meraviglioso a sua disposizione e idee alquanto originali ed esposte in maniera gradevole.
Mi piace anche la struttura narrativa, non solo la sintassi e la costruzione delle frasi. E' complessa e frammentata, come un puzzle, tiene sveglia la mente. Ti fa tornare indietro.
I suoi personaggi sono tutti ben costruiti, fallati e sbagliati ma impossibili da odiare, sono troppo umani.
Per me questo libro e' volato e metterlo giu' la sera era difficile. Sempre "solo questo capitolo" e poi cominciava quello dopo.
I have to confess that I don't take easily to contemporary writing/authors.
Mitchell has a way of writing characters and stories that literally fly fast under your fingers and cannot put the book down.
On one hand because the mastering of the English language is quite spectacular and his lexicon and phraseology is really beautiful.
On the other hands is because his "fantasy" is very unique and unexpected.
Romanzo a cavallo tra il fantasy ed il mainstream, che ha una costruzione similare al suo illustre predecessore, l'ottimo Atlante delle Nuvole (Cloud Atlas).
Anche in quest'opera Mitchell descrive le vicissitudini dei suoi protagonisti intrecciandole lungo un arco temporale che va dagli anni 80 del secolo scorso fino ad un ipotetico anno 2043.
I protagonisti, tra i quali spicca Holly Sikes, un'adolescente inglese, fan dei Talking Heads, la cui vita sarà il filo conduttore del libro, sembrano apparentemente persone ordinarie, eppure tutti vengono, loro malgrado, coinvolti in una millenaria faida tra esseri immortali dotati di sconfinati poteri psichici gli Orologiai e gli Anacoreti, faida che culminerà in un memorabile scontro finale in una dimensione aliena.
Anche in questo libro, solo lievissimamente inferiore all'Atlante delle Nuvole, Mitchell si conferma maestro nel tratteggiare e rendere credibili personaggi dalle personalità svariate facendoli interagire tra loro in maniera credibile e realistica, altrettanto impeccabili sono le varie ambientazioni correlate coerentemente al periodo storico ove agiscono i protagonisti, per cui oltre all'appassionante, (per me almeno) sottotrama fantasy, il lettore ha la garanzia di godere di un libro veramente ben scritto ed appassionante.
L'unico lievissimo difetto, a mio giudizio, oltre alla fuorviante traduzione del titolo originale (The Bone Clocks) risiede nell'ambientazione distopica dell'ultimo capitolo, che pur gradevole, ho trovato un po' forzata.
In definitiva libro gradevolissimo e decisamente consigliabile.
Un viaggio nel tempo che, attraverso sei capitoli e cinque narratori, porta a incontrare diversi personaggi in anni diversi. La storia comincia con la quindicenne Holly che fugge di casa e prosegue per 60 anni: i capitoli e i narratori si intersecheranno per raccontare vite e tematiche diverse. Si parla di difficoltà adolescenziali, amori, ricchezza, potere, guerre, fama, lotta tra bene e male e un futuro distopico.
Normali vite quotidiane vedono elementi fantastici e metafisici che all'inizio non sarà facile comprendere e che verranno spiegati solamente negli ultimi due capitoli del romanzo.
Personalmente la parte dedicata allo "psico-duello" e l'ultimo capitolo sono le parti un po' meno godibili ma è sorprendente la capacità di Mitchell di tenere le fila di tanti personaggi, tante vite e tanti episodi.