10 racconti tra fantasia orrore e fantascienza. Cupi e disperati. Tutti buoni con un paio di capolavori. Solo il secondo non m'è piaciuto ma son gusti.
La mia prima volta con George R.R. Martin, il grandissimo autore della famosissima serie de “il trono di spade”.
Ho deciso, come primo approccio con l’autore, di scegliere una lettura più “leggera” rispetto alla mole della sua saga…non dico di esserne rimasta delusa perché non avevo particolari aspettative nei suoi confronti, ma mi aspettavo qualcosa di diverso, quello si.
Sinceramente mi è piaciuta poco questa raccolta, dei dieci racconti me ne sono piaciuti soltanto due, “L’uscita per Santa Breta”, un inquietante storia di fantasmi e l’ultimo, “Le solitarie canzoni di Laren Dorr”, una dolce, malinconica, poetica e commovente storia d’amore, per il resto solo ed esclusivamente noia…inoltre, lasciatemelo dire, Martin è bravissimo con il fantasy, ma la fantascienza è meglio lasciarla perdere ai grandissimi come Asimov, Dick, Bradbury, Brown, Wells.
Forse i racconti non sono il suo genere, fatto sta che in queste pagine non sono riuscita a trovare il grandissimo scrittore di cui tutti decantano le lodi. E un po’ me ne dispiace.
Titoli racconti:
L’eroe
L’uscita per Santa Breta
Solitudine del secondo tipo
Al mattino cala la nebbia
Canzone per Lya
Questa torre di cenere
E ricordati sette volte di non uccidere mai l’uomo
La città di pietra
Fioramari
Le solitarie canzoni di Laren Dorr.
Più che "Le torri di cenere", questo volume avrebbe dovuto intitolarsi "Racconti di G.R.R. Martin pescati nel mucchio senza alcuna logica".
I racconti selezionati, infatti, sono tratti da "Dreamsongs": "A RRetrospective", antologia che contiene trentaquattro lavori giovanili di Martin raggruppati per cicli narrativi. I primi quattro: "L’eroe", "L’uscita per Santa Breta", "Solitudine del secondo tipo" e "Al mattino cala la nebbia", compongono la seconda sezione del volume originale: "The Filthy Pro". I successivi cinque: "Canzone per Lya", "Questa torre di cenere", "…E ricordati sette volte di non uccidere mai l’uomo", "La città di pietra", "Fioramari", sono tratti invece dalla terza sezione: "The Light of Distant Stars", di cui manca però il racconto conclusivo (da Mondadori antologizzato in un’altra raccolta, "I re di sabbia"). "Le solitarie canzoni di Laren Dorr", infine, è tratto dalla sezione "The Heirs of Turtle Castle", la quale, per la cronaca, nel volume originale contiene anche "Il drago di ghiaccio", racconto lungo inserito sia ne "I re di sabbia" che ristampato in un volume a sé.
Per farla breve, la Mondadori ha smembrato l’antologia in due parti senza nemmeno rispettare la divisione in sezioni tematiche, lasciando peraltro fuori una quindicina di altri racconti in virtù del "non si sa bene quale criterio". Ma ciò non deve stupire, dato il trattamento analogo subito dalla saga A Song of Ice and Fire.
Questa, ad ogni modo, serie di racconti è stata pubblicata in varie riviste letterarie durante gli anni ’70 da un Martin ancora alle prime armi (ma non per questo meno geniale) e tutte le storie che ne fanno parte sono ambientate nello stesso clima futuristico, fatto di viaggi iperluce e guerre fatte con pistole ad urlo che disgregano a livello atomico.
Non fatevi l’idea, però, che leggendo questo libro troverete “happy ending” o “Deus ex machina” che risolvono la trama in sorrisi e abbracci, Martin racconta l’animo umano e non si fa scrupoli a raccontare tutte le amarezze di una vita; è per questo che adoro questo autore, lui non si affeziona ai personaggi, non li tutela, ma li fa crescere e vivere a loro modo, e perchè no anche morire a loro modo. Forse è quello il motivo per cui li ho sentiti tanto vicini, perchè sembrano reali.
Martin dimostrava già negli anni '70, agli inizi della sua carriera, la sua maestria nel saper raffigurare con poche pennellate la psicologia di personaggi che agiscono per poche pagine e nel mostrare i caratteri geografici e culturali di universi da lui ideati, una straordinaria padronanza dei ritmi narrativi e la capacità di saper stupire con finali inattesi. Per quanto i racconti brevi non siano nelle mie corde, chiuso il libro non ho potuto fare a meno di provare il desiderio di leggerne ancora.
I personaggi nonostante la brevità dei racconti riescono ad essere sempre ben definiti; le loro scelte, i loro interrogativi, i loro pensieri non sono mai scontati o dettati dal caso.
Ho apprezzato molto questo libro, Martin non mi ha deluso neanche con questo anzi mi ha aperto gli occhi sul fatto che anche la fantascienza se scritta bene può anche essere resa realistica.
...ContinuaBellissimo. Una raccolta di racconti di fantascienza che ho comprato solo per l'autore. Per anni non l'ho mai letto perché non mi ispirava, perché la fantascienza se non é scritta benissimo non mi piace e soprattutto perché a me, in genere, i racconti piacciono poco. Invece sono stati tutti fantastici, scritti benissimo, coerenti e con storie e soprattutto finali sorprendenti. Li consiglio sia ai fan di Martin che ai non fan, sia ai fan della fantascienza che a quelli che la odiano, perché per me meritano. Una vera sorpresa!
...ContinuaRacconti messi insieme un po' a caso per stile e contenuti, credo che qualcuno mi sia piaciuto meno di altri proprio per questo motivo. Gusti personali e antologie variegate non vanno sempre d'accordo ma ho gradito un buon 80% del libro. Libro consigliato comunque a chi sa apprezzare il genere del racconto breve ed è cultore di Martin.
Questi i miei racconti preferiti:
L'eroe (semplice e diretto)
L'uscita per Santa Breta (strano :-)
Al mattino cala la nebbia (melanconico)
Canzone per Lya (dolceamaro)